Adeguamento liturgico

Un nuovo calice per la Cattedrale

Copia di quello del diacono Orso del VI secolo, segno per un cammino di unità

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In questi giorni la Cattedrale è un vero e proprio cantiere. Guardando la maestosità dell’apparato scultoreo e artistico che nei secoli ha arricchito la struttura architettonica dell’edificio, sorgono spontanei alcuni interrogativi che permettono di fondare le esigenze di ogni epoca in una realtà concreta.

Penso agli artisti e agli artigiani che nei secoli hanno lavorato per la realizzazione dell’edificio e di ogni oggetto utile per il culto, agli operai di oggi e agli scalpellini di ieri che hanno innalzato la grande volta a botte posando, sopra ai pilastri, i grandi archi in pietra rossa a tutto sesto. La storia di ieri, per essere mantenuta viva e consegnata al futuro, è adeguata alle esigenze di oggi.

In questa complessa storia architettonica prende forma lo spazio nel quale avvengono le principali azioni liturgiche della comunità diocesana. L’adeguamento liturgico in atto – che prevede la realizzazione dei nuovi poli altare, ambone e cattedra episcopale – ha la celebrazione dell’eucaristia come centro focale. Essa è fonte di unità del popolo di Dio con il suo Pastore. Questa unità si attua nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo «alla medesima eucaristia, alla medesima preghiera, al medesimo altare cui presiede il vescovo circondato dai suoi sacerdoti e ministri» (Sacrosantum Concilium 41). In occasione della dedicazione del nuovo altare è stata realizzata una copia del Calice del Diacono Orso, ad uso delle celebrazioni diocesane.

L’antico oggetto, attribuibile al VI secolo a motivo delle lettere capitali dell’incisione, identiche a quelle dei mosaici ravennati, è considerato – fin dal suo ritrovamento nel 1836 in una grotta vicino a Castello Tesino (Trento) e in seguito donato alla parrocchia di Lamon – il più antico calix ministerialis dell’Occidente.

Dal 2007 è conservato presso il Museo Diocesano di Feltre. È in argento tornito, battuto e inciso a niello; le dimensioni sono 19,5 cm di altezza per un diametro della coppa di 13,5 cm, pesa 315 grammi e ha incisa l’iscrizione latina, che si può tradurre così: «Il diacono Orso ha offerto alla chiesa dedicata ai santi Pietro e Paolo quanto ha ricevuto come dono di Dio». Il testo viene diversamente interpretato o come parte della preghiera eucaristica o come testimonianza del donatore.

La grande capienza della coppa, che poggia su un basamento conico con un raccordo a oliva, richiama la pratica della comunione al calice anche da parte dei fedeli laici presenti al rito.

La copia del calice, fedele all’originale, reca nel bordo esterno una incisione con il mandato affidato da Gesù agli apostoli: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19). Il verbo all’imperativo «fate» indica anche il desiderio profondo del Signore che quanto Lui ha compiuto nell’ultima cena si realizzi in tutte le comunità, non solo a livello liturgico ma anche esistenziale. La capienza della coppa, oltre ad invitare i ministri a comunicare sotto le due specie l’intera assemblea, ha un significato teologico importante che rappresenta l’orizzonte in cui la liturgia si svolge e la realtà vitale che attrae verso di sé l’assemblea che celebra. Ireneo di Lione (morto verso il 200) definisce l’Eucaristia «coppa della sintesi», in quanto in essa si celebra il mistero di tutta la nostra salvezza.

Gli stessi concetti di sintesi di salvezza e di cammino condiviso, trasmessi dal Calice del diacono Orso, sono stati accolti nel nuovo logo che la Diocesi ha dal 2020.

L’orafo che lo ha riprodotto, Idelmino Sartori, sottolinea che le imperfezioni sull’esecuzione sono da considerare come valore aggiunto della manifattura. La realizzazione, anche se con tecniche attuali, è totalmente manuale ad opera di maestri argentieri. L’iscrizione è eseguita manualmente con la tecnica a “sbalzo” in bassorilievo. Il materiale utilizzato è argento 800 e volutamente, in fase di finitura, non vi è stata posta alcuna vernice di protezione per consentire la naturale ossidazione dei materiali.

Coordinata al calice è stata realizzata anche una capiente patena per la consacrazione delle ostie. La patena e l’interno della coppa sono placcate in oro a spessore. Il nuovo calice è stato offerto alla Cattedrale da don Sandro Capraro e verrà utilizzato per la prima volta il 29 marzo durante la liturgia di dedicazione del nuovo altare.

don Luca Sartori