Carta d’intenti

Assemblea sinodale, 18 e 25 settembre 2021

 

1. Siamo davvero grati al Signore che «ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso» (cfr. Gs 24,17). L’“oggi” che vive la nostra Chiesa di Belluno-Feltre è memoria viva e grata di tutti coloro che ci hanno preceduto. Viviamo un tempo che ci sollecita ad attingere con abbondanza alla gioia e alla speranza del Vangelo. La nostra Chiesa guarda al futuro ed è in movimento: siamo in cammino assieme, con i nostri slanci e le nostre titubanze. Le nostre comunità parrocchiali si sono lasciate coinvolgere, nel corso di questi anni, in un cammino di condivisione. Quanto viene qui “restituito” è il racconto dei Consigli pastorali parrocchiali e/o Consigli pastorali parrocchiali unitari (CPP/CPPU), che hanno così dato “buone notizie” provenienti dai vissuti ecclesiali delle parrocchie e delle nostre realtà pastorali.

2. La presente “carta di intenti” intende essere a servizio delle comunità parrocchiali della nostra Chiesa di Belluno-Feltre. L’intento prioritario, però, resta il Vangelo. Tutto va declinato a partire da questa “grazia” e tutto deve condurre a esso in modo che sia la “via” delle nostre comunità ecclesiali. Accanto all’intento prioritario è necessario svelare anche l’attore principale del nostro “camminare insieme”: lo Spirito promesso e donato da Gesù. Negli Atti degli Apostoli è sorprendente l’espressione: «Lo Spirito Santo e noi» (15,28). La Chiesa radunata a Gerusalemme attorno agli Apostoli e agli anziani aveva questa consapevolezza, che ha cercato di tradurre in stile evangelico, in scelte pastorali, in vissuti ecclesiali (cfr. At 15). Ne seguiamo le orme nei contesti odierni e abitando questo nostro territorio di montagna.

    • Il Vangelo deve essere, comunque, nelle iniziative pastorali il riferimento principale. È il nostro atto di fede a Cristo tradotto in ascolto, in testimonianza e in servizio.
    • Lo Spirito Santo darà vitalità, libertà e coraggio alle nostre comunità. Sarà Lui a ispirare, sostenere, portare a compimento la nostra fedeltà e la nostra creatività.
    • Il fine di tutto questo è rappresentato dalla consegna di Gesù: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15). Il Concilio Vaticano II esplicita: «La Chiesa è in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (LG 1). Papa Francesco ci incoraggia a diventare «Chiesa in uscita» e, dunque, «Fratelli tutti». In questo orizzonte, sul nostro territorio montano, si colloca, abita e si mette a servizio la nostra Chiesa di Belluno-Feltre.

3. Viviamo già un “processo” caratterizzato dalla collaborazione tra le comunità parrocchiali nel contesto delle convergenze foraniali. A tutti i livelli – «dal basso all’alto e dall’alto al basso» – nella nostra Chiesa di Belluno-Feltre siamo disposti ad aiutarci vicendevolmente in questa dinamica.

Le nostre 158 comunità parrocchiali sentono, con consapevolezza nuova, che è necessario incrociare lo sguardo, condividere le aspettative, raccogliere e unire le risorse per camminare insieme. È una prospettiva da incoraggiare, aiutare e sviluppare. Ci stiamo aiutando a sviluppare uno stile di vita generativo per le comunità parrocchiali.

Le sei convergenze foraniali, che uniscono territori diversi, permettono alle comunità che ne fanno parte di sostenersi e di coordinarsi. In questo tempo è emerso un intenso desiderio e bisogno di conoscersi e di custodire, curare, sviluppare questi rapporti che Gesù nel Vangelo ha caratterizzato come un “farsi prossimo”. È decisivo scoprire ulteriormente le particolarità originali di ciascuna comunità. Ne nasce l’impegno ad accogliere l’altro, riconoscerlo, onorarlo. Ogni comunità così può sviluppare a sua volta il desiderio di essere conosciuta, accolta, apprezzata.

Sono proprio le nostre comunità a fornirci l’indicazione di che cosa significhi essere in collaborazione, a seguito del discernimento attivato in questo tempo. Fin dall’evento del Sinodo diocesano – concluso nel 2006 – sempre più le comunità parrocchiali hanno sviluppato delle relazioni che hanno contribuito ad avvicinarsi tra di esse. La più evidente è avvenuta quando, per necessità, alcune di esse hanno condiviso lo stesso parroco: si è aperta così una dinamica di collaborazione, che si è andata estendendo ad alcune iniziative pastorali, a esperienze di formazione, a celebrazioni liturgiche, a eventi comuni. In diverse situazioni di vita pastorale, affaticata per il venir meno di risorse umane, ancor più si è cercato di trovare forme di collaborazione. Resta aperta come un appello evangelico la domanda: si “faranno prossime” le nostre comunità le une alle altre?

4. Dal racconto dei CPP/CPPU emergono due immagini con cui si rappresenta questa dinamica di collaborazione tra parrocchie:

    • le comunità parrocchiali “camminano insieme”;
    • le comunità parrocchiali sono “comunità sorelle”.

Sta, dunque, cambiando la visione e l’idea di parrocchia che avevamo ricevuto. Si intravede la possibilità, ma anche già si sperimenta tra comunità un interscambio e un’interazione che il territorio stesso sollecita.

L’immagine più bella che ci viene rimandata, come frutto di un cammino insieme, è quel chiamarsi e quel riconoscersi comunità sorelle”: ciascuna con la propria identità e caratteristiche, ma in una comune origine e appartenenza.

Pur tra difficoltà e reticenze, che a volte rischiano di annidarsi anche nella vita di fede delle parrocchie, abbiamo iniziato a cogliere l’istanza profetica che desideriamo portare rappresentata dalle parole programmatiche per tutta la Chiesa, pronunciate da papa Francesco: «Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» (50° anniversario istituzione Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015). Stiamo compiendo i passi necessari per diventare sempre più “Chiesa sinodale”. Si tratta di convinzioni che stanno alla base del nostro impegno pastorale, a cui continuamente ritornare e attingere.

5. C’è realistica consapevolezza che occorre suscitare e sviluppare alcuni atteggiamenti, senza i quali non sarà possibile compiere alcuna conversione nel vissuto delle comunità e nei vicendevoli rapporti fraterni a cui dedicarsi di cuore e con cura. Dall’esperienza, a volte sofferta, di questi ultimi anni si sente fortemente la necessità che non venga mai meno l’ascolto, da praticare come metodo di base del nostro essere “Chiesa sinodale”; è il modo più semplice e profondo per incontrare l’altrui persona e le altre comunità, e approfondirne la conoscenza, che è la condizione per far crescere la fiducia vicendevole e, così, attivare relazioni Si delinea così una sorta di percorso: l’ascolto è alla base della sinodalità perché è disponibilità all’altro e agli altri, un “sentire empaticamente” l’altro e fargli spazio, un “ascolto attivo” che permette la vicendevole conoscenza, affinché possa crescere la fiducia reciproca, per entrare davvero in relazione. A riguardo si può dire che si tratta innanzitutto di uno “stile di vita” delle comunità e delle persone coinvolte. “Camminare insieme” e vivere pastoralmente come “comunità sorelle” richiede questa conversione continua, questo Esodo, questa Pasqua.

In questo modo entriamo nel vivo dell’Assemblea sinodale, grazie a questo continuo scambio «dall’alto al basso e dal basso all’alto», del quale siamo tutti attori e responsabili. Nelle nostre comunità, in questo tempo di fatiche e di attese, ci educheremo vicendevolmente a tali atteggiamenti.

6. Il discernimento aperto con il contributo dei CPP/CPPU evidenzia alcuni aspetti ritenuti decisivi per dare corpo alla collaborazione tra le comunità parrocchiali. In vista dell’Assemblea sinodale sono emerse alcune priorità che hanno bisogno di essere considerate da tutti e di essere recepite, perché possano essere tradotte nella concretezza del “camminare insieme” tra comunità parrocchiali:

    • Ogni forma e modalità di collaborazione nella vita pastorale tra le comunità va attivata fin dal suo inizio, a partire dalla fase di progettazione della stessa collaborazione. Ciò impegna a sapersi ascoltare e confrontare quando si comincia a ideare un’iniziativa. Senza questa partenza insieme la collaborazione rischia di ridursi a senso unico e di non permettere il vicendevole e paritario coinvolgimento tra le comunità parrocchiali. Risulta essere collaborativa solo quell’iniziativa o quell’attività o quell’evento o quella celebrazione che fin dalla sua partenza progettuale coinvolge pienamente tutte le comunità. Si tratta, poi, di reale collaborazione se attiva il bisogno di conoscersi, sia a livello di persone, ma anche di vissuti comunitari.
    • Uno dei segni più evidenti, ma anche più facilitanti di uno stile collaborativo tra comunità parrocchiali è la costituzione e l’azione del Consiglio pastorale parrocchiale unitario (CPPU). Ciò evidenzia che gli orientamenti di fondo nella vita delle comunità in collaborazione sono condivisi, anche se poi concretizzati tenendo conto delle particolarità che caratterizzano ciascuna comunità. Lì dove vi siano ancora i CPP è importante che si attivi un’azione unitaria, dunque una primaria collaborazione tra i vari CPP.
    • Un altro segno di maturazione dello stile e del metodo collaborativo riguarda i servizi, i ministeri, i mandati che vengono affidati e svolti nelle comunità, aperti anche a chi non frequenta costantemente le celebrazioni liturgiche: si tratta di prediligere la modalità di formazione e di lavoro “in équipe”, cioè “di gruppo”. Solo incarichi molto particolari e tecnici siano affidati a persone individue. Tutto ciò che rientra nella formazione, nell’accompagnamento, nell’animazione di carattere pastorale sia affidato a équipe, formate da un numero adeguato di persone. Si eviti di affidare un servizio/ministero in forma individualizzata e staccata dal contesto di verifica comunitaria. Svolgere un servizio/ministero ecclesiale comporta la fedeltà e la metodicità dell’incontrarsi periodicamente per formazione, progettazione-programmazione, sostegno nell’esercizio e, infine, verifica. Spetta al parroco e al Consiglio pastorale affidare un mandato ministeriale, così anche condurlo a conclusione, evitando ogni forma di personalizzazione del servizio e ministero svolto.
    • Un ulteriore segno dell’impegno di collaborazione tra le comunità parrocchiali riguarda il ministero ordinato e interessa i parroci, i vicari parrocchiali, gli altri presbiteri collaboratori, i diaconi. L’esercizio del ministero presbiterale e diaconale necessita di assumere maggiormente una tipologia “sinodale”, specificatamente nelle parrocchie in collaborazione. È da programmare all’inizio di ogni anno pastorale l’incontro quindicinale per presbiteri e diaconi di parrocchie in collaborazione, possibilmente in un giorno fisso. Questo incontro non assume un carattere primariamente “pastorale”: quest’attenzione troverà il suo contesto più adeguato all’interno dei CPP/CPPU e con le équipe che svolgono servizi-ministeri. L’incontro tra presbiteri e diaconi si connota e si arricchisce di attenzione fraterna, di condivisione della preghiera (comprendente l’ascolto della Parola di Dio), di accompagnamento spirituale, di iniziative di formazione permanente al ministero e, poi, di vicendevole aiuto nello svolgere il ministero, in accordo con quanto maturato pastoralmente nel CPPU.

7. Da quanto emerge dai CPP/CPPU e dalle sintesi delle Convergenze foraniali si può identificare un duplice fronte di “priorità pastorali” che le nostre comunità parrocchiali percepiscono come necessità.

    • Soprattutto sono state evidenziate le persone in qualità di soggetti attivi e non semplicemente come destinatari della vita e azione pastorali: particolarmente gli adolescenti e i giovani e, parallelamente, le famiglie (con i loro reali bisogni, situazioni di vita da sostenere, condividere e accompagnare nella Chiesa di oggi). A riguardo può iniziare una stagione di attenzione e cura in tutta la diocesi. La modalità della collaborazione tra parrocchie risulta particolarmente adeguata per tale attenzione e cura pastorale. Ciò impegna tutte le persone e le realtà che operano in pastorale.
    • Il punto più delicato riguarda dove e come concentrare la vita pastorale. Traspare dalle segnalazioni dei CPP/CPPU una certa difficoltà che sta vivendo l’accompagnamento catechistico in diocesi. Tutte le parrocchie sono coinvolte: da sempre quest’attenzione ai bambini e ai ragazzi è stata preminente. La condizione di pandemia ha contribuito a manifestare una certa vulnerabilità e fragilità dell’intero sistema catechistico. Sembra, dunque, che tutte le comunità parrocchiali sentano l’esigenza di ripensare e cercare modalità che possano dare nuovo impulso e nuova caratterizzazione al tanto bene pastorale sviluppato a riguardo nel passato. Il primario compito di generare alla fede cristiana di ogni comunità parrocchiale ha bisogno di essere considerato, approfondito, ripensato. Dunque attorno all’Iniziazione cristiana sembra si possa convergere da parte di tutte le comunità parrocchiali e da parte delle varie forme di servizio e ministero, attivando da subito la collaborazione tra le comunità parrocchiali. Ciò implica sia la Liturgia, sia la Carità e coinvolge i vari ambiti di pastorale. Nei prossimi mesi, anche gli Uffici diocesani di pastorale investiranno su questa priorità, muovendosi con lo stesso stile. Attorno a questo nesso, che unisce soggetti, ambiti, azioni, attenzioni, si concentrerà l’azione pastorale delle comunità parrocchiali che collaborano.

8. Camminare insieme comporta una concreta e sana metodologia pastorale che abbia come fine l’attenzione alle persone nelle loro situazioni di vita: occorre la cura dell’essenzialità, prevedendo di limitare e di “potare” evangelicamente tante cose e iniziative e attività che non siano essenziali alla evangelizzazione (annuncio, liturgia, carità).

    • Non si può più fare tutto. A riguardo non si può ritornare all’attivismo del passato e ispirarsi a esso nella scelta di priorità e di essenzialità che la situazione odierna di Chiesa chiede. Occorre nella pastorale quest’attenzione di “sobrietà”, una sorta di “sensibilità ecologica”. Tutti gli organismi ed équipe e gruppi che hanno un mandato di cura e di animazione pastorali dovrebbero seriamente interrogarsi a riguardo per un sano ridimensionamento di quanto si va facendo nelle comunità parrocchiali. La collaborazione tra parrocchie deve ispirarsi a questi criteri di essenzialità.
    • Un aspetto della vita va considerato anche in pastorale: vi è una componente di “inedito”, a cui è bene essere aperti, coglierne l’appello, rendersi disponibili e corrispondervi pastoralmente. Non tutto è programmabile. Le persone stesse rappresentano un inedito che va accolto.

Apriamoci, soprattutto, all’inedito in cui opera lo Spirito Santo! Quello che stiamo vivendo può essere per noi una bella opportunità da cogliere.

9. Nell’anno pastorale 2018-2019 abbiamo cercato di elaborare una bozza di disegno delle collaborazioni tra parrocchie vicine all’interno delle convergenze foraniali. Abbiamo potuto constatare che non era possibile offrire criteri definitivi alle parrocchie per entrare nell’una o nell’altra collaborazione. Si è preferito lasciare che le parrocchie stesse, tramite i CPP, sperimentassero forme – seppur parziali – di collaborazione. Lungo gli anni pastorali successivi si sarebbe dovuto sperimentare con più determinazione alcune modalità di collaborazione e verificarne le dinamiche di attuazione. In parte ciò è avvenuto. Tutto questo sta diventando impegno improrogabile per l’intera nostra Chiesa di Belluno-Feltre. La proposta di un’Assemblea sinodale nasce anche per corrispondere a questa esigenza pastorale. Esprimiamo, dunque, alcuni aspetti di impegno per tutte le comunità parrocchiali, in considerazione delle particolarità di ciascuna. Nessuna deve escludersi o venire esclusa da questo impegno comune.

    • Innanzitutto è necessario considerare le richieste e le esigenze di chiarificazione a riguardo del collaborare tra parrocchie vicine e circa le modalità con cui attivarle. Il riferimento primo è senz’altro il CPP/CPPU con i propri parroci. La questione, poi, va affrontata nel Coordinamento foraniale, dunque nel contesto della convergenza foraniale, e in dialogo con la Diocesi. È da considerare che l’ascolto vicendevole e la possibilità di confronto, in Coordinamento foraniale, sono importanti per non far sentire sola ciascuna comunità. Collaborare porta con sé una buona dose di coraggio nel rischiare di aprirsi all’altro, compiendo l’adeguato discernimento. Ci si scoprirà più leggeri nel lasciar andare qualcosa, e arricchiti dal nuovo che si incontra. Questo ci riporta anche all’essenzialità, che mai come in questo periodo di pandemia abbiamo riscoperto come “valore”, per la nostra vita e la nostra Chiesa.
    • Successivamente, nel contesto della convergenza foraniale, il Vescovo approverà – in fase sperimentale – la “mappa” delle collaborazioni. Il punto di partenza sarà l’attuale “bozza di disegno” integrata con la realtà in atto di alcune collaborazioni già impostate. L’anno pastorale 2021-2022 fino a tutto il periodo della Quaresima è il tempo da dedicare a tali chiarificazioni.
    • Fin dall’inizio dell’anno pastorale 2021-2022 occorre impostare e attivare le modalità di collaborazione. A tal fine occorre considerare sia la “bozza di disegno” del 2018-2019, sia le collaborazioni che in questo ultimo tempo sono state attivate con le varianti introdotte. Questo duplice apporto va seriamente considerato e valutato nell’ambito delle stesse collaborazioni attivate e – nel contesto della convergenza foraniale – in seno al Coordinamento foraniale.

10. La celebrazione dell’Eucaristia, come afferma il Concilio Vaticano II, è fonte e culmine della vita della Chiesa (cfr. SC 10). Occorre ispirarsi a questa affermazione per ricollocare al centro la celebrazione dell’Eucaristia. Occorre necessariamente porre nel cuore del nostro discernimento spirituale e pastorale il dono dell’Eucaristia. Si tratta di ripensare tempi e luoghi di celebrazione nel rapporto nuovo che si va sviluppando tra “comunità sorelle” a motivo di questo “camminare insieme” che le modalità di collaborazione tra parrocchie promuoveranno.

    • È importante formare le nostre comunità, non tanto moltiplicando il numero e nell’offrire “ad ogni costo e sempre” a ciascuna comunità la propria celebrazione dell’Eucaristia, ma gradualmente scoprirla e valorizzarla come incontro tra “comunità sorelle” che ritrovano nel mistero celebrato la loro unione più profonda.
    • A tal fine è importante riprendere ed eventualmente integrare la nota diocesana sulla celebrazione delle Messe.

11. Il cammino della nostra Chiesa di Belluno-Feltre si pone nell’orizzonte e sullo sfondo del cammino sinodale che le Chiese d’Italia stanno avviando in questi stessi giorni della nostra Assemblea sinodale, partecipando così al percorso indicato da papa Francesco a riguardo della XVI Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi (2021-2023): Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione.

12. Nella riconoscenza a Dio e a noi, fratelli e sorelle, per aver condiviso il cammino di preparazione e di celebrazione di questa Assemblea sinodale, c’è una parola di futuro con cui concludere e assumerci la responsabilità di questa “carta d’intenti”. La riceviamo da papa Francesco che alla sua Diocesi – la Chiesa di Roma – ha detto: «La parola “sinodo” contiene tutto quello che ci serve per capire: “camminare insieme”. Il libro degli Atti è la storia di un cammino che parte da Gerusalemme e, attraversando la Samaria e la Giudea, proseguendo nelle regioni della Siria e dell’Asia Minore e quindi nella Grecia, si conclude a Roma. Questa strada racconta la storia in cui camminano insieme la Parola di Dio e le persone che a quella Parola rivolgono l’attenzione e fede. La Parola di Dio cammina con noi. Tutti sono protagonisti, nessuno può essere considerato semplice comparsa. Questo bisogna capirlo bene: tutti sono protagonisti» (18 settembre 2021). Faremo tutto il possibile, ovunque nelle nostre comunità parrocchiali in collaborazione, perché il Vangelo e la vita pastorale non dipendano da uno solo, ma dall’apporto sincero e fraterno di tutti, dalle competenze e dai talenti di quanti, con il loro “sensus fidei”, vi corrispondono.

Santuario del Nevegàl
25-09-2021