A cura di don Ezio Del Favero

214 – I saggi della città di Chelm

Chelm aveva una particolarità, in quanto era considerata la città con il maggior numero di saggi

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Chelm aveva una particolarità, in quanto era considerata la città con il maggior numero di saggi, così saggi che potevano sembrare irragionevoli, o addirittura pazzi, per coloro che possedevano una mente ordinaria.

A Chelm, tutte le questioni importanti erano decise dal Gran Consiglio dei Saggi, che si occupava di questioni essenziali come il motivo per cui i cani scodinzolavano, se era meglio lavarsi due volte all’anno per un’ora o solo una volta per due ore… Si trattava di un incontro settimanale che poteva durare un giorno intero e anche estendersi al giorno successivo in quanto vi erano tante questioni importanti da discutere! Le personalità più rispettate sedevano lì, uomini esperti con lunghe barbe grigie, la fronte rugosa dal pensiero, gli occhi logori dalla lettura del Talmuld.

Il più preoccupato per il destino degli abitanti di Chelm era Mottel, il leader riconosciuto della comunità. Le sue parole erano di grande saggezza e molte persone venivano da lui per un consiglio. Ma il suo aspetto esteriore era quello di chiunque. Quando camminava per le strade, silenzioso e riflessivo, nessuno lo distingueva come il Saggio tra i Saggi della città. Certo la gente del posto lo sapeva, ma gli altri come avrebbero potuto riconoscerlo?

Quindi il Gran Consiglio affrontò il problema. Voltarono e rivoltarono la questione, alla disperata ricerca di un segno distintivo per rendere omaggio all’immensa saggezza di Mottel. All’alba del giorno seguente, Yankele il calzolaio ebbe un’idea: «Quello che ti serve Mottel sono scarpe uniche. Hai bisogno di scarpe ricoperte d’oro!». La proposta fu adottata con entusiasmo. «Lasciate che le donne portino i loro gioielli, li fonderemo e io mi occuperò di confezionare le scarpe eccezionali», precisò il calzolaio.

Il giorno dopo, le donne di Chelm regalarono con rammarico gli anelli e gli orecchini ereditati e, con l’oro raccolto, Yankele confezionò uno splendido paio di scarpe ricoperte d’oro. Mottel le indossò con orgoglio e uscì per inaugurarle nei paraggi della città dove vi era una stradina che portava in cima a una montagna, seguito dai saggi del consiglio.

Sfortunatamente, causa le condizioni della stradina, l’oro delle scarpe fu rapidamente coperto di fango e Mottel, preoccupato, convocò il Gran Consiglio. «Non è più possibile vedere l’oro! Non è più possibile intuire la mia grande saggezza!».

Cosa fare? I Saggi erano occupati a pensare, a grattarsi la fronte, a lisciarsi la barba. Che domanda difficile! Sette giorni e sette notti voltarono e rivoltarono la questione. La mattina dell’ottavo giorno fu di nuovo il calzolaio a trovare la soluzione. «Per proteggere le scarpe d’oro, servirebbero degli stivali in pelle sopra di esse». Yankele si mise al lavoro e in tre giorni gli stivali furono pronti. Mottel li mise sopra le scarpe d’oro e andò a fare una passeggiata sulle stradine che conducevano in montagna. Ma nessuno gli prestò attenzione perché i suoi stivali erano simili, anche se un po’ più grandi, a quelli di qualsiasi abitante del posto!

Il Saggio dei Saggi riunì un Consiglio eccezionale: «Non vediamo più la mia grande saggezza!». E Yankele si presentò di nuovo con un’idea. «Questi stivali copri-saggezza non sono degni di Mottel! Ho intenzione di praticare in essi dei fori in modo che l’oro brilli!». Il giorno dopo Mottel ebbe i suoi nuovi stivali, bucati. Ma, come fece i suoi primi passi sulle stradine che conducevano sui monti, il fango tappò i buchi e la grande saggezza di Mottel rimase ancora una volta invisibile.

Allora Yankele ebbe la brillante idea di proteggere l’oro con la paglia e prese in consegna le scarpe per la trasformazione. Purtroppo, come il fango, la paglia celava l’oro e la saggezza di Mottel rimaneva velata. I saggi erano sconvolti e il Gran Consiglio non riusciva più a occuparsi di altro.

Alla fine, fu lo stesso Mottel a trovare la soluzione. «Con o senza fori, con o senza paglia, il fango copre sempre le mie scarpe. Preferisco portarle a mano!». E, tutti felici, lo videro uscire per le strade con le scarpe d’oro in mano. Però Mottel trovò la soluzione assai scomoda, con il rischio, tra l’altro, di essere derubato. Inoltre, nella sua grande saggezza, trovò più ragionevole lasciare le scarpe d’oro a casa.

In seguito, quando Mottel camminava per le strade sporche e fangose, assomigliava a tutti gli altri Saggi perché indossava lo stesso cappello, la stessa barba, lo stesso cappotto nero, gli stessi stivali e la stessa aria pensierosa, ma tutti sapevano che era il Saggio dei Saggi perché aveva pensato di lasciare le sue scarpe dorate a casa in un luogo sicuro.


La Parabola – raccolta in Polonia (da un’idea di Muriel Bloch) – si riferisce alla città di Chelm, che nella comicità ebraica era considerata la capitale leggendaria della follia. L’autore precisa: «Io credo comunque che Chelm si trovi un po’ ovunque!».