A cura di don Ezio Del Favero

25 – L’alberello sognatore e la Culla

Capì di essere diventato lo scrigno che conteneva il Tesoro più prezioso del mondo…

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Sulla cima di una montagna, coperta di pascoli e di pinete profumate di resina, spuntò un giorno un piccolo albero. Nei primi giorni di vita era così tenero e verde che si confondeva con l’erba e con i fiori. Ma, stagione dopo stagione, s’irrobustì. Le sfide autunnali e invernali per fronteggiare i venti e le bufere lo rinvigorirono, facendolo diventare sempre più forte.

Dall’alto, il robusto alberello guardava il mondo e sognava… Come tutti coloro che stanno crescendo, sognava quello che avrebbe voluto diventare da grande. Guardando le stelle che brillavano come diamanti trapuntati sul vestito di velluto nero della notte, si diceva: «Io sopra ogni cosa vorrei possedere un tesoro e custodirlo con cura. Vorrei magari essere coperto d’oro e contenere pietre preziose. Vorrei insomma diventare lo scrigno più bello per custodire i tesori più preziosi del mondo». Passarono gli anni. Caddero le piogge, brillò il sole, si succedettero le stagioni e l’alberello si fece alto e imponente, diventando un albero davvero attraente.

Un giorno, tre boscaioli salirono sulla montagna, con le scuri a tracolla. Cominciarono ad abbatterne gli alberi e a ricavare i ciocchi di legna da bruciare nei camini. Per primi tagliarono i faggi, poi i castagni e infine i pini e i larici.  A un certo punto, un boscaiolo vide l’albero sognatore e, squadrandolo attentamente, decretò: «Questo è un albero davvero splendido! È quello perfetto!» Poco dopo, stroncato da precisi colpi d’ascia, anche l’albero sognatore piombò al suolo. I suoi bei rami, che fino allora avevano scherzato con il vento e fatto da rifugio a uccellini e scoiattoli, furono tutti recisi. Il tronco fu fatto rotolare lungo il fianco della montagna, fino a valle. L’albero pensava. «Magari adesso si realizzerà il mio sogno e mi trasformerò in un magnifico forziere… e poi mi affideranno in custodia un tesoro favoloso!».

Dopo qualche tempo, il boscaiolo portò il tronco da un falegname e il legno esultò. Ma il falegname aveva ben altri pensieri che mettersi a fabbricare forzieri! Con le sue mani callose trasformò il tronco in una semplice e rozza mangiatoia per il bestiame. Il legno, che un tempo era stato bellissimo, invece che essere ricoperto di lamine d’oro e riempito di tesori, fu riempito di fieno per nutrire gli animali di una stalla. Il tronco diventato mangiatoia si chiese sconsolato: «Perché mi succede questo? Non pensavo proprio di dover finire così, dopo aver lottato con il vento, i fulmini, le bufere, la neve, i raggi del sole… lassù sulla cima della montagna!»

Passarono molti giorni e molte notti. L’albero aveva pressoché dimenticato i sogni di un tempo. Ma una notte, la luce dorata di una stella lo accarezzò con i suoi raggi, proprio nel momento in cui una giovane donna con infinita tenerezza sistemava proprio sopra di lui il suo bambino appena nato. «Mi dispiace! Non ho potuto mantenere la promessa di costruirgli una bella culla!» si lamentò il padre del neonato. Mentre la luce della stella scintillava sulle tavole di legno che un tempo erano state uno splendido albero, la mamma sorridendo esclamò: «Questa mangiatoia va benissimo! È magnifica!».

In quel momento, l’albero sognatore, trasformato in semplice mangiatoia, capì che il suo sogno si era finalmente realizzato. Capì di essere diventato lo scrigno che conteneva il Tesoro più prezioso del mondo…

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La Parabola – di origini Nordiche – ricrea tutta la magia del Natale, con l’alberello e il presepe, in questo caso con l’albero che diventa protagonista della Natività.

Il presepe è lo scenario del mondo che Dio sogna: le creature semplici adorano la sua Luce e si lasciano impreziosire dalla sua Presenza…

Recita un detto orientale: «Alcuni dicono che la felicità bisogna cercarla lontano; altri dicono che dimora vicino, nella casa; ma la felicità perfetta è nella culla di un bimbo».

Takis Varvitsiotis: «Dicembre e il cielo ritorna con una mangiatoia e con un albero addobbato».

Orchard: «Gli hanno dato la mangiatoia come culla, la panchina di un falegname come pulpito, le spine come corona, e una croce come trono. Lui ha preso ciò e ne ha fatto la vera gloria del suo essere».