Storia del Giubileo - 25

Un paradosso della storia

Proprio nei 32 anni di Pio IX, nel più lungo pontificato, non si celebrò alcun Giubileo

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L’Ottocento non fu un secolo fortunato per la celebrazione dell’Anno Santo. Abbiamo visto che l’anno 1800, che chiudeva il Secolo dei Lumi, trascorse senza la celebrazione del giubileo a causa dell’ondata di disordini politici che dalla Francia rivoluzionaria giunsero nella nostra penisola.

Nel 1825, essendo papa Leone XII, l’anno santo si svolse regolarmente e fu accompagnato da due eventi degni di nota. Il 25 gennaio, festa della conversione di san Paolo, il Papa promulgò un’enciclica con la quale rivolgeva ai fedeli la richiesta di concorrere con generosità alla ricostruzione della basilica di San Paolo fuori le mura, una delle importanti mete per ottenere l’indulgenza giubilare, semidistrutta da un grave incendio scoppiato il 16 luglio di due anni prima. Infine il giorno di Natale, quando ormai l’anno santo stava volgendo al termine, il Papa estese a tutti i fedeli la possibilità, a specifiche condizioni e entro determinati tempi, di ottenere l’indulgenza plenaria del giubileo, come se si fossero recati pellegrini a Roma.

Alle due seguenti scadenze tradizionali, 1850 e 1875, l’anno santo non si svolse. Papa era Pio IX, che ebbe il pontificato più lungo della storia: ben 32 anni. Egli si trovò nella condizione di poter celebrare per due volte il giubileo durante il suo pontificato, ma in nessuna delle due scadenze ebbe questa possibilità. La cosa ha del paradossale! Pio IX per tutto il suo pontificato fu guidato innanzitutto dalla sollecitudine di annunciare e ricordare l’ordine soprannaturale, in una cultura che sempre più perdeva il riferimento al trascendente, mentre situazioni politiche avverse gli impedirono di celebrare l’anno santo, evento speciale di grazia.

Il 1° giorno di giugno del 1846 moriva il Papa bellunese Gregorio XVI, che se fu benemerito sul piano culturale e in alcuni settori dell’amministrazione, fu fermamente e dichiaratamente ostile agli ideali di libertà che segnavano le aspirazioni politiche e la cultura dell’Ottocento. L’avvento di Pio IX sembrò inaugurare l’epoca di una serena intesa tra Chiesa cattolica e modernità. Provvedimenti effettivamente innovativi suscitarono facili entusiasmi, rosee prospettive e si creò così l’equivoco (forse bellamente fomentato da alcuni) del “Papa liberale”. Pio IX aprì il suo pontificato con delle inattese innovazioni nell’amministrazione dello Stato Pontificio: l’amnistia per i colpevoli di reati politici, la concessione di una moderata libertà di stampa, la creazione di un Consiglio dei ministri. Ma questi provvedimenti non erano tappe di un piano organico ed inoltre Pio IX non si sognava nemmeno di ammettere i laici ai più alti ranghi dell’amministrazione. Queste riforme discontinue presentavano per il Papa, di volta in volta, il massimo delle concessioni che poteva elargire, mentre per l’opinione pubblica erano interpretate come la modesta anticipazione di una liberalizzazione ben maggiore. Accadde quel che il grande politologo Alexis de Tocqueville ha ben illustrato: quando un popolo è vissuto in un regime dispotico, l’assaggio di alcune libertà gli fa pretendere di avere la libertà tutta intera.

L’equivoco durò lo spazio di un mattino: dal giugno 1846 all’aprile 1848. Nella primavera del ’48, oltre alla natura esplose la voglia di libertà delle nazioni: scoppiarono in tutta Europa le più gravi rivolte di popolo contro l’ordine soffocante della Restaurazione, da Parigi a Vienna a Berlino. In Italia si ebbe la Prima Guerra d’Indipendenza. Tanti liberali guardarono al Papa, anche grazie agli scritti entusiasti di Gioberti, come sostenitore della causa dell’unità. Pio IX in cuor suo desiderava veder umiliato lo strapotere dell’Austria in Italia, ma, conscio del suo ruolo di padre universale dei cristiani, nella famosa allocuzione del 29 aprile dichiarò di non poter far guerra ad una nazione cristiana.

Ampi settori dell’opinione pubblica considerarono Pio IX come un traditore, mentre i più riflessivi si convincevano che il ruolo di sovrano del Pontefice era inconciliabile con la sua missione religiosa. A Roma la situazione sfuggì dal controllo del Papa. Affidò il governo a Pellegrino Rossi, che venne ammazzato dai radicali; il Papa fuggì allora precipitosamente da Roma a Gaeta nella notte tra il 24 e 25 novembre. Nel febbraio del 1849 a Roma fu dichiarata la fine del potere temporale e instaurata la Repubblica (la seconda Repubblica Romana). Dopo pochi mesi la Repubblica fu sgominata dal presidente francese Luigi Napoleone (tipico incendiario trasformatosi in pompiere) e Pio IX fece rientro a Roma molto più tardi, il 12 aprile 1850. L’anno santo non venne celebrato e Pio IX si limitò promulgare una indulgenza plenaria “in forma di giubileo” per i nove giorni precedenti la festa di san Pietro.

don Claudio Centa
(continua – 25)

Nell’immagine: ritratto di Pio IX, Stampa, Ambito marchigiano, 1846.