A cura di don Renzo Roncada (6ª domenica di Pasqua)

L’unico suo desiderio: che amiamo

Il cristiano è uno che sa di essere amato di un amore senza motivo, di un amore divino

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«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti». Non dice: se siete bravi, se capite, se siete obbedienti, se non volete andare all’inferno…, ma «se mi amate»! La motivazione, lo stile della nostra condotta, non può essere che l’amore. Se è qualcos’ altro, i nostri comportamenti, anche se ineccepibili dal punto di vista formale della legge, non sono cristiani. Gesù non ci lascia una dottrina, un manuale di istruzioni e nemmeno un codice. Ci lascia un desiderio, l’unico suo desiderio: che amiamo. Se abbiamo imparato ad amare, abbiamo imparato la cosa fondamentale. Se abbiamo capito l’amore, abbiamo capito tutto ciò che c’è da capire.

«Se mi amate…». Gesù a questo punto è tranquillo, perché facciamo la sola cosa gradita a Dio. La Chiesa di Cristo non è il luogo dell’obbedienza, della disciplina, dell’organizzazione, della cultura, è solo la chiesa dell’amore. Gesù prima di salire al cielo non distribuisce nessun diploma, nessuna laurea, ci consegna solo un «se»: «se mi amate…». Tutti i nostri atti sono autenticati, «se» sono scritti nella lingua dell’amore.

Dunque, il Vangelo non è una lista di rigide disposizioni legislative, ma un messaggio. E tutto visto non in un’ottica di paura, ma in una prospettiva di libertà e di amore. Il problema non è quello di sentirsi a posto, ma di entrare in un dinamismo di amore: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti», e non il contrario. Da qui viene fuori la figura del cristiano. Il cristiano è uno che sa di essere amato di un amore senza motivo, di un amore divino, perché se l’amore fosse motivato sarebbe un amore umano. Dio ama il peccatore non a causa del peccato, ma “nonostante” il peccato. L’amore di Dio non si lascia imporre dei limiti dal comportamento umano: «Egli fa sorgere il sole sui buoni e sui malvagi, manda la sua pioggia sui giusti e sugli ingiusti». Che brutta notizia sarebbe per noi sapere che Dio ci ama perché siamo buoni. Dio non mi ama perché valgo qualcosa, perché ho dei meriti, ma io divento prezioso perché Lui mi ama.

L’amore è una preferenza accordata a una persona e Dio preferisce “ciascuno” di noi! Per lui ciascuno di noi è un assoluto, non una minuscola parte di un tutto. Chi ama compie sempre il primo passo per ristabilire i contatti, per annullare le distanze. È Dio stesso che, dopo tante nostre infedeltà, prende l’iniziativa, ci viene incontro.

Ora questo grande amore aspetta una risposta da parte nostra: «Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri». Ossia la risposta va trasferita sul prossimo. Noi non abbiamo nessun strumento che sia in grado di misurare l’intensità del nostro amore per Dio. La verifica più sicura e più impegnativa è costituita dall’amore verso gli altri. Qui non esiste nessuna incertezza. Questo è il campo dove tutti possiamo controllare se amiamo veramente Dio. Diversamente la nostra vita sarebbe all’insegna della menzogna. «Se uno dicesse: io amo Dio e odiasse il suo fratello, è un mentitore». Questa non è parola mia, ma parola di Dio.