A cura di don Ezio Del Favero

182 – Il tesoro tra le rocce della baia

«...un tesoro che ti renda sempre felice e che non ti sarà mai tolto»

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Sulle rive del Grande Fiume viveva un povero pescatore, che, nonostante la pesca sempre scarsa, si accontentava della sua esistenza. «Chissà che un giorno il buon Dio non mi ricompensi dei miei sacrifici!», si augurava.

Un giorno, mentre la pesca era più scarsa del solito, si sentì particolarmente triste e stanco: «Se almeno avessi qualcuno accanto, una donna e dei bambini che mi consolassero! Però, per averli dovrei guadagnare di più!». Mentre pensava così, le reti catturarono un grosso pesce e il giovane fu felice. Tirato sulla riva, inaspettatamente, il pesce parlò: «Ti supplico, lasciami libero! Sono vecchio, ormai, lasciami morire sul fondo delle acque dove sono vissuti i miei avi!». Il pescatore era indeciso se rinunciare a quel dono prezioso, ma poi, commosso dallo sguardo supplichevole della creatura, la trascinò in acqua. Il pesce guizzò al largo, per poi riemergere e profetizzare: «Ti sarò sempre grato! Che lo Spirito del fiume possa offrirti un tesoro molto più prezioso di questo vecchio pesce; un tesoro che ti renda sempre felice e che non ti sarà mai tolto». Poi il pesce scomparve, lasciando il pescatore pensieroso e stupito.

Trascorsero i giorni e la vita del giovane pescatore riprese il suo ritmo consueto, per certi aspetti peggiore di prima, a causa della pesca sempre più scarsa. Allora il povero pescatore decise di andarsene con la sua piroga lungo il Grande Fiume, in direzione del tramonto. Remò a lungo e al tramonto accostò alla riva, mentre il sole inondava il fiume di una fantasmagoria di colori. «Eccomi qui, scoraggiato e solo, in una terra sconosciuta, come una povera foglia trasportata dalle onde. Cosa mi riserverà il destino? Che gli spiriti degli avi siano con me!».

Improvvisamente il giovane udì delle risate che provenivano dalle rocce vicine. Si avvicinò e vide all’interno di una baia delle splendide ragazze che giocavano con le acque. Si ricordò della leggenda che diceva che, al tramonto, le Figlie delle onde facessero il bagno in una baia tra le rocce. Quando le donne videro lo straniero, corsero a rifugiarsi in una grotta. E il giovane fu avvicinato da due uomini armati: «Come osi sorprendere la figlia del Re del fiume mentre si bagna? Pagherai caro questo sacrilegio!». Pieno di paura il giovane azzardò: «Non sono che un povero pescatore venuto dall’altra parte del fiume. Che il buon Dio mi sia testimone: non avevo alcuna intenzione di disturbare il bagno della principessa». Nel frattempo, le ragazze si avvicinarono dopo essersi rivestite. In mezzo a loro c’era una giovane con un diadema di conchiglie in fronte: non poteva che essere la Principessa: splendida: graziosa, elegante, dal portamento nobile. Costei allontanò con gentilezza le guardie e si presentò: «Mi chiamo Dena, figlia unica del Re del Fiume. Non aver paura, non ti sarà fatto alcun male!».

Dena prese in disparte il giovane e gli confidò: «Un’anziana indovina mi aveva profetizzato che l’uomo della mia vita mi sarebbe apparso una notte in sogno. Fino ad oggi sono stata richiesta da molti principi, ma io attendevo colui che mi fosse apparso. Rifiutai pure il figlio del potente Signore delle Foreste, le cui ricchezze si dice siano più numerose dei granelli di sabbia sulla spiaggia. Feci incollerire mio padre, che da quel giorno si lasciò deperire. Ha rinunciato a inseguire con i suoi valorosi guerrieri gli indomabili zebù blu delle foreste; durante le feste di plenilunio guarda pensieroso i danzatori acrobati e il suo corpo non entra più “in trance” al ritmo dei tamburi sacri; ha perso la speranza di vedermi sposata. Per tre notti lo Spirito dei sogni è disceso sul mio sonno e ho visto un uomo identico a te su di un enorme pesce che discendeva dolcemente il Grande Fiume. L’uomo dei sogni sei tu!».

Il giovane, fortemente emozionato, rispose alla Principessa: «Stento a credere alle tue meravigliose parole. Come può un povero pescatore essere degno di tanta fortuna?». In tutta risposta Dena lo prese per mano e lo condusse al cospetto del Re. Il giovane si ricordò della profezia del pesce: «Che lo Spirito del fiume possa offrirti un tesoro molto più prezioso di me!». Il Re fu colmo di gioia e acconsentì alle nozze. Alla morte del Sovrano, Dena e il suo sposo ereditarono il Regno del fiume, vissero felici ed ebbero molti figli. Fu così che si realizzò la profezia: «Che lo Spirito del fiume possa offrirti un tesoro molto più prezioso di questo vecchio pesce; un tesoro che ti renda sempre felice e che non ti sarà mai tolto».


Termina la parabola raccolta in Costa d’Avorio: «I vecchi raccontano che nelle notti di plenilunio, quando l’astro si riflette sulla calma superficie del Grande Fiume, vagamente si possono scorgere i profili di un uomo e di una donna in mezzo alla luna».

 Illustrazione di Brio