A cura di don Ezio Del Favero

141 – La Regina dei monti Djurdjura

Tutto quello che darete nel bene vi sarà restituito e non subirete alcun torto

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Un popolo abitava tranquillamente in una regione che chiamavano “Immenso mare di sabbia”. Gli abitanti erano pacifici, a iniziare dalla famiglia reale, composta dal Re, dalla Regina e da una bellissima Principessa.

Un giorno arrivò un pretendente al trono e imprigionò i reali, a eccezione della Principessa che riuscì a sfuggire insieme alla sua fedele ancella. Le fuggitive riuscirono a portare con loro due asine, due capre, due cammelle, due sacchi di provviste e due otri di pelle pieni d’acqua. Le due donne camminarono a lungo tra insidie, pericoli, timori, paura di morire, privazioni, peripezie… ma anche prove di solidarietà, ingegno e astuzie femminili che le condussero in un luogo lontano, ai piedi della catena montuosa del Djurdjura. Quel territorio era abitato da un popolo povero, che non conosceva altra gente e la loro cosiddetta civiltà.

Le nuove arrivate si fermarono presso quella popolazione, insegnando agli abitanti a scrivere, a lavorare l’argilla, a tessere stoffe e tappeti, colorando la lana delle pecore con le sostanze ricavate dalla terra e dalle piante… Finché la Principessa, divenuta in fretta molto popolare, venne scelta come Sovrana di quel nuovo Regno.

La Principessa del deserto, divenuta poi Regina dei monti, ebbe sette figli e sette figlie che avrebbero regnato dopo di lei. Un giorno la Regina convocò i figli maschi e disse loro: «Ragazzi miei, voi avete le sette qualità che servono nella vita… Ma esse possono anche generare altrettanti difetti. State attenti e vegliate affinché prevalgano sempre e solo le qualità!». E precisò: «Il primo figlio è la Volontà! La volontà che ci aiuta a guidare altri uomini e indica la strada da seguire, ma che può anche indurre in errore. Il secondo figlio è la Forza! La forza che difende i deboli ma che può anche distruggerli. Il terzo figlio è l’Orgoglio! L’orgoglio che fa tenere la fronte alta verso il cielo ma che, facendo toccare il cielo, può anche infrangersi contro il cielo stesso. Il quarto figlio è il Coraggio! Il coraggio che spinge ad attaccare e a resistere al nemico, sia esso un uomo, un leone o un serpente, con la stessa sicurezza. Ma spesso può far avvicinare alla morte. Il quinto figlio è la Generosità! La generosità che dà tutto ciò che possiede, ma anche ciò che non ha e che non avrebbe mai il diritto di donare. Il sesto figlio è l’Astuzia! L’astuzia che fa credere ciò che vuole, ma che può anche prestarsi alla menzogna. E il settimo figlio è la Fede! La fede che crede nel destino. E colui che ha la fede è al tempo stesso due uomini, uno della terra e uno del cielo».

Poi la Regina si rivolse alle ragazze: «La prima figlia è la Dolcezza! La dolcezza che cura tutte le ferite, del corpo e dell’anima. La seconda è la Tenerezza! La tenerezza che culla tutti i cuori. La terza è la Freschezza! La freschezza che calma ogni sete e ogni febbre. La quarta è la Pace! La pace che sbaraglia il malvagio e sempre riporta la serenità. La quinta è la Gioia! La gioia che irradia il suo sorriso ovunque, che illumina come il sole. La sesta è la Prudenza! La prudenza che sempre e ovunque fa scegliere e agire con calma e con saggezza. La settima è la Gratuità! La gratuità che dona senza condizioni e che scioglie i cuori».

Quando la Sovrana morì, gli abitanti dei monti Djurdjura erano disperati, ma consolati dall’eredità straordinaria che la loro cara Regina aveva loro lasciato: i suoi figli e le sue figlie, che avrebbero perpetuato la sua saggezza e le sue qualità. Quel popolo divenne famoso per la forza, il coraggio, l’astuzia, la prudenza, la fede, la pace e tutte le altre virtù che la Principessa venuta da lontano aveva loro lasciato in eredità nella figura dei suoi validi successori.


Ancora oggi – precisa il racconto raccolto in Algeria – ogni abitante del luogo, uomo o donna, quando passa davanti alla tomba della Regina dei monti, vi depone una pietra in segno di rispetto. A poco a poco sulla tomba della Sovrana si è formato un colossale monumento megalitico, considerato dalle popolazioni locali il cimitero della Progenitrice e dei suoi successori, detti anche i Giganti dell’antichità.

Saggezza dal Corano: «Non sta a te guidarli, ma è Allah che guida chi vuole. E tutto quello che darete nel bene sarà a vostro vantaggio, se darete solo per tendere al Volto di Allah. E tutto quello che darete nel bene vi sarà restituito e non subirete alcun torto».