Incontrare Gesù profugo e migrante

Il cammino della pace

Nella 51.ma Giornata mondiale della pace - 1° gennaio 2018

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Non è facile andare oltre le immagini accattivanti di luci, consumi, regali, per entrare nello spirito del Natale, se non si entra nel silenzio dell’ascolto. Sembra proprio che il centro non sia più Gesù, come ha osservato Papa Francesco nell’Angelus di domenica scorsa. Qualche anno fa potevamo ironizzare su come il mondo sovietico avesse trasformato il Natale nella festa di Nonno Gelo per mantenere la tradizione della festa cancellandone il contenuto. Ma nella nostra società le cose sembrano andare in una direzione simile: con il pretesto di rispettare le diverse sensibilità religiose o per un malinteso concetto di laicità, si sceglie di cancellare tradizioni e segni che richiamano il Natale, un evento che pure è alla base della scansione del nostro tempo storico, oppure si usano questi segni come strumento di lotta politica, mentre prevalgono le dimensioni esteriori della festa e restano in ombra le sue radici spirituali. D’altro canto, la cronaca ci pone dinanzi a un fenomeno planetario che non sembra destinato a passare in fretta. Le migrazioni, infatti, ci accompagnano da anni e oggi sono divenute un fenomeno complesso e doloroso, nel quale milioni di esseri umani sono costretti ad affrontare prove severe e umiliazioni, se non la morte stessa. Eppure proprio nel Natale risuonano le parole del Vangelo di Luca che narra il cammino di Maria e Giuseppe di Nazareth verso Betlemme, dove non c’era posto per loro in albergo.

Per questo lunedì 1° gennaio, solennità della Santa Madre di Dio e 51.ma Giornata mondiale della pace, ciascuno è invitato a mettersi in cammino per riflettere sulla condizione di profughi e migranti e manifestare la propria solidarietà: alle 17 dal teatro comunale muoverà il Cammino della pace che attraverso piazza dei Martiri giungerà in piazza Duomo, dove si concluderà sul sagrato, per proseguire, per quanti lo vorranno, con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Renato. Nelle diverse tappe della manifestazione, voluta dalla Caritas diocesana, dall’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, dall’Ufficio missionario, da Insieme si può, da Libera e con la partecipazione delle diverse comunità di migranti, saranno proposte alcune testimonianze sul tema della Giornata.

Papa Francesco ha posto il fenomeno dei flussi migratori al centro del messaggio della Giornata – «migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace» – così come del messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del Rifugiato, che sarà celebrata il 14 gennaio. È questo il segno chiaro di quanto stia a cuore al Papa la situazione dolorosa delle tantissime persone che fuggono da guerre, discriminazioni, miseria, degrado ambientale, per cercare altrove una vita migliore. Il Papa sottolinea che l’incontro con il migrante o con il rifugiato è un incontro con Gesù e che questo incontro deve testimoniare un impegno concreto, come risposta a una realtà che interpella tutti, governanti e semplici cittadini, in vista del bene comune e di ciascuno. Il Papa stigmatizza la retorica che spesso ammanta di paure la volontà di non affrontare consapevolmente il problema e invita ad avere uno sguardo contemplativo, capace di riconoscere che tutti facciamo parte di una sola famiglia e che tutti hanno lo stesso diritto a usufruire dei beni della terra, in definitiva uno sguardo di fede da rivolgere sulla città in cui viviamo, che scopra «quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze […] promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia».

Nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace Papa Francesco propone quattro «pietre miliari per l’azione»«, che riprende nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Sono quattro verbi, che indicano altrettanti passaggi necessari per affrontare il problema: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Accogliere, cioè aprire vie di accesso legale e»« non respingere profughi e migranti verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze»; proteggere ricorda la necessità di tutelare la dignità di chi fugge da un pericolo reale e impedire il loro sfruttamento; promuovere vuol dire avere a cuore lo sviluppo umano integrale di migranti e rifugiati; integrare significa donare a rifugiati e migranti la possibilità di partecipare pienamente alla vita della società che li accoglie, e tutto questo pur tenendo conto della sicurezza della società che accoglie e pur facendo ricorso alla prudenza per misurare le capacità effettive di accoglienza e di integrazione.

Questo non è compito solo di chi governa, ma anche della società civile e, in particolare, della comunità cristiana, consapevole di incontrare Gesù, il Dio con noi, nelle persone che cercano sicurezza, pace e migliori opportunità di vita.

Francesco D’Alfonso