A cura di don Ezio Del Favero

16 – Il Monte Giardino

Quel luogo diventò di nuovo un giardino fiorito...

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Non potendo più sopportare la malvagità degli uomini, uno stregone decise di rifugiarsi sulla più alta delle montagne. Provocò un maleficio per cui tutti i fiori – quelli dei boschi, dei prati, delle colline, del mare, delle rive dei fiumi e dei laghi – morirono all’istante. Il che fece sparire anche tutti gli animali. Quel paese, una volta bello e fiorito, divenne un deserto.

I bambini, non avendo mai conosciuto i fiori, non credevano ai racconti dei vecchi. «Ci raccontate storie inventate!» si lamentavano, osservando tristi le distese di terra spoglie. Tra di loro, un bambino non accettava il fatto che delle meraviglie fossero sparite per sempre. Ascoltava con attenzione le storie della madre e le chiedeva di continuare a raccontare, perché gli piaceva sentir parlare della bellezza dei fiori. “Quando sarò grande – pensava – andrò in cerca dello stregone e gli chiederò di ridare colore al paese”.

Gli anni passarono e il ragazzo crebbe, come anche il suo amore per i fiori. Un giorno disse alla madre: «Vado a cercare lo stregone per chiedergli di restituirci i fiori!»  La donna cercò di dissuaderlo: «Quanto ti ho raccontato erano solo favole, narratemi da mia madre, che le aveva sentite da sua madre e così via. Se anche tu camminassi per mille anni, non troveresti mai lo stregone sulla montagna!» Ma il giovane si mise in cammino e la gente, vedendolo passare, rideva di lui: «Solo gli sciocchi credono alle storie!»

Il giovane camminò a lungo finché non arrivò ai piedi di una montagna, così alta che la sua cima era invisibile. Si disse: “Devo trovare un sentiero”. Ispezionò le rocce e trovò un piccolo gradino e poi un altro ancora. Così cominciò la scalata, non senza timore. Alla fine del primo giorno, si fermò su una terrazza per riposarsi. La cima della montagna non era visibile. Lo stesso per 6 giorni di fila. Si stava scoraggiando, quando il pomeriggio del settimo giorno vide la cima e, con grande coraggio e nonostante la fatica, riuscì a raggiungerla, mentre il sole scompariva e la notte copriva completamente il gigante di pietra.

Lì vide una sorgente. Al primo sorso d’acqua, la sua fatica evaporò. Poi sentì una Voce: «Che cosa sei venuto a cercare su questa cima?» «Sono qui per incontrare lo stregone e chiedergli di restituirci i fiori e le altre creature. Un paese senza fiori, uccellini e api è triste! Solo la bellezza può rendere le persone buone e i miei paesani smetterebbero di essere cattivi se si vedessero restituire i fiori». In quell’istante il giovane si sentì sollevare e fu trasportato nel Giardino dei fiori eterni. Fu posato al suolo, su di un tappeto di fiori variopinti, ancora più belli di come avesse immaginato! Nell’aria aleggiava un profumo delizioso e i raggi del sole si riflettevano sul suolo multicolore, come se migliaia di arcobaleni stessero danzando. Il giovane si commosse, mentre la Voce gli diceva di scegliere i fiori che gli piacevano di più. Così fece e ne scelse di tutti i colori. Poi fu ricondotto sulla cima del monte su cui si era arrampicato.

La Voce precisò: «Porta i fiori con te. D’ora in poi, grazie alla tua fede e al tuo coraggio, i tuoi paesani non saranno mai più senza fiori. I venti del nord, dell’est, del sud e dell’ovest li nutriranno con la pioggia e le api daranno il miele che ricaveranno da essi». Il giovane ringraziò e iniziò la discesa della montagna, che, nonostante la quantità di fiori che portava, sembrò più facile della salita. Quando arrivò nel suo paese, gli abitanti, vedendo i fiori e respirandone il profumo, coscienti che non stavano sognando, esclamarono: «Sapevamo che i fiori esistevano davvero e che non erano semplici storie inventate!»

Quel luogo diventò di nuovo un giardino fiorito. I boschi, i prati, le colline, i campi, le rive del mare, dei fiumi e dei laghi si ricoprirono di fiori. I venti portarono la pioggia e gli uccelli tornarono, così come le farfalle e le altre creature, specialmente le api. Gli abitanti furono felici e proposero al giovane di farlo Re, per aver osato compiere ciò che nessuno aveva ritenuto possibile.

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La Parabola – originaria dell’Oceania – si conclude con un lieto epilogo che diventa un messaggio universale: «Quel giovane, pieno di fede e di coraggio, accettò e divenne un buon Sovrano, amabile, risoluto e intelligente. Ai sudditi ripeteva: “Ricordiamoci che è stata la nostra cattiveria a provocare la scomparsa dei fiori nel nostro bel paese!” E, siccome nessuno voleva tornare a vivere in un deserto ed essere privato del dolce miele, tutti si sforzarono di essere buoni, sempre».