Abbiamo bisogno che Dio ci parli

Omelia nel Natale del Signore - Messa del giorno - Concattedrale di Feltre e Cattedrale di Belluno
25-12-2021

Isaia 52,7-10; Sal 97 (98); Ebrei 1,1-6; Giovanni 1,1-18

«Dio […] in questi giorni, ha parlato per mezzo del Figlio». Abbiamo davvero bisogno che Dio ci parli. Altrimenti tutto attorno a noi e in noi sprofonda nelle tenebre.

L’evangelista Giovanni ci rassicura: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo». E poi ci descrive le modalità con cui questa luce si irradia su di noi. La Parola ascoltata ci offre queste due immagini di Dio che «nessuno ha mai visto» e che invece «il Figlio unigenito che […] è nel seno del Padre» ci ha rivelato: l’immagine di Dio che nel suo Figlio ci ha definitivamente parlato e l’immagine di Dio che ci illumina.

L’evangelista, nel suo tentativo di scrutare il rapporto tra noi e Dio, tra il mondo e Dio, vorrebbe distoglierci da quella indifferenza che spesso si trasforma nel non conoscere più le verità più profonde e, di conseguenza, nel non sapersi più appassionare del dono della vita: «Era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne tra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto».

Dunque c’è una parola di Dio che è viva e parla «ultimamente, in questi giorni» e c’è anche una luce che “da principio” dirada le tenebre e porta vita: «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta».

Quante situazioni del nostro vivere, quanti pensieri, quante preoccupazioni, quanti nostri intenti e quante nostre scelte… possono distrarci da questa verità e impedirci di giungere alla stupenda semplicità ed essenzialità del Natale: «Venne tra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto». Nel Natale c’è, infatti, da riconoscere e accogliere la vita esile di un neonato, dato alla luce lungo una strada secondaria, accanto ai pascoli di Betlemme. Colei che lo dà alla luce e lo fa venire al mondo collocandolo in una mangiatoia, è Maria che proviene da un piccolo villaggio della Galilea, da Nazareth. Nell’intervista a papa Francesco, comparsa ieri in alcuni quotidiani, è riportata questa sua descrizione di Maria: «Maria era una donna di strada, perché non aveva un luogo adeguato per partorire».

Fa pensare che non ci sia tra noi, nel mondo illuminato da Dio e a cui egli ha definitivamente parlato, un luogo adeguato in cui Dio possa intraprendere la sua vicenda umana: «Il mondo non lo ha riconosciuto», avverte l’evangelista Giovanni.

Questa nostra fatica esalta paradossalmente la sorprendente disponibilità di Dio: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Colpisce profondamente nel Natale di Gesù la passione d’amore di Dio per il mondo. Lo ama pazzamente. Ci viene, lo abita, intraprende un’avventura di piccolezza e di esposizione ad ogni fragilità umana. Si lega definitivamente a questa nostra carne.

Quel bambino nato da Maria in evidente precarietà, ai margini dei grandi eventi storici, e che crescerà sostenuto dall’affetto materno di Maria e paterno di Giuseppe, visitato da pastori e da Magi di terre lontane, giorno dopo giorno esprime e dona un legame sorprendente di Dio con questo nostro mondo, che continua a essere, come sosterrà l’apostolo Paolo, nelle doglie del parto.

In quel bambino nato a Betlemme c’è la rivelazione più promettente per questo nostro stare al mondo: «Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste». Possiamo dire che nella nascita di quel piccolo, figlio di Maria, il mondo nasce, questo nostro mondo ritrova la vita…

In modo molto ardito la lettera agli Ebrei, che abbiamo ascoltato, ci ha detto che Dio al suo Figlio venuto nel mondo avrebbe detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato» e lo introduce come il «primogenito del mondo».

Ecco Natale è questa “carne di Dio” che possiamo riconoscere nel figlio nato da Maria, ma è anche questo mondo così amato da Dio, per cui, proprio in questo nostro mondo, noi e Dio ci apparteniamo: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità».