Due giovani sposi si salutano, in maniera asettica, con la consegna reciproca degli impegni che li allontaneranno per una settimana dalle mura domestiche. Una donna, una moglie, va in crisi perché il suo tempo è parcellizzato e disgregato dalla consegna dei figli a scout, a scuola, a danza, e tra le pulizie dei pavimenti e dei vetri. Una donna incinta comunica la notizia alla sua migliore amica.
Sul palco del Teatro comunale di Belluno va in scena la quotidianità, ma quanto è realistica! Perciò quelle scene attirano e si fanno riconoscere e ammirare, oltre che applaudire. Come in uno specchio, le famiglie presenti – erano in molte, hanno riempito la platea e il primo dei loggioni – vedono se stesse, come se una telecamera a 4D proiettasse di fronte agli spettatori quanto si vive tra le mura domestiche, dai litigi dei bambini alle difficoltà di distribuire le incombenze della vita quotidiana tra marito e moglie, alle tentazioni, alle dinamiche, quando non alle tempeste, adolescenziali. Più di una famiglia presente ha commentato: «sembrano immagini girate a casa nostra». Non di immagini si tratta: attori in carne e ossa sono sul palcoscenico, corroborati da un coro e da un ensemble strumentale di tutto rispetto. 80 sono state le persone coinvolte, da Ginevra di 8 anni a Salvatore di 78, per «Family live – il secondo annuncio», andato in scena sabato 16 novembre sera nell’ambito della Rassegna sull’educazione «Voglio diventare grande», organizzata dal Comune di Belluno.
Il tutto per lanciare un messaggio: è bello fare famiglia, ma la famiglia non ce la fa può fare da sola. Infatti «Family live – il secondo annuncio» è stato messo in scena dal gruppo famiglie di Cavarzano, fondato nel 2015 da don Francesco Soccol: si è creato, oltre che un coro, un bellissimo gruppo di famiglie che stanno bene insieme e si aiutano tra di loro. E i canti tra un atto e l’altro – numerosi e tutti di adorazione, di preghiera o di lode, in cui la musica è stata trasformata in movimento da vivaci e non scontate coreografie – suggeriscono come in ogni famiglia ci sia qualcosa di spirituale, indeducibile dalla relazione pura e semplice tra gli sposi, i loro figli, i nonni e i parenti. Salvatore, nonno sul palco come sulla realtà, pronuncia quanto racchiude il senso della serata: «La nostra croce non va tenuta per noi, ma portata nel mondo».
Agli attori del musical, scritto e ideato da Monica Bez, anche il ringraziamento del vescovo Renato Marangoni, presente in sala: «abbiamo bisogno della vostra forza travolgente». La serata è stata preceduta dalla dolcissima nella melodia, ma amara nel retrogusto, ninnananna per i bambini del Vajont composta ed eseguita da Giorgia Canton e Filippo Viel.
don Giuseppe Bratti