La settimana per l’unità dei cristiani si apre con il canto dell’inno Akathistos

«Tornare ancora», la parola più bella

Il pastore Mazzoccoli: «La Parola ci restituisce il Gesù risorto, presente tra noi»

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«La vera differenza è essere uguali». Padre Adrian Ene, parroco della comunità ortodossa rumena di san Teodoro Stratilate in Feltre, si affida all’ossimoro per concludere la celebrazione dell’inno Akathistos che in diocesi ha inaugurato la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2025. L’Akathistos è una serie di invocazioni alla Vergine Maria che fanno pensare alle litanie lauretane nella tradizione cattolica; la critica scientifica propende ad attribuirne la composizione a uno dei padri del Concilio di Calcedonia. Il nome significa «Che mai si siede», perché va recitato in piedi.

L’appuntamento era nella chiesa di sant’Orsola, presso l’istituto Carenzoni a Feltre, nel pomeriggio di sabato 18 gennaio ed è stato onorato da poco più di una trentina di persone, sia ortodossi che cattolici, tra cui il vescovo Renato Marangoni, che ha tenuto la predicazione sul Vangelo di Giovanni 11,17-27, il brano evangelico che include il tema 2025 della Settimana di preghiera: «Credi tu questo?».

Padre Adrian ha guidato il rito, parte cantato, parte recitato, dall’assemblea. Ha fatto poi appello affinché sia trovata una nuova chiesa per la comunità, dal momento che è insufficiente quella dove ora si incontra. Nel suo intervento anche qualche cenno autobiografico, apprezzato dai presenti.

Il tema della fede per la Settimana di preghiera di quest’anno è omaggio ai 1700 anni dal Concilio di Nicea, i cui 318 padri conciliari composero e affidarono ai cristiani di tutti i tempi il Credo niceno (poi divenuto Niceno-Costantinopolitano).

«Il Vangelo proclamato, scelto a tema di questa settimana di preghiera, ci riporta la domanda decisiva di Gesù – «Credi tu questo?» – posta nel punto in cui la vita umana è esposta sull’oscurità della morte». «La circostanza ci è stata narrata: Marta e Maria piangono la malattia e la morte del fratello Lazzaro. Che fare di fronte al precipizio della morte?». «In questa soglia tra vita e morte, può qualcosa solo l’amore… Ed è l’amore il terreno dove il seme della fede può morire per germogliare e poi crescere e portare frutto».

Il Vescovo ha ricevuto da parte della comunità ospitante un mazzo di fiori con l’invito a «tornare ancora»: «questa è stata la più bella parola di fede», ha commentato.

La sera stessa, un’altra piccola folla si è radunata a Bribano per celebrare una liturgia ecumenica aperta ai credenti della Convergenza foraniale di Sedico-Santa Giustina. La predicazione è stata affidata al pastore Mario Mazzoccoli, della comunità evangelica «Nuova Pentecoste» di Sedico. «La Parola di Dio – ha detto Mazzoccoli – non ci restituisce solo un’idea, un ricordo, e nemmeno solo un’immagine tridimensionale di Gesù: ci restituisce il Gesù risorto, vivente, presente tra noi».

Sono ora attese le liturgie ecumeniche – celebrate secondo uno schema preparato, per i cristiani di tutto il mondo, dai monaci e dalle monache di Bose e adattato alla situazione bellunese dall’Ufficio diocesano per la liturgia – per le altre convergenze foraniali e la celebrazione ecumenica diocesana il 22 gennaio a Belluno, nella chiesa di San Rocco, con predicazione di Manuela Murazzano e del marito Mauro Olivotto, pastori della comunità evangelica di Longarone.

Giuseppe Bratti