Per proseguire il cammino pastorale

Lettera del Vescovo dopo le celebrazioni pasquali e la fine del pontificato di papa Francesco
02-05-2025

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Carissime/i,

abbiamo iniziato il tempo liturgico della Pasqua con eventi ecclesiali e internazionali di portata storica che sollecitano anche una fedeltà “locale” della nostra Chiesa di Belluno-Feltre. La riscopriamo come testimonianza e missione a cui il Risorto ci consacra. L’apostolo Pietro ce lo ricorda nel racconto degli Atti degli Apostoli che leggiamo in questi giorni: «E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono» (5,32).

Nella IV predica di Quaresima in Vaticano fra Roberto Pasolini ha detto:

 L’Ascensione genera un “sottosopra”, ossia un rovesciamento definitivo sul piano esistenziale, perché Cristo esce dal palcoscenico della storia per lasciare spazio all’umanità affinché diventiamo presenza viva di Dio nel tempo e nello spazio. In sostanza, Gesù si allontana per condurre i discepoli oltre sé stessi, al di là delle illusioni e delle delusioni, fino al punto in cui possono diventare pienamente umani, in solidarietà con i fratelli. In tal modo, l’Ascensione non richiama a una vita ideale e astratta, bensì consente di trovare la presenza del Signore in ogni luogo e in qualsiasi circostanza, ribaltando l’odine delle cose: lo Spirito è nelle realtà visibili, il corpo entra nelle realtà invisibili. Perché il ritorno di Cristo al cielo si compie insieme all’avanzare verso il cielo del suo corpo, ovvero l’umanità che, ogni giorno, rende testimonianza dell’Amore più grande.

È un tempo “speciale” quello che stiamo vivendo in questa Pasqua 2025, celebrata nello stesso giorno da tutti i cristiani. Riprendendo le parole riportate all’inizio del capitolo VI del Vangelo secondo Giovanni, che leggiamo in questi giorni, viene da dire con l’apostolo Andrea: «Ma che cos’è questo per tanta gente?» (Gv 6,9). Infatti a partire dalla domenica di Risurrezione si sono rincorse le vicende che hanno attirato l’attenzione del mondo intero attorno alla vita e al ministero di papa Francesco che ha concluso il suo pellegrinaggio terreno.

È possibile chiederci: quali “segni dei tempi” Dio ci ha posto innanzi in questi primi giorni pasquali?

Desidero con questa lettera riferirmi a essi, inoltre proporre alcune prospettive per il prosieguo del nostro cammino pastorale, con le tappe di passaggio che, onorando gli impegni presi, dovremmo raggiungere e attraversare.

1. Papa Francesco e i suoi molti inizi

Personalmente mi ha colpito di Francesco, fin dai primi giorni di ministero come vescovo di Roma, la premura con cui ha inteso movimentare l’aspetto più standardizzato della vita ecclesiale, quello che rischia – anche nella quotidianità pastorale – di “andare in automatico” e di scadere nell’abitudinarietà e nelle cose scontate, dunque senza l’attenzione alla novità di ogni situazione di vita. Più volte in tutto il tempo del suo ministero questo stile e questa prassi si sono concretizzati nell’“avviare processi”. Francesco ha aperto possibilità nuove, iniziato percorsi inediti, immesso ulteriori movimenti di ricerca e di prassi pastorali. Si è, poi, dimostrato non preoccupato di portarli a compimento. Per lui la Chiesa è il “Popolo santo di Dio” che cammina nella storia, che esce e si decentra, che va incontro a tutti, che attende il suo Signore. La sensazione che non abbia completato tutto questo dinamismo è reale. Si potrebbe ammettere che non lo voleva programmare. Il suo discernimento puntava altrove. Francesco ha così predisposto il “dopo” affidandolo alla Chiesa che verrà.

La mia considerazione è semplicemente un tornare su una sua parola detta a noi vescovi “nuovi” nel corso di formazione tenuto a settembre del 2016: «Siate Vescovi capaci di iniziare le vostre Chiese a questo abisso di amore. Oggi si chiede troppo frutto da alberi che non sono stati abbastanza coltivati. Si è perso il senso dell’iniziazione, e tuttavia nelle cose veramente essenziali della vita si accede soltanto mediante l’iniziazione».

Nei giorni in cui ci si accingeva alla celebrazione delle esequie e nei giorni successivi, è stato impressionante il riconoscimento popolare del senso di vicinanza alle situazioni variegate e ferite della vita a cui Francesco ha dato priorità nel suo ministero. Certamente egli ha creato anche scompiglio, specie nei centri di potere e nei diversi “status quo” della vita ecclesiale, ma lasciando sempre traccia della “gioia del Vangelo”.

Attorno alla celebrazione delle sue esequie, in ogni angolo del mondo, si è risvegliata, in modo sorprendente, l’attenzione per una Chiesa che si offre a «tutti, tutti, tutti», disponibile a riconsiderare il tutto di ciò che custodisce, sulle orme del suo Signore che «pur essendo nella condizione di Dio, svuotò se stesso e […] pacificò il cielo e la terra» (Prefazio comune I).

È una consegna “pasquale” da parte di Francesco alla Chiesa del terzo millennio. Il 17 ottobre 2015 aveva detto: «Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio».

Riporto un approfondimento su questo tempo speciale che stiamo vivendo. Ci aiuta a cogliere nella Chiesa un volto nuovo che la drammatica bellezza del mondo ricerca e chiede.

Questo pensiero di Pierangelo Sequeri è apparso sull’editoriale Una Chiesa oltre le mura di Avvenire di domenica 27 aprile. L’autore lo definisce come orizzonte «del cambiamento d’epoca che impone una cultura cristiana radicalmente nuova in cui è destinata a fiorire la nuova evangelizzazione»:

La Chiesa di Gesù non si fa solo con quelli che “vengono in chiesa”. Quando si fa soltanto con quelli, la Chiesa perde slancio, smarrisce la missione, diventa autoreferenziale, si corrompe, persino.

Il Papa Francesco si è speso appassionatamente per riacclimatarci con questa evidenza, in cui risplende la novità della rivelazione di Gesù. Lo ha fatto nel modo diretto, immaginoso, gestuale, delle sue parole e dei suoi atti.

Lo ha fatto restituendo vigore alla novità evangelica della parola e della pratica degli interlocutori che Gesù si ritaglia fra gli uditori apparentemente meno adatti ad afferrare il passaggio del regno di Dio e a trovare la strada della fede. La Samaritana, la Cananea, Zaccheo, il Centurione, il Cieco, il Ladro, il Lebbroso e molti altri e altre. Figure accomunate dalla drammatica povertà di un’esistenza ferita, metafore della umana estraneità alla perfezione morale.

Non convocate alla stessa sequela dei discepoli designati come testimoni e custodi del ministero che rende riconoscibile Gesù, fino a che “Egli venga”. Eppure, incluse nel perimetro evangelico dell’ekklesia – dell’assemblea che viene generata dalla parola e dall’azione di Gesù (LG, 9). E non di rado gratificate esplicitamente con il riconoscimento di una fede che “salva”.

Impareremo ad abitare istituzionalmente e allegramente questa Chiesa “allargata” (che Paolo VI aveva già perfettamente descritto, nella sua inascoltata enciclica “Ecclesiam suam”, del 1964)? La riabilitazione della sinodalità, la più inclusiva possibile (“Tutti, tutti, tutti”) ha già mostrato l’imbarazzo di una Chiesa non più assuefatta all’ampiezza dell’assemblea di Gesù. Riacclimatarsi con la missione – aprire il regno di Dio, prima che ampliare l’istituzione – farà la differenza.

 In questi giorni di preghiera e di attesa per la scelta del vescovo di Roma, che presiederà alla carità di “tutta quanta la Chiesa” e, dunque, dell’insieme delle Chiese locali, prendiamoci «cura, tutti insieme, della Chiesa del Signore», ma senza aspettare di aver edificato la comunità perfetta, per trasmettere la bellezza della fede ricevuta. Questa è «la proporzione evangelica dell’impegno sinodale della Chiesa» (P. Sequeri) a cui teniamo tanto.

 

2. A riguardo della seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia

Dal 31 marzo al 3 aprile si è svolta la seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia. Avrebbe dovuto portare a maturazione di scelte pastorali possibili da attuare a livello diocesano, regionale e nazionale. Vi hanno partecipato circa 1000 rappresentanti di tutte le 225 diocesi d’Italia e delle altre realtà ecclesiali. L’Assemblea è stata aperta, ma ha avuto un esito diverso da quello che ci si aspettava. La stragrande maggioranza dei partecipanti ha, fin dall’inizio, espresso riserve motivate e insistenti sulla bozza che riportava 50 proposizioni che si sarebbero dovuto integrare e votare. La ricchezza e la consistenza del frutto di alcuni anni di Cammino sinodale è sembrato sfumassero alla grande. Le proposizioni proposte risultarono molto avvilenti la ricchezza di prospettive e di istanze pastorali, testimoniate nei documenti preparatori precedenti: Lineamenti e Strumento di Lavoro per la fase profetica, testi che abbiamo utilizzato anche noi in diocesi. L’assemblea ha dimostrato molta trasparenza nel valutare quanto successo, senza provocare rotture o arresti ingiustificati. Anzi si è da subito lavorato per emendare radicalmente le Proposizioni. A seguito di questo il Consiglio permanente della Cei e la Presidenza del Cammino sinodale hanno presentato una mozione che è stata votata a larghissima maggioranza, per cui:

  • si è indetta una III Assemblea sinodale per il 25 ottobre, in modo da avere un tempo congruo per ridare consistenza e qualità alle Proposizioni;
  • si è disdetta l’Assemblea generale della CEI prevista a fine maggio che, invece, si terrà a novembre, per l’approvazione definitiva delle Proposizioni.

In tutto questo si è visto rinforzarsi l’esperienza del Cammino sinodale e il consolidarsi di un’assemblea che è diventata protagonista di tutto il percorso fatto.

Noi continueremo in diocesi l’esperienza sinodale sulla scia di questo ulteriore sviluppo. Evidentemente tutto questo influisce nei tempi programmati, per cui occorre l’aggiornamento che viene presentato in questa lettera.

 

3. Aggiornamento delle tappe di verifica diocesana del triennio di sperimentazione delle parrocchie in collaborazione

Il 24 aprile si è tenuta la riunione dei vicari foranei e dei delegati foraniali. L’incontro si è svolto con la consapevolezza dell’impegno già programmato di verifica del triennio di sperimentazione a partire dalla Carta d’Intenti e dalla Mappa delle collaborazioni, il cui termine è stato fissato per l’11 novembre 2025, nella ricorrenza di San Martino.

Si è preso atto dello sviluppo del Cammino sinodale delle Chiese in Italia. Ad esso si rimane collegati, attendendo le acquisizioni ulteriori che matureranno nel prossimo autunno.

Una novità, voluta da papa Francesco, riguarda il prossimo triennio (2025-2028) e interessa le Chiese locali di tutto il mondo. È stata così comunicata dal card. Mario Grech, Segretario generale del Sinodo, con lettera, datata 15 marzo 2025, a tutti i Vescovi del mondo:

L’11 marzo scorso il Santo Padre ha così approvato in maniera definitiva l’avvio di un percorso di accompagnamento e valutazione della fase attuativa da parte della Segreteria Generale del Sinodo. Questo percorso interpella Diocesi ed Eparchie, Conferenze episcopali e Strutture gerarchiche delle Chiese Orientali Cattoliche, nonché i loro raggruppamenti continentali, che avranno cura di coinvolgere anche istituti di vita consacrata, società di vita apostolica, associazioni laicali, movimenti ecclesiali e nuove comunità presenti nei loro territori. Troverà infine sbocco nella celebrazione di un’Assemblea ecclesiale in Vaticano nell’ottobre 2028. Per il momento, pertanto, non si procede con l’indizione di un nuovo Sinodo, optando invece per un processo di consolidamento del percorso compiuto.

Pertanto in diocesi procederemo con questo nuovo programma pastorale, dal mese di maggio al mese di novembre 2025, seguendo le indicazioni condivise negli incontri residenziali dei Coordinamenti foraniali, tenuti nei mesi di novembre e dicembre scorsi nelle 6 Convergenze foraniali.

1. Porteremo a compimento la Mappa delle collaborazioni, secondo lo spirito della Carta d’Intenti, procedendo nell’interazione tra Coordinamento foraniale e Consigli pastorali.

a. Prima che inizino le verifiche nei Consigli pastorali, occorre che si incontri il Coordinamento foraniale intorno alla metà di maggio per concordare dei criteri condivisi e comuni da applicare nei CP.

b. Immediatamente dopo inizia la verifica del triennio nei Consigli pastorali, cercando di coinvolgere anche i gruppi più impegnati nelle parrocchie, con questi obiettivi:

      • fissare le acquisizioni maturate nell’esperienza di collaborazione, richiamando le tappe e i momenti di tale esperienza;
      • considerare gli aspetti non riusciti: che cosa richiamano e significano?
      • identificare gli elementi spuri da risolvere o abbandonare
      • tracciare una pianificazione delle priorità

2. Il CP imposta il lavoro in vista dell’Assemblea parrocchiale. È assemblea di conferma e di eventuale integrazione della collaborazione tra parrocchie: il CP con il parroco prepara e conduce l’

a. Le Assemblee parrocchiali vanno tenute entro il 30 settembre.

b. Il CP valuta e sceglie se fare l’assemblea in ogni comunità parrocchiale: questo valorizza ciascuna comunità, ma non deve apparire come un tornare indietro rispetto al rapporto di fraternità e collaborazione attuato.

c. Lo svolgimento dell’Assemblea:

      • una presentazione del cammino fatto e della situazione maturata in riferimento alla collaborazione tra parrocchie, evidenziando esperienze e fatti condivisi (in stile narrativo e con vari mezzi di comunicazione…)
      • si inserisce ciò che ha elaborato il CP
      • inoltre il CP predispone i punti su cui svolgere il confronto in Assemblea, predisponendo dei criteri di intervento (durata e attinenza al tema)
      • si valuti l’opportunità di un voto, tenendo presente che lo scopo dell’Assemblea è di costruire un consenso comunitario.

d. Il punto di arrivo dell’Assemblea: o confermare il cammino fatto e impegnarsi a proseguirlo o formulare la proposta alternativa o migliorativa.

e. Le conclusioni vanno rivisitate dal CP e poi portate in Coordinamento foraniale dove va approfondita e dove si matura ulteriormente la proposta da portare in diocesi.

3. Con delicatezza e gradualità è possibile anche confrontarsi sull’opportunità di ricomposizione di alcune parrocchie che riconoscono migliore integrarsi: si consideri previamente questa eventualità nei Coordinamenti foraniali e nei CP.

4. Si valuterà se tenere un’Assemblea diocesana attorno all’11 novembre (in due appuntamenti?).

5. In questo sviluppo diocesano del Cammino sinodale, approfondiremo ulteriormente i due elementi di “novità” già approfonditi negli Organismi diocesani: il “gruppo ministeriale” o “équipe pastorale” e la figura dell’“economo parrocchiale”.

nb: saranno predisposte e inviate delle tracce per preparare e impostare la verifica

 

5. Incontri di formazione permanente

Incontro con l’Autore: Paola Bignardi

Avevamo proposto la lettura del suo volume: Metamorfosi del credere. Accogliere nei giovani un futuro inatteso, NuoviSaggi Queriniana, Brescia 2022. Di questo volume viene allegata una scheda riassuntiva, curata da don Mirko Pozzobon. L’incontro si terrà giovedì 8 maggio, ore 9.15-12.00, al centro Papa Luciani. L’Autrice è impegnata nell’Osservatorio Giovani presso l’Istituto Giuseppe Toniolo dell’Università Cattolica del sacro Cuore, curando con Rita Bichi la ricerca: Cerco dunque credo? I giovani e una nuova spiritualità (edizioni Vita e Pensiero). L’incontro è aperto ad animatori, operatori, persone interessate al tema. Sarà possibile anche il pranzo su prenotazione.

Tre giorni residenziali per presbiteri e diaconi presso il Centro di Spiritualità e di Cultura “Don Paolo Chiavacci”, a Crespano del Grappa: dalle ore 11.00 di martedì 10 giugno a dopo pranzo di giovedì 12 giugno 2025. Il tema scelto: Sperare nel “cambiamento d’epoca”, nel cammino sinodale delle Chiese in Italia, nel ministero, cogliendone le radici culturali che interpellano il Vangelonb: prossimamente sarà predisposto il modulo con le indicazioni per l’iscrizione

Che il Risorto sia con noi. Buon cammino!

+ Renato, vescovo