Padre Damiano Puccini è un sacerdote originario della diocesi di Pisa, amico dei bellunesi e dei feltrini e già sostenuto dal nostro Ufficio di Pastorale della Missione. Missionario in Libano, Padre Damiano ha dato vita a un’associazione denominata “Oui pour la vie”, legalmente riconosciuta dallo Stato libanese. Questa ha al centro della propria missione il perdono, la carità e il sostegno verso i bisognosi, indipendentemente dalle loro origini e dal loro credo, a condizione che vivano anch’essi questa forma di condivisione verso il prossimo. Tale filosofia permette di collegare tra loro persone moderate, generando fiducia e amicizia anche nelle diversità. Ha sede nella città di Damour a sud di Beirut. È coordinata e seguita spiritualmente dal sacerdote, ma è laica e dunque può spingersi in tutti i luoghi.
«Mentre i grandi fanno la guerra, i piccoli fanno la pace», così inizia il suo intervento padre Damiano Puccini, durante la Veglia Missionaria svoltasi a Cavarzano giovedì 17 ottobre. Più volte il nostro missionario cita il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei latini, che continua a esprimere la necessità di una conversione personale e comunitaria alla pace come elemento basilare per superare i conflitti in essere. Insiste il cardinale Pizzaballa: «La pace vera, quella costruita su un sincero desiderio di incontro, di accoglienza e di fraternità, richiede necessariamente anche un cammino di conversione». E ancora, riferendosi alla sua zona in Terra Santa: «In questo momento non c’è dialogo tra le due parti, però tutti si ricordano chi è stato vicino al dramma dell’altro, con il cuore». Ecco l’importanza del cercarsi, insiste padre Damiano, citando l’importanza delle visite per andare a trovare la gente e starci con il cuore.
Anche noi occidentali abbiamo una parte di responsabilità, afferma padre Damiano. L’occidente guarda ai nostri drammi e si divide e questo non è giusto. Non si può da lontano prendere i fatti della cronaca e dividersi! A noi occidentali manca la cultura dell’Oriente; manca l’apporto di detta cultura e il sostegno per le istituzioni del Libano. Tutte le discussioni che vengono fatte con toni aggressivi rischiano di favorire l’estremismo. Esso, infatti, si sente sostenuto da chi in Occidente ne riconosce le ragioni. Essere moderati vuol dire invece sostenere ciò che è cultura, ciò che è assistenza sanitaria, ciò che passa per le istituzioni presenti. Noi dobbiamo pubblicizzare quello che la Chiesa propone: comunità non occupazione di territori! Vale la pena di cercarsi.
Parlando del conflitto, racconta padre Damiano: «In Libano si combatte negli ultimi 20 chilometri che riguardano la frontiera sud. Lì c’è una battaglia continua, mentre nel resto del territorio ci sono singoli episodi con prevalenza al centro sud. Cerchiamo di vivere giorno per giorno sperando non avvenga l’escalation della guerra. Perciò nella nostra missione le attività principali continuano, come le attività per gli analfabeti di ogni appartenenza, provenienza e origine (anche palestinesi e siriani) e la cucina di Damour, dove le donne di varie nazionalità hanno occasione per incontrarsi. Inoltre, i bambini della nostra scuola (danneggiata per il passaggio degli aerei), consegnano il cibo nei vari nuclei familiari che scegliamo di aiutare. Continua anche l’emergenza sanitaria, sempre più urgente».
Precisa con decisione padre Damiano: «In Libano non c’è guerra civile! Vogliono far credere all’Occidente che ci sia la guerra, ma non è così! Ci sono però le conseguenze di una guerra, perché – causa svalutazione – uno stipendio di due milioni oggi equivale a 20 euro, una chemioterapia ne costa 800, un’operazione 8.000. Quindi i cristiani debbono mandare i propri figli all’estero come se fossero profughi; ma questi se ne vanno solo perché devono mantenere la loro famiglia in Libano. La conseguenza fortissima di questo attuale conflitto, con i blocchi delle compagnie aeree, è che in patria non si possono avere le rimesse e le visite dei figli che portavano i circa 10.000 dollari necessari per pagare una degenza in ospedale e la scuola dei figli. La guerra è solamente una distruzione, una disperazione per chi la vive».
Tornando alle osservazioni circa il nostro modo occidentale di interpretare i fatti, conclude padre Damiano: «Inutile, anche in Italia, credersi forti dando ragione agli uni o agli altri, perché coloro che vivono in Libano sono ugualmente poveracci. Noi insistiamo nel dire che la pace comincia dal mettere a frutto come priorità i doni gratuiti ricevuti da Dio che sono prima di tutto il linguaggio del dono del respiro per parlare; e quindi non si devono commentare mai, né in tono accusatorio né tantomeno vendicativo, i fatti di cronaca che incombono. Insistiamo, come dice il cardinale Pizzaballa, sul dialogo, l’incontro, l’accoglienza, la fraternità… La chiesa propone comunità non occupazione di territori!».
Edf
- Padre Damiano Puccini con le famiglie che assiste
- Padre Damiano Puccini…
- Padre Damiano Puccini con la sua gente
- Padre Damiano Puccini con alcuni ragazzi
- Padre Damiano con giovani profughe