L’omelia di Natale del vescovo Renato porta la testimonianza dei carcerati di Baldenich

Non temete: prorompete insieme in canti di gioia

Le parole di un detenuto che, poche ore prima, ha chiesto di essere battezzato

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«Non temete: prorompete insieme in canti di gioia»: queste parole bibliche, che più volte la liturgia fa risuonare nelle celebrazioni della vigilia, della notte e del giorno di Natale, sono state al centro delle omelie che il vescovo Renato Marangoni ha tenuto nelle liturgie che ha presieduto nel carcere di Baldenich, nella Cattedrale di Belluno e nella Concattedrale di Feltre.

Per il Vescovo, come da tradizione, il Natale è iniziato il giorno della vigilia, 24 dicembre, con una sessantina di detenuti, che hanno partecipato alla Santa Messa nei locali del carcere, concelebrata dal cappellano fra Olindo Donolato e con la presenza dei volontari del gruppo “San Francesco”. Le letture del giorno sono state lette a turno da alcuni detenuti, uno dei quali, visibilmente commosso, ha esternato il suo desiderio di essere battezzato e la sua gioia per la nascita dei suoi due figli gemelli, alla quale non ha potuto assistere. La sua testimonianza è stata riportata dal Vescovo alla Messa di mezzanotte, presieduta in Duomo a Belluno: «Questa persona in carcere mi ha raccontato la sua storia, le sue paure, i suoi timori – ha spiegato il Vescovo durante l’omelia – Le sento, queste parole, come un’attualizzazione per tutti noi di quel “non temere” rivolto ai pastori». Di questo e di altri detenuti, il Vescovo ha accolto la richiesta di cominciare il cammino di iniziazione cristiana, che li porti al battesimo: saranno accompagnati da un diacono e da una suora. Poi il Vescovo, dopo aver riferito le parole del detenuto, ha commentato: «Mi chiedo, ci chiediamo se noi come comunità cristiana sapremo dire con il cuore: “non temere”».

Oggi, 25 dicembre, dopo la celebrazione del mattino nellal Concattedrale di Feltre, il Vescovo è tornato in Cattedrale per la Messa vespertina: «Il profeta Isaia – ha detto, commentando le letture – esorta le rovine di Gerusalemme a prorompere in canti di gioia. Il termine “rovine” fa pensare a una gioia che da tempo noi non coltiviamo; una gioia alla quale siamo venuti meno. Questa buona notizia, questo vangelo della gioia ci porta in luoghi un po’ a parte e non più considerati dal mercato dell’efficienza; ci riporta nei luoghi dell’interiorità e nel cuore della nostra vita». E ha citato la testimonianza di un secondo detenuto, ascoltata il giorno precedente a Baldenich: «Mi ha detto così: “tutto quello che ho passato e sofferto è niente, oggi che è Natale, se penso a tutto il bene che posso fare”. Le rovine di Gerusalemme, noi, rovine di Gerusalemme, – ha concluso l’omelia il Vescovo – possiamo prorompere di gioia, pensando a tutto il bene che possiamo fare da qui al futuro».

 

Omelia alla messa nella notte di Natale

Omelia alla messa del giorno di Natale