A cura di don Ezio Del Favero

177 – La foglia e la formica

...vide sparire la foglia lontano, trasportata dalle raffiche del vento

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C’era una volta un paese coperto di sole. Lì, in una capanna isolata sulle montagne, abitava una donna che, dopo alcuni infruttuosi tentativi, un bel giorno diede alla luce una bimba, nera come l’ebano e dagli occhi profondi e penetranti. La donna viveva isolata sui monti perché in realtà era una strega, gelosissima della sua neonata e torturata dall’idea che un giorno qualcuno potesse strappargliela e portarsela via.

La bimba crebbe, divenne una bellissima ragazza. Qualcuno la vide e sparse la voce, per cui i giovani cominciarono ad arrivare presso la capanna sui monti per chiederla in matrimonio. La madre, però, servendosi della stregoneria, trasformava i pretendenti in alberi, uccelli, farfalle…

Un giorno, arrivò in quel paese un principe, venne a sapere della bella ragazza, andò a trovarla e s’innamorò di lei. E la giovane, sino ad allora imperturbabile, si innamorò di lui. Quando il principe le disse che doveva tornare al suo paese per dare il lieto annuncio ai suoi, i due innamorati si separarono col cuore triste! La madre, gelosa, seguì il giovane, lo fermò e lo fissò negli occhi; il principe, allora, si sentì svanire e si mise a girare su se stesso spinto dalla forza del vento della sera: la donna lo aveva trasformato in una foglia morta!

La ragazza vide la scena e, con le lacrime agli occhi, impotente di fronte a quella stregoneria, vide sparire la foglia lontano, trasportata dalle raffiche del vento.

Il giovane, dal canto suo, si senti preda di un implacabile destino, contro il quale stava lottando invano. La foglia, spinta di qua e di là, cadeva e si sentiva risollevare e trasportare altrove, verso nuovi orizzonti.

Un giorno, la foglia cadde in una palude e avvertì una piccola creatura posarsi su di lei: era una formichina tutta inzuppata che, senza il suo aiuto, sarebbe morta annegata. «Foglia cara – disse la formica – non so proprio come ringraziarti… Sei stata buona e generosa con me, per cui vorrei ricompensarti!». «Ti prego, aiutami!», supplicò la foglia. La formica si stupì del fatto che una foglia, per di più morta, potesse parlare!

«Non sono una foglia! Sono, in realtà, un principe così trasformato da una strega che non voleva accettare l’idea che sposassi sua figlia. E la furia del vento mi ha condotto qui. Aiutami, ti prego! Aiutami a ritrovare le sembianze umane».

La formichina corse allora in cerca di aiuto. Chiamò le compagne e, grazie a loro e all’aiuto di alcune farfalle amiche, la foglia poté finalmente uscire dall’acqua ed essere trasportata al formicaio. Là, vivevano numerosissimi bruchi per lavorare la seta e ragni tessitori: le loro stoffe erano simili alle ali delle farfalle. La foglia fu distesa sopra una stuoia e le formiche partirono in cerca delle erbe dai poteri magici e, con la pozione ottenuta, trasformarono la foglia nel giovane e forte che era stata. «Cari amici – disse il principe – non so come ringraziarvi! Senza di voi sarei rimasto preda del vento sino alla fine dei miei giorni. Ve ne sarò eternamente grato. Ma ora devo partire per rivedere la mia futura sposa, anche se le foglie morte, in preda al vento, non ritornano mai sui luoghi dei loro amori».

Le formiche, dal canto loro, decisero di seguire il principe, rivestito delle stoffe cangianti tessute dai ragni apposta per lui. Il giovane si diresse sulle montagne e arrivò alla dimora della ragazza. La strega, quando lo vide, presa dall’angoscia fuggì lontano, in preda alla rabbia e alla disperazione, per non tornare mai più. La ragazza, invece, si precipitò incredula e felice tra le braccia del suo eroico principe…


Termina la parabola raccolta in Costa d’Avorio: «Alcuni giorni dopo, al chiaro di luna, i due giovani si unirono in matrimonio, accompagnati da due file di formiche cariche di fiori. E vissero lieti per sempre, in armonia con le creature che avevano restituito loro la felicità.