At 15,22-31; Sal 56; Gv 15,12-17
«Svegliati, mio cuore». Colpisce questo invito che ognuno di noi stasera sulla scia della preghiera del salmo 56 siamo invitati ad assumere. C’è un cuore da svegliare! “Cuore” dice profondità, intensità, commozione, preziosità… è una parola che entra e scende dentro di noi e arriva al centro di comando di quello che siamo e che facciamo…
“Svegliare” richiama la vita, la sua energia, il suo impegno; è parola di responsabilità, anzi è verbo della risurrezione.
Invito ciascuno ad aprirsi a questo appello: «Svegliati, mio cuore».
In particolare, questa sera, intendiamo suggerire al nostro Andrea di ascoltare questo appello. Accanto all’ “eccomi” che fra poco esprimerai, raccogli l’eco che trascina con sé: «Svegliati, mio cuore».
Un cuore sveglio sa ascoltare la Parola che per noi è sempre una parola che rivela quello che siamo chiamati a diventare giorno dopo giorno.
Il racconto di Atti 15 conclude uno dei momenti più creativi degli inizi. Tutto nasce, come spesso accade, da una confusione, da un caos in cui non si sa più a che cosa sia opportuno credere e aderire. Conosciamo i fatti. Tante volte anche nelle nostre comunità, nella Chiesa serpeggiano tentazioni di chiusura, di rigidità, di paura, di sospetto… Il cuore non è più sveglio…
Paolo e Barnaba si lasciano lavorare da questo appello: «Svegliati, mio cuore».
È interessante che l’autore degli Atti ci sveli da dove scaturisce il loro essere vivi: avevano rischiato la vita per Gesù.
Questo rischiare noi stessi per Gesù, ci rende nuovi, capaci di essere svegli nel cuore!
Vangelo: ovunque c’è amore, rischio della vita per…, dono di sé c’è vocazione, c’è chiamata. Dunque c’entra un altro, altri, c’entra Lui!