a cura di don Ezio Del Favero

35 – Le farfalle dei monti

In quella parte di mondo, sulle rive di un lago circondato da ripide pareti montagnose, ancora oggi le farfalle vivono...

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Nel cuore dell’Africa, accanto alle rive di un lago circondato da ripide pareti montagnose, i pescatori navigavano sulle loro canoe. Per loro e per le loro famiglie quel luogo era un paradiso in terra. I raggi del sole si riflettevano sulle scie che le imbarcazioni dei pescatori lasciavano sulle pacifiche acque; piccole goccioline, intrecciandosi con la luce dell’astro, creavano mille stelline luccicanti in una danza scintillante di colori, in armonia con l’arcobaleno variopinto di incantevoli farfalle che svolazzavano ovunque, lasciando le nevi fredde sulle montagne lontane.

I pescatori, dal viso bruciato dal sole, sembravano rilassarsi in mezzo a quella danza di colori ipnotizzante, pur faticando con le loro reti da pesca solitamente colme di pesci.

Ma un giorno, pur gettando e sollevando le reti più volte, gli uomini tornarono al villaggio stanchi e sconsolati, non avendo pescato nulla. I bambini sulla riva si rattristarono vedendo i panieri vuoti. Quella sera, mentre il sole ritirava i suoi raggi splendenti e il villaggio si tingeva di rosso, nessuno avrebbe mangiato e poi danzato come il solito in un clima di festa al suono dei tamburi! «Perché i pesci, solitamente numerosi, sono spariti improvvisamente?», si chiedevano tutti.

Il mistero fu presto chiarito. Un uomo del villaggio, il più malvagio, era riuscito a catturare la Regina delle farfalle che viveva sulle rive del Lago insieme a un arcobaleno variopinto di splendide compagne e l’aveva venduta ad alcuni stranieri. Motivo per cui le farfalle si erano riunite in assemblea e avevano deciso di punire l’intero villaggio degli uomini. Erano partite in sciame e avevano coperto con le loro ali la superficie delle acque, oscurando il fondale e facendo fuggire i pesci spaventati a causa dell’oscurità. A quel punto, lo stregone pensò di accendere un grande falò nella notte, per poter localizzare il luogo in cui gli stranieri tenevano prigioniera la Regina delle farfalle. Detto fatto, quando fu scoperto sulla montagna il luogo della prigionia della loro Sovrana, le farfalle, come una cometa colorata, si precipitarono in sciame contro gli stranieri. Costoro, terrorizzati e feriti, fuggirono dal loro nascondiglio abbandonando la prigioniera, che poté tornare nel suo regno paradisiaco sulle rive del lago.

Così tutto tornò come prima e i pescatori ripresero a navigare sulle loro canoe nel loro splendido paradiso, dove i raggi del sole si riflettevano in una danza scintillante di colori, in armonia con l’arcobaleno variopinto delle incantevoli farfalle che svolazzavano ovunque, lasciando le nevi fredde sulle montagne lontane.

I pescatori dal viso bruciato dal sole tornarono a riempire le loro reti da pesca e i bambini sulla riva ricominciarono a sorridere vedendo i panieri pieni di pesci.

In quella parte di mondo, sulle rive di un lago circondato da ripide pareti montagnose, ancora oggi le farfalle vivono del loro regno incantevole e incontrastato insieme ai pescatori e alle loro famiglie, in armonia.

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La parabola – raccolta tra i pescatori del Lago Tanganica (Tanzania) – racconta l’armonia che si crea quando le persone convivono con la natura rispettandola e utilizzando i doni che essa elargisce in maniera sapiente, ovvero servendosi solo di quelli necessari per la sopravvivenza. Quando tale equilibrio viene destabilizzato, ne risentono sia gli uomini che il creato… 

Proverbi africani sul tema. «La canoa rispetti l’acqua e l’acqua rispetti la canoa». «La terra non ci è stata data dei nostri antenati, ma prestata dai nostri figli». «All’origine del nuovo mondo, i sacrifici e il rispetto della creazione da parte dei nostri vecchi». «Se molte formiche si mettono assieme, spostano anche l’elefante» (sulla forza dello sciame delle farfalle)…