A cura di don Ezio Del Favero

198 – Il Samurai e il bambino

Nell’antico impero del Giappone, sulle pendici sacre di quel monte viveva un saggio di nome Okubo...

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Il Monte Mitoku è il gioiello della corona montuosa di Tottori. Uno dei tre siti sacri di ascetismo montano in Giappone, importante meta di pellegrinaggio. Nell’antico impero del Giappone, sulle pendici sacre di quel monte viveva un saggio di nome Okubo, che aveva l’incredibile e invidiabile capacità di rispondere a tutte le domande che gli venivano poste semplicemente raccontando una storia. I suoi discepoli ne rimanevano ogni volta molto colpiti.

Un giorno, un discepolo gli chiese: «Maestro, ci dica, ci spieghi come fa ogni volta a trovare la storia che risponda esattamente alla domanda che le viene posta?».

E il saggio Okubo, lisciandosi la lunga barba bianca, rispose: «Ma è semplice, ti racconto proprio una storia…».

Il saggio raccontò: «Nei giorni travagliati degli imperatori Heiji, c’era un Samurai, un grande arciere, che girava il paese sempre alla ricerca di una maggiore padronanza della sua arte. Il nome Samurai deriva dal verbo “saburau”, che significa “servire” o “tenersi a lato” e quindi “servitore”. I Samurai costituivano una casta colta che, oltre alle arti marziali, direttamente connesse con la loro professione, praticavano arti Zen, meditative».

«Un giorno – continuò il saggio – il famoso Samurai arrivò in una modesta locanda. Fu condotto nel cortile e lì rimase sbalordito: su tutte le pareti del recinto vide bersagli dipinti con una freccia piantata proprio in mezzo a ciascuno di essi. Chiamò l’oste: “Chi è il grande guerriero che ha fatto questo?”. “È solo mio figlio”, risponde l’oste. “E dov’è, tuo figlio?”. “È laggiù, credo stia giocando con le galline”.

Il Samurai andò a cercare il bambino e, trovatolo proprio accanto alle galline, lo fece venire nel cortile della locanda e, indicandogli i bersagli con la freccia piantata, gli chiese: “Sei tu che hai fatto questo?”. “Sì, signore”, rispose semplicemente il bambino. Poi, senza aggiungere parola, il Samurai fece un passo indietro e, con un gesto estremamente armonioso, lento e veloce come un battito di ciglia, scoccò una freccia proprio al centro del bersaglio più lontano, spezzando in due la freccia del bambino. Allora disse al piccolo: “Questa è la mia tecnica. Mi mostri la tua?”…».

Okubo, dopo un attimo di silenzio, di fronte ai discepoli curiosi di conoscere il resto del racconto, continuò: «Il bambino rispose al Samurai: “Ah, io non lo faccio affatto così, tiro prima la freccia e poi disegno il bersaglio!”. Al ché il Samurai rimase sbalordito e colpito dall’arguzia di quel bambino, che in futuro sarebbe diventato a sua volta un grande Samurai… E io – precisò il saggio – faccio la stessa cosa con le vostre domande e le mie storie: disegno la storia intorno ai vostri interrogativi. Detto ciò, il racconto del Samurai e del bambino risponde al vostro interrogativo “come fa a trovare una storia che risponda esattamente alla domanda che le viene posta?”.


La parabola – raccolta in Giappone – ci riporta nel magico mondo orientale, con la sua proverbiale saggezza che si esprime attraverso esempi, proverbi, leggende, componimenti poetici tipo “Haiku” nel paese del Sol Levante.

A proposito dei Samurai, è interessante precisare che il ciliegio, oggi assunto a simbolo di tutte le arti marziali, venne adottato da essi quale emblema di appartenenza alla loro classe. Nell’iconografia classica del guerriero, il ciliegio rappresenta insieme la bellezza e la caducità della vita: esso, durante la fioritura, mostra uno spettacolo incantevole nel quale il Samurai vedeva riflessa la grandiosità della propria figura avvolta nell’armatura, ma è sufficiente un improvviso temporale perché tutti i fiori cadano a terra, proprio come il Samurai può cadere per un colpo di spada infertogli dal nemico. Il guerriero, abituato a pensare alla morte in battaglia non come un fatto negativo, ma come l’unica maniera onorevole di andarsene, riflette nel fiore di ciliegio questa filosofia.

Un antico verso Haiku ancora oggi ricordato è: «Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero», ovvero: «Come il fiore del ciliegio è il migliore tra i fiori, così il guerriero è il migliore tra gli uomini».

Intendendo per guerriero non solo chi combatte, ma chi pratica anche arti meditative, come i Samurai.