Siamo qui per dedicarci alla pazienza dell’amore

Intervento alla Veglia per la Pace nell’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia - Cattedrale di Belluno
26-02-2022

 

ALL’INIZIO DELLA CELEBRAZIONE

1. Don Maurizio Patriciello ha scritto in questi giorni: «La pace. Va perseguita la pace. Ricercata, rincorsa, acciuffata, trattenuta. Solo la pace è vita. Solo la pace educa. La guerra distrugge la possibilità della convivenza presente e futura […]. La preghiera può fermare la guerra? Certo. Noi ci crediamo Con quale modalità? Non lo sappiamo, e nemmeno ci interessa. Continuiamo a fidarci di Dio. […] Dio è amore […]. Amiamo, allora. Spassionatamente. Seriamente. Concretamente. Amiamo senza perdere tempo a misurare il tempo e le parole. Non temiamo di soffrire. Questa sofferenza ci promuove a uomini, a donne. Amiamo e preghiamo. Il Signore, amante della vita, non permetterà che, ancora una volta, questa vita unica, preziosa e irripetibile di tanti suoi poveri figli venga umiliata, calpestata e uccisa da una guerra stupida, assurda ed evitabile».

ALL’OMELIA

2. Immagino che questa parola – «Beati…» – pronunciata tante volte da Gesù e che stasera abbiamo riascoltato, voglia dire innanzitutto l’aspetto più bello di Dio che Gesù ha cercato di farci conoscere. Tutti coloro a cui Gesù fa riferimento e che chiama “beati” sono donne e uomini, giovani e adulti in cui Dio si manifesta, si fa conoscere, si avvicina, si pone accanto a noi. Tra questi ci sono gli “operatori di pace”. Ovunque si cerca la pace, la si chiede, la si attende, la si accoglie; ovunque si lavora per essa, ci si dona ad essa e la si serve… lì si incontra Dio. Quando Gesù dice “beato, beata, beati” significa che lì c’è una scintilla di Dio, c’è un tocco e una carezza di Dio. Oggi sentiamo un grande bisogno di questa “luce”, che illumina le menti e riscalda i cuori e di questo “sale” che dà sapore alla vita.

Ieri nella liturgia della messa abbiamo letto una parte della lettera di Giacomo dove si diceva: «Ecco, noi chiamiamo beati coloro che sono stati pazienti». Ho pensato che si tratti della pazienza dell’amore. Tutti la cerchiamo. Senza questa pazienza dell’amore, la vita si spegne. Ecco perché il nostro è un “no” deciso alla guerra, ad ogni guerra, a quella che si profila in questi giorni. Siamo qui per dedicarci, invece, alla pazienza dell’amore.

3. Ho letto una lettera scritta da una ragazza della scuola media, Sofia, che riprende quanto papa Francesco qualche settimana fa ha detto: «Purtroppo la guerra è sopra ogni cosa, è al primo posto». Forse abbiamo pensato che fosse un anziano un po’ deluso a constatare questo. Invece in questi giorni ci accorgiamo come sia vero, reale e attuale questo sguardo del papa. Sofia scrive: «Io ho 13 anni e vorrei un futuro come tanti altri e voi non potette certo rovinarcelo! Siamo da due anni in pandemia e l’economia non è nelle condizioni migliori, ma con la guerra la fate a pezzi! Non considerate tutte le meraviglie che ci offre il mondo? È inutile fare la guerra! Vi prego non fatela scoppiare, vorrei un futuro!». Sofia ci rappresenta uomini e donne, ragazzi e giovani, bambini e anziani dell’Ucraina: desiderano e attendono che il futuro sia di pace!

4. Stamattina, alla manifestazione pubblica una donna ucraina ha confidato di aver provato tanta rabbia in questi giorni per l’aggressione che il popolo ucraino ha subito. Ma, poi, guardandosi attorno, ha riconosciuto la solidarietà di tante persone. E allora, si è rasserenata, e ha detto: «La città di Belluno è bella ed è buona». Vogliamo pensare che questo passaggio costituisca una sorta di profezia per tutti noi che ci fa sperare e attendere un futuro più dignitoso.