L'omelia del Vescovo nella solennità del patrono

Tutti sul cavallo di Martino

Un ricordo della nostra terra ferita

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«Ho visto tutti salire sul cavallo di san Martino nell’atto di spezzare con la spada del loro coraggio e della disponibilità il proprio mantello». È forse il passo saliente dell’omelia che il vescovo Renato ha tenuto domenica 11 in Cattedrale, nella solennità del santo patrono. Ha ricordato la visita fatta nelle valli ferite nei giorni scorsi dalla prova «del fuoco, dell’acqua, del vento». L’esperienza più significativa durante queste visite è stata la resilienza della nostra gente: «operatori di ogni genere dai Vigili del fuoco alla protezione civile, persone di ogni età nelle vesti del volontariato venute anche da lontano, responsabili delle istituzioni pubbliche e amministratori locali».

Il mantello condiviso è il simbolo della vita che riprende, di una terra «che ritorna ad essere casa ospitale, di un popolo che porta con sé una ferita che si sta rimarginando e che ha sperimentato un’invincibile forza, quella del mantello spezzato perché donato e condiviso». Molto significativo il richiamo ai «vicini di casa che forse da tempo non si parlavano», ma che non si sono negati l’aiuto. San Martino è ricordato sempre per il gesto del mantello. Qui da noi è stato quel gesto è stato coniugato nel «riconsegnare dignità di vita a tutti», nel «riaccendere il sogno di una vicendevole e solidale appartenenza, per avviare progetti condivisi, per lasciarsi appassionare da iniziative solidali».

Anche la Chiesa di Belluno-Feltre, che è parte di questo territorio ferito – ha continuato il Vescovo, rievocando gli Orientamenti pastorali consegnati da poco ai nuovi Consigli pastorali parrocchiali, «sente il bisogno di “alzare lo sguardo” e di condividere questo gesto di risurrezione con tutta la comunità civile di questo stesso territorio, con le sue istituzioni e le sue realtà associate». Anche la Chiesa sarà presente: «Noi ci siamo, pur nella nostra fragilità e titubanza». Rimanendo realtà ecclesiale, «rispettosa, ma provocante», come ha precisato il Vescovo. La Chiesa cioè non rinuncia ad «annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo».

Ma il brano del Vangelo assegnato alla festa di san Martino è quello solenne del giudizio universale, quello in cui Cristo proclama: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». Parole che il Signore consegna ai cristiani, ma non in esclusiva. Donde la necessità di un «salvarsi a vicenda», che si è concretamente sperimentato nei giorni scorsi: «Siamo stati salvati e ci siamo salvati!». Perché – ha evidenziato il Vescovo riportando le testimonianze ascoltate – «con tutto quello che si è scatenato, avrebbero potuto essere tante di più le vittime». Non è mancato un ricordo alle persone decedute per gli effetti dell’acqua e del vento.

Resta l’icona del santo patrono: «Martino ci incoraggia a non sfuggire dalla situazione, ci invita a soffermarci per porre un gesto di vicendevole salvezza, lì dove si vive, dove si passa accanto, sulla ferita». [DF]

 

Leggi l’omelia del vescovo per la festa di san Martino

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