Isaia 62,1-5; Sal 88 (89); Matteo 1,18-25
«Affréttati, non tardare, Signore Gesù: la tua venuta dia conforto e speranza a coloro che confidano nel tuo amore misericordioso».
È la bellissima preghiera che abbiamo rivolto al Signore Gesù, poco fa nella preghiera di colletta. Queste parole confidate a Gesù, perché lui è “amore misericordioso” sono innanzitutto una carezza per tutti noi, in particolare per chi ha bisogno di un aiuto speciale per qualche acciacco o malanno del corpo e che disturba anche il nostro spirito e i nostri pensieri.
«Affréttati, non tardare, Signore Gesù» vuol dire che desideriamo che il Signore ci sia vicino, sia con noi, anzi significa che siamo consapevoli che senza di lui è davvero difficile. Ma significa anche che dentro di noi c’è ancora quel desiderio di vita e di bene che il Signore vuole che custodiamo pur nella nostra fragilità, pur nella precarietà della nostra situazione di salute.
Scoprire di nuovo e più profondamente che Dio ci è vicino è il significato più grande del Natale.
Io vi invito ad avvicinarvi al Natale di Gesù mettendovi accanto a Maria o a Giuseppe. Ciascuno cerchi di immedesimarsi in uno di questi due genitori, che sono state le persone che più hanno fatto perché quel bimbo potesse nascere.
Abbiamo sentito le parole commoventi dette dall’angelo a Giuseppe: «Giuseppe… non temere di prendere con te Maria, tua sposa». Il Natale è questo “prendere con sé” qualcuno per averne cura, per averlo a cuore, per custodirlo…
Il primo a fare questo è Dio: Egli prende con sé quello che noi siamo, la nostra vita, le nostre fatiche. Lui ci custodisce, prendendosi a cuore la nostra realtà. A Giuseppe l’angelo dice queste parole su Gesù: «Egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Giuseppe e Maria fanno questo tenendo tra le loro braccia il bambino Gesù.
Avvicinarci a Giuseppe o a Maria, affidandoci a loro, ci aiuterà in questi giorni ad avvicinarci al Signore a raccogliere il suo volerci bene, il suo esserci vicino.
Anche nelle case di soggiorno per anziani si può vivere così il Natale.
Attorno a noi, poi, potremmo scoprire dei piccoli “natali” in tanti gesti e tante parole, in sguardi che ci fissano, da parte del personale o degli altri ospiti. Quando ci si prende cura di qualcuno, quando lo si prende a cuore, noi possiamo riconoscere il “presepio vivente” più bello e più vicino.
È molto emozionante la promessa che il profeta Isaia ha rivolto alla città di Gerusalemme, in un momento di sconforto: «Nessuno ti chiamerà più abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo».
Nel Natale il Signore ci confida: “Tu non sei abbandonato/a, ma sei Mia Gioia”.