Un’occasione che è quasi un onore, quella di ascoltare la meditazione dettata da padre Ermes Ronchi ai diaconi di Padova, radunati al Centro Papa Luciani dal 25 al 28 luglio per gli annuali esercizi spirituali.
La sua riflessione è totalmente ispirata all’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, da cui il religioso ha tratto alcune suggestioni veramente significative, ovviamente con il suo linguaggio, che talora tocca il cuore con i tratti della poesia e talora provoca con frasi pungenti, che si imprimono nella memoria e nelle emozioni. Come quando dice che sarebbe stato più significativo «se ci avessero fatto fare il voto di libertà piuttosto che di obbedienza, il voto di vastità oltre quello di castità»; oppure quando dice che oggi è importante «custodire il fuoco e non la cenere».
Dal documento pontificio ricava un orientamento che non vuole la Chiesa ridotta a.. “un’agenzia di rating” sulla vita morale delle persone, una Chiesa che dà i voti sulla vita morale delle persone. Una Chiesa che non ha sentenze per tutto e per tutti: citando Simone Weil, ha ricordato che «mettere la verità prima della persona è l’essenza della bestemmia».
Ci vuole ancora una Chiesa che sa ammettere quanto non va: «Se il macellaio ti dice che oggi la carne non è poi così fresca e ti suggerisce di non comparla, tu non dirai che quella macelleria è da evitare, ma avrai fiducia di quel macellaio». Oggi ci vuola ancora la virtù della pazienza, che era la virtù del contadino: Dio infatti abbraccia l’imperfezione. Non cristiani immacolati, ma incamminati (EG 44): un piccolo passo di un peccatore vale più di una vita perfetta.
La Chiesa inoltre oggi deve dire che è possibile una storia diversa, in un mondo in cui non vince chi ha più soldi o più armi; la Chiesa deve dire la speranza che un altro mondo è possibile.
Ai diaconi di Padova e agli altri presenti, padre Ermes suggerisce un’indicazione quasi paradossale: oggi «dobbiamo convertire l’immagine di Dio». E ricorda il volto di un piccolo bambino, analfabeta di Dio, che era entrato nella chiesa milanese di San Carlo al Corso, accompagnato dalla nonna, subito accorsa verso l’immagine della Madonna per accendere un lumino. Il bambino intanto scorrazzava per la chiesa, finché incappò nel religioso, vestito di tutto punto per il turno in confessionale: «Chi è quello lì?», chiede il bambino indicando il Crocifisso. E il religioso cerca una risposta, sbarra le porte alle formule e cerca di incontrare l’analfabetismo religioso del bambinoo: «È uno che ha fatto felice il mio cuore. Io lo seguo per essere felice».
Tre sono dunque le parole chiave che si ricavano da Evangelii gaudium: 1. il coraggio, perché senza coraggio non si può essere felici; il coraggio è la virtù dell’inizio, dell’avvio dei processi (cfr. EG 49); la vera paura per l’oggi è quella di restare arenati; 2. la creatività, che papa Francesco richiama 14 volte nel suo documento: non abbiamo bisogno di cristiani adeguati; 3. l’originalità: non temere di cantare fuori dal coro e accettare i conflitti conseguenti.
L’esortazione apostolica segna soprattutto la fine del clericalismo, che sempre spacca in due la Chiesa e che sempre è redivivo. Gesù diceva e dice: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ed essere salutati nelle piazze, e avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti Amano passeggiate in lunghe vesti». A volte tra i preti si insinua la maniacalità dei riti, collegata all’analfabetismo del cuore (cfr. EG 139). Ed ecco dunque il ruolo dei diaconi, ministri ordinati che stanno sulla soglia più che in coro.
Sabato 27 è attesa la visita e la meditazione dettata dal vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla. E poi si ritorna a casa.
Da parte della diocesi di Belluno-Feltre una parola di benvenuto ai diaconi e al vescovo Claudio. E una parola di gratitudine a padre Ermes Ronchi: con la speranza di riaverlo tra di noi.