A cura di don Ezio Del Favero

207 – La conversione del Duca

Il priore invitò alla penitenza, mentre le voci della festa giungevano dal castello

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Alto, dalle spalle larghe, dal collo massiccio, dal viso incorniciato da un’abbondante criniera e da un colletto di barba bionda, gli occhi vivaci spalancati e mobili riparati da folte sopracciglia, Bertrand, Duca del Bar, ricordava il leone incoronato che appariva sul suo stemma. Giovane e vigoroso, amava il lusso e i piaceri della vita, la buona cucina e le feste. Amava la guerra, in mancanza della quale praticava sulle foreste montane la caccia al lupo o al cinghiale, armato solo di lancia e pugnale, cercando il combattimento corpo a corpo con la bestia braccata dai suoi cani.

Da quando la sua regale sposa Yolande gli aveva delegato le sue prerogative per i suoi feudi di Grasse e Vence, egli aveva dato libero sfogo al suo carattere autoritario e passionale. I sudditi erano preoccupati: «Chissà quali nuove tasse ci imporrà!… Si è appropriato dei diritti di passaggio sul Pont du Loup!… Adocchia le nostre figlie e si sta immischiando nella distribuzione dell’acqua!… Ma Dio lo punirà!».

Il castello del ducato era diventato il luogo di ritrovo della nobiltà locale. Ogni occasione era pretesto per feste e ricevimenti. I sudditi dovevano fornire cibo e vino in abbondanza per quei festini e le ragazze più belle dovevano prestarsi per i servizi. Quando la notte era inoltrata e gli animi annebbiati, gli ospiti si lanciavano in frenetiche farandole al ritmo di tamburelli e flauti. La brezza notturna portava nelle casette ai piedi del castello l’odore degli arrosti e i suoni della festa si mescolavano alle risate delle ragazze nei corridoi e nelle stanze del castello.

Durante una di quelle feste, per tutta la notte il Priore rimase in preghiera per proteggere il suo gregge dalla tentazione della lussuria. E quando la pace finalmente si stabilì all’alba, il prelato fece suonare un mattutino vendicativo, ricordando ai suoi fedeli i doveri cristiani. Bertrand, infastidito dall’implacabilità dell’ecclesiastico, lo chiamò e gli disse: «Smettila di disturbare il sonno dei miei ospiti, se non vuoi incorrere in una fustigazione, qui il padrone sono io!».

La Quaresima si avvicinava. Non curandosene, Bertrand preparò una grande serata, in onore delle sue tre giovani e graziose cugine per le quali nutriva una particolare predilezione. Per il Priore, la provocazione era al culmine!

Quella sera, il signor del castello si superò. Le stanze e i saloni, decorati con superbi tendaggi, riscaldati dai numerosi camini, erano abbondantemente profumati con rare essenze di neroli, rosa, gelsomino e violetta, i profumi preferiti dalle sue cugine.

Fu un banchetto sontuoso. Tagli di buoi, pecore, agnelli e selvaggina venivano arrostiti insieme a trote e pollame grasso. E poi frutta candita, mele cotogne, paste di mandorle, pere con succo, confetti, tutti abbondantemente accompagnati con vini dolci di Gaude. Un famoso trovatore rese omaggio alla bellezza delle donne e al valore di Bertrand. Giocolieri ed equilibristi gareggiarono per talenti. Dopo il ballo, complici l’allegria e il buon vino, la notte proseguì in giochi galanti e senza licenze.

«Fratelli miei, preghiamo per la nostra salvezza!». Radunando il suo gregge in chiesa, il Priore invitò alla penitenza mentre le voci della festa li raggiungevano dal castello. Alle prime luci dell’alba, tutto si calmò e, con il silenzio ripreso, i sudditi poterono finalmente addormentarsi. Nonostante il divieto che gli era stato fatto, il Priore esasperato, suonò il mattutino con più vigore che mai.  Alcuni dei festaioli, però, non si svegliarono più. Gli eccessi portarono tre di loro in un sonno fatale. Alcuni la videro come la mano del diavolo. Tra le vittime, la dolce e tenera Beatrice, amata da Bertrand.

Pazzo di dolore, il Duca fuggì nelle gole del Lupo, per invocare la protezione di Sant’Arnoux. In quel luogo selvaggio, in segno di pentimento, fece erigere una cappella all’ingresso della grotta dove aveva vissuto il santo eremita. Dopo quel tragico episodio, sotto il peso del dolore e dei rimpianti, Bertrand visse da solo, rinchiuso nel suo castello. Rinunciò al suo ufficio di governatore e accettò di ricevere solo la visita del Priore, che divenne il suo confessore.

Venticinque anni passarono così austeri e privi di significato per Bertrand, quando le nuvole portatrici di morte oscurarono il cielo della Provenza: la peste apparve nella regione di Vence. L’epidemia si diffuse rapidamente, colpendo tutte le famiglie dei villaggi. Né le pie processioni, né i camini accesi, né San Lamberto e San Véran riuscirono a frenare la spietata piaga. Trasfigurato, il Duca per settimane curò i malati e seppellì le vittime…


Termina la parabola, raccolta in Francia: «La folle temerarietà del Duca lo portò alla morte, ma la sua conversione lo portò nel Regno dei Cieli»…

Oggi rimane una testimonianza inquietante della tumultuosa esistenza del Signore del Bar. Si tratta di uno strano dipinto anonimo su legno del XVI secolo, intitolato “La danza macabra” ed esposto nella chiesa di Saint Jacques situata sulla piazza dell’attuale villaggio di Bar sur Loup. Vediamo personaggi, riccamente vestiti, impegnati in una gioiosa farandola, bersagliati da diavoli armati di fiocchi. Molti di loro sono sdraiati a terra, colpiti da una freccia fatale. La loro anima che esce dalla loro bocca viene immediatamente afferrata da un diavolo per essere precipitata all’inferno. «Ma la conversione del Duca lo portò nel Regno dei Cieli»…