Carissimi,
siamo nei giorni più difficili, ma si tratta anche di un tempo in cui attendiamo trepidanti un risvolto di sollievo. In questa situazione critica ci troviamo tutti nella condizione di apprendere che cosa sia possibile fare e come impostare il nostro vivere quotidiano.
1. Il pensiero più commosso, più riconoscente e degno di fiducia va alle persone che lavorano con passione e dedizione in ambito sanitario, tutte: da chi dirige il personale a chi disinfetta i luoghi, da chi cura gli ammalati a chi si dedica all’igiene delle persone, da chi si presta come volontario a chi è stato richiamato in servizio. In questi giorni sono loro a darci luce e sapore. Quello che stanno facendo per prevenire, sanare, guarire, è una grande scuola di vita, è una formazione alla responsabilità dell’amore, è un insegnamento di umanità, è una pratica di bene comune che costruisce famiglia e società. Unitamente a loro va il nostro riconoscente apprezzamento a tutti i responsabili delle Istituzioni, della sicurezza e della protezione civile. Nella Bibbia è custodita una conoscenza che non ha pari: «Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo» (1Gv 3,14). Grazie di cuore: lì dove c’è amore la vita non perde ma salva, fiorisce e porta frutto!
2. Un secondo pensiero scaturisce dall’attenzione con cui tutti noi ci guardiamo attorno e cerchiamo notizie su ciò che sta capitando in tutto il mondo. Ognuno, nelle forme di isolamento e sospensione dei rapporti sociali in cui ci troviamo, scopre e percepisce che nella propria persona – così singolare e fragile – passa l’umanità intera. Il frammento di vita e di storia di ognuno porta in sé il tutto dell’umanità. Quello che succede ad alcuni di noi si riflette su tutti gli altri. La dinamica del contagio svela una verità con cui ripensarci e reimpostare il nostro stile di vita. Anche qui la parola biblica già ricordata è una promessa a cui affidarci: «Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo» (1Gv 3,14).
3. Un terzo pensiero racchiude un appello a tutti noi che ci diciamo discepoli di Gesù. In questi giorni ci siamo sentiti una Chiesa più spogliata. A volte, tra noi stessi, ci siamo messi alla prova. Non sempre ci siamo detti parole di fiducia. Spesso la paura ci ha fatto ritardare nell’amore. Riconosciamo che ci dobbiamo aiutare di più secondo questa parola decisiva che ci interpella: «Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore» (1Gv 4,8). Dio non ci divide, non investe sulle nostre paure, non strumentalizza le nostre fragilità. Noi possiamo, invece, raccontare con la nostra fede che “Dio crea come salva e salva come crea”, anche in questi giorni, in cui siamo “sospesi” nella nostra precarietà. Con umiltà desideriamo testimoniare che Dio non può che volerci bene e tanto…
4. Ed ecco il quarto pensiero che intende sostenere il nostro desiderio e bisogno di preghiera. Sentiamo la serietà e soffriamo la prova di questo momento. In questa III domenica di Quaresima ci viene incontro la donna samaritana, che Gesù ha incontrato presso il pozzo di Giacobbe a Sichar, in Samaria. Ci dice: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?».
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- Nella nostra preghiera personale e domestica intendiamo anche noi cercarlo, andare a Lui, ascoltarlo, raccontargli le nostre preoccupazioni, porre a lui le nostre inquiete domande. Proveremo a fare così la nostra preghiera domenica prossima: sul sito diocesano troverete una traccia di preghiera, ma forse anche si sta provvedendo in parrocchia; oppure potete attingere al Sussidio quaresimale preparato dal Centro Missionario.
- Saremo aiutati dai suggerimenti e indicazioni offerti dai nostri parroci, a cui va apprezzamento e gratitudine per il loro esserci in parrocchia e il loro preoccuparsi della comunità e di chi ha più bisogno. Si possono raggiungere per telefono per chiedere loro un consiglio, una “parola buona”, una preghiera. Ma come tutti, anche loro devono attenersi alle disposizioni che conosciamo.
- Domenica anch’io, come nelle domeniche scorse, celebrerò l’Eucaristia nella cappella del Centro Giovanni XXIII: sarà trasmessa in diretta alle ore 10.00 tramite Telebelluno e – in streaming – sul canale facebook dell’Amico del Popolo.
- Propongo qui un gesto da condividere ovunque in diocesi: utilizzare tutti la Preghiera nel tempo della fragilità che l’Ufficio nazionale per la pastorale della salute ha preparato e che da qualche giorno compare anche sul sito della nostra diocesi. È da inserire nel momento della preghiera personale e in quella domestica. La utilizzeranno anche i preti che in forma non pubblica celebreranno l’Eucaristia: propongo di valorizzarla – in forma straordinaria – pronunciandola a seguito della proclamazione del Padre nostro, dopo la richiesta: «…ma liberaci dal male». Il messale, poi, prevede la preghiera: «Liberaci da tutti i mali…». Non intendiamo sovvertire la dinamica liturgica, ma evidenziare l’emergenza che ci ha coinvolti e dichiarare la percezione del male incombente che proviamo e vogliamo confidare al Signore.
5. Poi un appuntamento particolare di preghiera a livello nazionale, voluto dai vescovi italiani, sarà giovedì 19 marzo, alle ore 21.00 con la preghiera del Rosario condiviso da tutte le parrocchie d’Italia, tramite TV2000, unitamente al segno di una luce da accendere all’esterno, in una finestra di casa.
6. In questi giorni, per quanto è possibile, le nostre chiese restano aperte: intendiamo esprimere così il desiderio e l’attesa di potervi ritornare e riscoprire la gioia dell’incontrarsi.
Rivolgo un saluto benedicente a tutti, con l’abbraccio di pace che in questi giorni non possiamo scambiarci, ma resta vivo e fremente nel cuore, specialmente alle persone ammalate e alle persone sole e anziane, con la promessa di ricordarle tutte nella preghiera.
A tutti voi consegno le parole che l’apostolo Paolo ha rivolto ai Romani quasi duemila anni fa. Le ascolteremo nella seconda lettura di domenica prossima, riconoscendole attuali anche per noi: «La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).
Belluno, 13 marzo 2020
+ Renato Marangoni