32.ma domenica del tempo ordinario - Anno A

Può capitare di addormentarsi

a cura di un parroco di montagna

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Sembra più un racconto fiabesco che una parabola seria, ma in realtà il discorso è serio, anzi è decisivo! Il gruppo ciarliero e vivace delle amiche degli sposi, le lampade ad olio dei tempi antichi, la notte buia da illuminare, i ritardi quando non c’erano né orologi né fretta… Ebbene, il gruppo delle ragazze è diviso: le previdenti sono sagge e le non previdenti, senza pensieri, leggere: queste non sono sagge e finiscono male.

Molte volte la Bibbia taglia l’umanità in due: saggi e stolti. In un’altra parabola, Matteo distingue tra i saggi e gli stolti: saggi quelli che costruiscono giorno per giorno sulla parola del Vangelo, mettendo in pratica quanto ascoltano, stolti quelli che… costruiscono sulla sabbia: non prendono sul serio i suggerimenti del Signore, rinviano sempre al domani.

Un esame scolastico importante lo si prepara da lontano, cioè da subito. Non si vive tranquillamente aspettando il giorno prima. Così è per ogni buon risultato che si vuol raggiungere e, in particolare, per un buon esito della propria vita.

Quello sposo che arriva in piena notte è lo Sposo messianico, cioè Gesù. E come può essere così duro, proprio nella festa di nozze, e dire alle ritardatarie: «Non vi conosco»? La questione è seria: la venuta del Signore è al tempo stesso festa e giudizio. La sua venuta è improvvisa, ma si può dimenticarsi che si va verso quell’incontro, si può vivere senza pensare e col rischio di dimenticare tante cose importanti.

Si possono sentire bei discorsi (anche del Vangelo!) e approvarli, entusiasmarsi addirittura… ma occorre fare e non solo ascoltare. L’incoerenza tra dire e fare, tra preghiera e vita, finisce per costare molto cara: «Non vi conosco!».

Nella vita cristiana può capitare di addormentarsi dopo momenti di fervore spirituale. Può capitare nella vita matrimoniale di perdere l’amore iniziale e cadere nell’abitudine o nella freddezza. La vita è lunga e nessuno è esente da momenti di stanchezza. Il peso della quotidianità affatica le persone. C’è per tutti il rischio di rassegnarsi a come le cose stanno andando… e allora la lampada si spegne.

Si parla della lampada dei desideri, dei sogni, del fervore. Lo si chiama anche invecchiare prima del tempo. Non è bello incontrare persone rassegnate, che non aspettano più niente dalla vita. Sono persone spente, senza più olio nella lampada!

Come si può rimediare? Il vangelo ripete spesso la raccomandazione: «Vigilate!». Essere svegli spiritualmente vuol dire sentirsi responsabili del proprio tempo, della propria vita e delle cose, senza aspettare che facciano altri.

La parabola insegna a rinnovare la scorta di olio per la propria lampada (oggi si chiama ricarica delle batterie!). Non si fa scorta una volta per sempre, ma continuamente. Come? Prendendosi cura della propria spiritualità, facendo attenzione alla nostra interiorità. Insomma, cercando l’essenziale, perché troppe volte ci si lascia distogliere da cose secondarie.

Si è vigilanti rientrando in sé stessi, perché spesso si vive proiettati fuori di sé. Abbiamo mille impegni. Si corre dalla mattina alla sera. Si corre talmente forte che ci si lascia dietro l’anima.

Il futuro è nelle nostre mani: lo vuole il Creatore. Il proprio destino, lo si può costruire giorno per giorno, con passi piccoli ma continui per migliorare il carattere, i rapporti, la propria cultura… e sempre con disponibilità a lasciarsi lavorare dal Signore.