Sintesi della fase profetica in diocesi

Restituzione del lavoro svolto in diocesi dopo la prima assemblea sinodale delle Chiese in Italia

 

A cura dell’Équipe sinodale diocesana

 

Il lavoro svolto in diocesi

Al rientro dalla prima Assemblea sinodale, celebrata nella Basilica di San Paolo a Roma, i delegati diocesani con il vescovo hanno comunicato agli organismi diocesani risonanze ed echi dell’evento, manifestando apprezzamento per quanto condiviso tra le Chiese in Italia e raccogliendone motivi di fiducia e di speranza. Tramite i mezzi di comunicazione diocesani, particolarmente il sito e il settimanale L’Amico del Popolo, ma anche tramite la locale rete televisiva TeleBelluno, ci si è premurati di far conoscere quanto avvenuto e sperimentato in assemblea.

Il passaggio più elaborato e approfondito è avvenuto negli organismi diocesani: in Consiglio pastorale con due sedute, l’11 dicembre scorso e il 29 gennaio c.a.; in Consiglio presbiterale il 2 dicembre affrontando le problematiche amministrative e anticipando quanto poi è indicato nella scheda 13; il Coordinamento dei responsabili degli Uffici diocesani il 27 gennaio; con i 6 Vicari foranei e i 6 Delegati foraniali laici il 20 gennaio. Tutti questi organismi sono confluiti nell’Incontro unitario degli Organismi diocesani del 22 febbraio. In precedenza nei mesi di ottobre, novembre, dicembre, il vescovo aveva incontrato i sei Coordinamenti foraniali composti da tutti i parroci e da tutti i vicepresidenti dei Consigli pastorali parrocchiali per uno sguardo d’insieme sui Lineamenti e, in particolare, chiedendosi come accompagnare la crescita di corresponsabilità nelle comunità.

In tutto questo abbiamo sperimentato una sinodalità “plurale” e dinamica. Possiamo riconoscere di aver percorso insieme il Cammino sinodale delle Chiese in Italia.

Dello Strumento di lavoro abbiamo dapprima optato per tre schede:

  • 6 Protagonismo dei giovani nella formazione e nell’azione pastorale,
  • 8 Formazione alla vita e alla fede nelle diverse età,
  • 12 Forme sinodali di guida della comunità.

Alcuni Uffici diocesani stanno approfondendo anche queste schede: n. 4, n. 5, n. 10, n. 13.

In particolare abbiamo dato priorità alla scheda 12 in quanto si combina con il cammino diocesano che, nell’ultimo triennio, ha attuato una sperimentazione per far incontrare le comunità parrocchiali e sviluppare tra di esse delle relazioni di fraternità, dunque di aiuto vicendevole. Le abbiamo immaginate come “comunità sorelle”. Abbiamo già rinnovato i Consigli pastorali per gruppi di parrocchie che operano insieme. Provvidenzialmente la scheda 12 ci ha aiutato a ripensare anche la forma della guida sinodale di esse. Quanto riportato in questa sintesi si riferisce a questa elaborazione, ma con gli echi che l’insieme del Cammino sinodale e, ora, della sua fase profetica hanno apportato.

 

Tra le “scelte operative” possibili
l’équipe di guida pastorale / il gruppo ministeriale

Abbiamo consapevolezza di essere in una certa emergenza pastorale. Tra le tante considerazioni emerse nel discernimento comunitario indichiamo quelle che si prospettano come “scelte operative” possibili, anzi auspicabili. È stata accolta con favore l’ipotesi di stabilizzare un’équipe di persone che con il presbitero/parroco svolgono la “cura pastorale”. Si tratta, però di valorizzare alcune esperienze già esistenti. Si auspica che le persone, di fatto, diventino “corresponsabili”. Già esistono figure di riferimento all’interno delle comunità: sono da valorizzare definendone meglio il profilo e la mission, onde evitare personalizzazioni o conflitti di ruolo. È da considerare, inoltre, la possibilità di affidare la guida della comunità a una o più famiglie in condivisione con il presbitero/parroco. A riguardo risulta decisivo che la condivisione con il presbitero/parroco non sia solo operativa, neppure sia solo “di delega”. Si deve costituire un “gruppo ministeriale” imperniato di corresponsabilità e sinodalità per la cura pastorale della comunità.

 

La cura relazionale

È evidente la difficoltà di alcuni presbiteri a vivere un rapporto di corresponsabilità a questo livello, con persone non scelte direttamente da loro. Diventa, quindi, fondamentale come primo passo lavorare alla costruzione di un clima di fiducia reciproca fondato sulle attitudini al dialogo e la formazione, quanto più possibile, condivisa fra presbiteri e laici. Lo ribadiamo perché è una necessità irrinunciabile: l’équipe dovrà essere adeguatamente preparata e formata per rispondere alle esigenze specifiche delle comunità.

Se non c’è maturità relazionale tra presbiteri e persone laiche e consacrate, la corresponsabilità e le forme sinodali di guida della comunità sono destinate a fallire: nuove strutture/figure non capite e non accompagnate rischiano di riproporre modelli esistenti (es. parroco decide, equipe esegue). Sarà decisivo accompagnare la maturazione dell’aspetto psicologico e la dimensione di comune fragilità e inter-dipendenza che ci rende fratelli e sorelle.

 

Accompagnare il cambiamento

È un passaggio delicato diventare “guide di comunità in forma sinodale”. Ci chiediamo come accompagnare il cambiamento. Questo cambio di rapporto con la comunità e di ruolo in essa deve essere improntato di ministerialità autentica e di consapevolezza di essere alla guida della comunità. Attenzione a non forzare, a non isolare, a non esporre eccessivamente le persone e, dall’altra parte, è fondamentale percepire “il polso della comunità”, sviluppare la dinamica sinodale all’interno e in tutte le relazioni.

In un’ottica di corresponsabilità è stata sottolineata la necessità di definire un elenco di priorità e di compiti che sono specifici del ministero ordinato. Sempre più negli stessi presbiteri insorge una domanda: cosa significa essere parroco oggi?

 

In rapporto ai Consigli pastorali

La costituzione di questo nucleo di persone a guida delle comunità presuppone l’attivazione dei Consigli pastorali, siano essi parrocchiali o inter-parrocchiali, che hanno specificatamente il compito del discernimento avendo uno sguardo complessivo sul cammino delle comunità (cfr. scheda 12, f.). Tra i due occorre distinzione e chiarezza di rapporti: l’équipe di guida è connotata dalla ministerialità da promuovere, orientare, coordinare, guidare nell’ordinarietà del vissuto ecclesiale; i Consigli pastorali caratterizzati dal discernimento comunitario nelle sue varie accezioni di ascolto, di sguardo prospettico, di progettualità e di verifica della vita comunitaria. In Diocesi occorre consolidare questi organismi promuovendo la loro mission conforme alle Indicazioni diocesane e alla Carta d’Intenti (2021).

La prima forma di corresponsabilità dovrebbe maturare tra parroco e Consiglio pastorale. È determinante che il parroco sappia rapportarsi correttamente con il Consiglio pastorale in quanto tale e non tanto privilegiare i singoli membri.

Si auspica che la designazione dell’équipe di guida della comunità coinvolga direttamente i Consigli pastorali e non solo il parroco. Occorre avere l’attenzione che tale équipe di guida pastorale, non sia un gruppo avulso e scollegato rispetto ai Consigli pastorali, ma attinga dalla medesima scelta condivisa e possa interagire con chi fa già dei servizi in ambiti pastorali specifici. Oltre la scelta ci sia anche la nomina del Vescovo con un mandato a tempo determinato.

Ci teniamo a ribadire che il mandato all’équipe di guida pastorale dovrebbe avere una chiara dimensione sinodale, senza essere percepito come una mera formalità burocratica o un’imposizione gerarchica. Questo processo non sia imposto dall’alto, ma venga vissuto come esigenza condivisa. Si ritiene opportuno coinvolgere la comunità stessa nel processo di discernimento e nella scelta delle persone idonee a questi incarichi oltre al Consiglio pastorale che cercherà di promuovere assemblee parrocchiali, come luogo di confronto e discernimento comunitario, in vista di questo passaggio.

Per questo loro ruolo centrale si ravvisa la necessità della formazione pastorale. I Consigli pastorali approfondiscano la conoscenza della propria realtà territoriale, ne colgano i bisogni e le attese, siano promotori del cammino diocesano intrapreso insieme.

Nella corresponsabilità auspicata i Consigli pastorali e le equipe di guida della comunità dovrebbero sopravvivere al parroco…

 

La questione amministrativa e di rappresentanza legale

È stato segnalato con evidenza il tema della differenza tra “corresponsabilità pastorale” e “responsabilità legale e amministrativa” che finora è in capo esclusivamente al parroco. Si segnala l’urgenza che tale questione sia approfondita, sciolta, ripensata.

Il Consiglio presbiterale ha avviato una riflessione a riguardo e sta definendo la figura ministeriale dell’“Economo parrocchiale”. Il medesimo intento sembra essere perseguito in più diocesi anche della nostra realtà di Triveneto. Sarebbe importante che questo ripensamento non avvenga a “macchia di leopardo” nella realtà ecclesiale italiana, ma sia condiviso e orientato. Va approfondito anche a livello di competenze specifiche. Si tratta da subito di aprire un “cantiere” a riguardo, sia a livello nazionale che regionale.

 

Alcuni aspetti da approfondire

Alcuni punti richiedono successivi approfondimenti e discernimento:

  • la distinzione tra CP unitario e nucleo di persone corresponsabili nelle diverse comunità è chiara, ma la pratica potrebbe rivelarsi complessa (la gestione di tante relazioni da parte del parroco, la tensione tra sinodalità e autonomia);
  • volontariato e contratto di lavoro: bisogna ragionare su possibili contributi economici (senza snaturare la dimensione di servizio!), specialmente se nell’équipe si desidera coinvolgere giovani, coppie e persone con famiglia a carico;
  • potrebbe essere faticoso trovare persone disponibili in particolare nelle piccole comunità: si tratta forse di crisi vocazionale pure dei laici?
  • le persone che costituiscono l’équipe di guida pastorale non dovrebbero far parte necessariamente del Consiglio pastorale, ma rapportarsi dinamicamente con esso nel rispetto e nella promozione dei distinti ruoli.

 

Considerazioni e attenzioni generali

Nel dialogo si è colta l’esigenza di evidenziare il bello e la speranza del momento che stiamo vivendo, attenzionando il “sogno-progetto di Chiesa” che si profila all’orizzonte: una Chiesa che privilegia il dialogo e il confronto.

Si è detto di non preoccuparci tanto di fare cose nuove, ma cose diverse in modo nuovo.

Va posta attenzione alle risorse umane esistenti, al “fare rete” evitando di moltiplicare le strutture pastorali.

L’alleggerimento per il parroco sarà effettivo se le persone disponibili vengono riconosciute secondo il loro carisma, evitando di moltiplicare gli incarichi.  La risposta ai bisogni deve salire dal basso e non essere calata con nuove strutture dall’alto così come occorre anche valorizzare i soggetti non “ecclesiastici”.

Sono molto utili le relazioni con le altre realtà parrocchiali, evitando il rischio di comunità isolate.

È fondamentale che in diocesi tra le varie équipe di guida pastorale ci siano reti di confronto e di collaborazione.

Sarebbe da valutare l’opzione di un’unica équipe di guida pastorale tra più comunità che già collaborano e che hanno un parroco unico. La formazione di equipe inter/multi-parrocchiali potrebbe dare ossigeno alle comunità più piccole o in difficoltà.

Si auspica che non venga imposto un modello unico, lasciando spazio a peculiarità, verifica e sviluppi in corso d’opera. Abbiamo considerato che nel Codice di Diritto canonico al can 517 § 2 abbiamo la possibilità di una base comune a cui attenerci e da cui prendere ispirazione per elaborare questa pluriformità di “équipe di guida pastorale” in forma sinodale o – come anche si definiscono – di “gruppi ministeriali”. Auspichiamo che si possa elaborare delle linee comuni di sperimentazione e di sviluppo a partire da questo Cammino sinodale delle Chiese in Italia.

In conclusione ribadiamo l’importanza di una pastorale non solo “per” le comunità, ma “con” le comunità, favorendo un coinvolgimento attivo e responsabile di tutti.

02-03-2025