Oggi la nostra Chiesa di Belluno-Feltre, il Seminario Gregoriano e tutto il presbiterio piangono la perdita di uno dei loro sacerdoti più significativi e nel contempo celebrano e rinnovano la fede nella Pasqua del Signore, da cui rifiorisce ogni speranza.
Proprio nel cuore della Quaresima, nel pomeriggio di giovedì 11 marzo, dopo alcuni giorni di degenza all’Ospedale di Belluno, il Signore ha voluto don Giovanni con sé, nel suo infinito abbraccio di amore, a cui si è sempre abbandonato con serena fiducia, anche in questi ultimi giorni di malattia.
Con la morte di don Giovanni ci sentiamo tutti più poveri, orfani di un prete che sapeva essere padre, fratello e amico, che faceva trasparire i tratti dell’immagine del Padre che è nei cieli, da cui proviene ogni paternità, e lo faceva con il suo modo di essere e di porsi, con bontà e sobrietà, con il sorriso accogliente, anche con il suo umorismo e le sue battute.
In questo momento di tristezza don Giovanni stesso ci ricorda le parole di Gesù che ci sono consegnate dal Quarto Vangelo, a cui aveva dedicato un suo prezioso libro di commento, in distribuzione anche qui oggi: «Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi…Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
La fede nel Cristo Risorto ci fa sentire in comunione tra noi, con i fratelli e le sorelle di don Giovanni e con tutti i familiari, a cui esprimiamo di cuore la nostra affettuosa vicinanza, così come ci sentiamo uniti a tutti coloro che in questo momento condividono il dolore e la preghiera. Grazie a tutti per la partecipazione così commossa e sentita!
Il ministero sacerdotale di don Giovanni, per cui oggi diciamo con affetto il nostro grazie, ci appare luminoso ed esemplare, completamente dedito all’annuncio della misericordia del Padre, sorretto da una fede profonda, da un amore totale per Dio, da una fedeltà assoluta alla Chiesa e ai suoi Pastori, e da una carità pastorale senza risparmio verso ogni persona che si affidava alla sua guida, sapiente, affabile, ma anche ferma sui principi della fede e sui valori etici.
Don Giovanni aveva un riferimento ispiratore ed unificante per tutto il suo ministero: la Parola di Dio, di cui era appassionato conoscitore e che amava, insieme all’Eucaristia, come vero nutrimento per la sua spiritualità, cibo che sapeva condividere con gli altri in tante occasioni, nell’insegnamento, negli scritti, nelle omelie, nella predicazione di Esercizi spirituali e ritiri, nei corsi biblici e nei colloqui personali. Per 35 anni in seminario ogni domenica sera guidò un Gruppo biblico molto partecipato e apprezzato.
Davvero la Parola era «lampada ai suoi passi e luce sul suo cammino» durante tutta la sua esistenza che ora ripercorriamo.
Mons. Giovanni Unterberger era nato a Tai di Cadore il 9 gennaio 1943 dai genitori Luigi e Maria Riz. Dopo la formazione in Seminario, era stato ordinato presbitero dal Vescovo Muccin il 28 giugno 1966 a Pieve di Cadore; in seguito aveva perfezionato gli studi a Roma, ottenendo la licenza in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense e poi la licenza in Scienze bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico.
Dal 1970 al 1971 fu vicario cooperatore nella parrocchia cittadina di Loreto e nel contempo iniziò ad insegnare Sacra Scrittura e greco nel Seminario Gregoriano, attività che lo impegnò per oltre quarant’anni fino al 2014. Dal 1976 al 2014 fu direttore spirituale del Seminario, accompagnando nel cammino di discernimento vocazionale molti giovani oggi preti.
È stato inoltre docente di esegesi biblica e per un periodo anche Direttore presso l’Istituto Superiore di Scienze religiose e presso la Scuola di formazione teologica di Belluno.
Canonico della Cattedrale dal 1990, nel 2011 divenne canonico teologo e infine penitenziere nel 2020. Soprattutto nei giorni festivi, Don Giovanni si rendeva anche disponibile volentieri ad aiutare i confratelli parroci nella celebrazione delle Messe.
Nel corso degli anni, i vescovi gli affidarono anche altri rilevanti incarichi: direttore dell’Unione apostolica del Clero e dell’Apostolato della preghiera, Delegato vescovile per la formazione dei presbiteri giovani, per il diaconato permanente, per il catecumenato, per la vita consacrata.
Il vescovo emerito di Treviso, mons. Gianfranco Gardin, nel messaggio inviato alla Diocesi in questi giorni esprime un ricordo grato e commosso di don Giovanni presente con fedeltà alle riunioni della Commissione Triveneta per la vita consacrata, «dove si è fatto apprezzare per il suo equilibrio, la sua sapienza e la sua bontà».
Per anni ha seguito inoltre come guida spirituale i club degli Alcoolisti anonimi, giovani e adulti di Gioventù Studentesca e di Comunione e Liberazione, i membri dell’associazione Demamah e il gruppo di fedeli che partecipa alla Celebrazione eucaristica festiva nella forma straordinaria. Molti lo ricordano anche come piacevole e competente accompagnatore dei pellegrinaggi in Terra Santa.
In tutti questi vari ambiti di servizio don Giovanni fu cercato e seguito da moltissime persone come sacerdote tutto di Dio. Confessore e maestro di vita spirituale, con il suo stile umile, discreto e sempre disponibile, sapeva infondere consolazione e serenità in tanti cuori tormentati o in ricerca, indicando la bellezza e la tenerezza del rapporto personale con Gesù, da coltivare soprattutto nella preghiera, nella liturgia e nella carità verso i poveri.
Davvero ha vissuto quanto aveva scritto sul santino della Prima Messa, quasi 55 anni fa: «Mi hai mandato per servire e annunciare a tutti la gioia della salvezza».
Conserveremo nella storia della nostra Chiesa e nel cuore di ciascuno il suo ricordo e la sua testimonianza con grande stima e riconoscenza, sicuri che lui dal Cielo continuerà a pregare per noi. In questi giorni sono circolati molti messaggi che lo ricordano. Tra questi, concludo con le parole di uno dei preti che ha accompagnato all’ordinazione: «Mancherai a molti. Ma sono certo che come per me anche per moltissimi resterai presenza viva. Vivi in Dio, caro don Giovanni. Grazie per avermi fatto amare la Parola di Dio, che nutre la nostra fame di infinito».
don Graziano Dalla Caneva, vic. gen.