«Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà ancora fede sulla terra?» (Lc 18,8) La domanda, per certi versi inquietante, è stata il tema del ritiro spirituale di Avvento proposto al presbiterio diocesano e ai diaconi permanenti la mattina di giovedì 13 dicembre, che nella sala parrocchiale di Santa Giustina (i lavori di sistemazione alla strada di accesso, danneggiata dal maltempo, del Centro Papa Luciani, hanno reso inaccessibile Col Cumano) è stata dettata da don Giuseppe Laiti, sacerdote diocesano di Verona e patrologo, molto attento al contesto del secondo annuncio e della nuova evangelizzazione.
La domanda di Gesù sulla fede e sul suo futuro è posta in un contesto, quello della parabola della vedova insistente, che sottolinea la necessità della preghiera; subito dopo la parabola del fariseo e del pubblicano mette in guardia però da un modello falso di preghiera. Per don Laiti, «la vedova è immagine della comunità cristiana, poco considerata dai potenti di questo mondo e assieme voce di tutti coloro che chiedono giustizia; la preghiera del pubblicano, semplicissima, ottiene quella giustizia nei confronti di Dio da cui la preghiera del fariseo lo separa». Se l’una e l’altra parabola possono essere interpretate come immagini della comunità, ha proseguito, in maniera speculare possono rappresentare anche due tentazioni, ovvero la tentazione di non dare voce alle domande dell’uomo, come invece fa la vedova, e il «rifugio in una presunta superiorità, quasi la fede fosse l’isola dei giusti dentro il mare degli ingiusti». Da qui il passaggio a leggere questo brano con la falsariga dell’annuncio: «il Vangelo chiede alla domanda di giustizia, alle domande della vita di venire a parola», in un contesto in cui «la fede non è più né custodita, né aggredita com’era qualche decennio fa dai maestri del sospetto» e dai loro seguaci; «ma è fragile e talvolta scomparsa».
Una seconda meditazione è stata proposta nella Scoletta adiacente alla chiesa parrocchiale, durante l’adorazione eucaristica.
don Giuseppe Bratti
Testo della meditazione proposta al presbiterio