Un Sultano, burbero e sempre accigliato, viveva sulle lontane montagne del Camerun. La figlia minore era una ragazza dolce e affascinante. Un giorno la principessa chiese al padre di poter visitare alcuni paesi dell’Africa nera, in particolare quelli che si affacciavano sul mare. Il padre, anche se burbero, amava la sua beniamina e volle accontentarla, anche per aiutarla a dimenticare la perdita improvvisa di un fratello cui era molto legata. La carovana, con alcuni cortigiani, lo stesso Sultano e la principessa, si mise in marcia, alla guida di un esperto viaggiatore che aveva speso tutta la sua esistenza errando per deserti e montagne, laghi e fiumi, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo da scoprire e poi da narrare. La ragazza era attratta dai favolosi racconti del viaggiatore e, nonostante la differenza d’età, cominciò a provare per lui un sentimento profondo mai prima sperimentato. Il Sultano, secondo le usanze, aveva già promesso la ragazza in matrimonio a un ricco signore, ma la principessa non aveva ancora incontrato il futuro sposo. Il Sultano lasciava che la ragazza rimanesse a lungo con l’esploratore, abile a raccontare con maestria le sue avventure, senza dubitare che tra i due potesse nascere un sentimento profondo.
Col passare dei giorni, la principessa e l’esploratore s’innamorarono, l’una attratta dal fascino e dalle avventure dell’uomo maturo, l’altro dalla dolcezza, dalla curiosità e dalla bellezza della giovane. Ma il destino, o meglio il Fato, che gli arabi chiamano “Kismet”, che futuro poteva riservare ai due innamorati?
I due passavano intere giornate sotto il sole a guardarsi intensamente negli occhi e la sera, sotto i raggi della luna, la ragazza si rifugiava nella tenda dell’esploratore per accoccolarsi tra le sue braccia. I giorni passavano veloci e le notti sembravano volare. Un mattino i viaggiatori raggiunsero una collina e da lì, come un miraggio da sempre atteso, videro la laguna riempita dalle barche dei pescatori notturni. I due innamorati, come fossero soli, si presero teneramente per mano. Ma gli accompagnatori già si erano accorti del loro amore, a differenza del Sultano che ancora non sospettava nulla. Il mare fece da ulteriore cornice al folle amore tra la principessa e l’avventuriero e una notte i due si sposarono in segreto sotto i raggi della luna piena e delle stelle splendenti come uniche testimoni. In quella cerimonia si promisero amore infinito e si scambiarono due talismani identici sorretti da una catenella.
Gli innamorati vissero intensamente dei momenti stupendi, pur temendo il ritorno in patria e la conseguente separazione forzata.
Un giorno, effettivamente, il Sultano decise di tornare sulle montagne lontane, accompagnato però solo da pochi fedelissimi. Per cui sciolse la carovana e ordinò all’esploratore di tornare in patria solo dopo aver perlustrato tutta la zona della grande laguna, a caccia di coccodrilli per procurarsi le loro pelli preziose. La principessa, per l’intera ultima notte, pianse abbracciata al suo amato. Il distacco tra i due innamorati fu a dir poco crudele, ma nessuno poteva ostacolare il “Kismet”, che decretava la fine della loro splendida storia d’amore. Il mattino seguente, la principessa, attraverso la polvere che la carovana aveva sollevato, si voltò con gli occhi arrossati di pianto per salutare il suo amato. E vide il volto maturo dell’esploratore rigarsi di lacrime, che brillavano accarezzate dai raggi del sole. I due innamorati non si rividero più, ma i vecchi sulle cime sperdute dei monti del Camerun raccontano che il loro amore fu comunque senza fine…
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La parabola – raccolta in Camerun – non presenta il lieto fine delle storie fiabesche dove i due innamorati vissero per sempre felici e contenti. Talvolta il Fato (Kismet) può essere o apparire crudele. Comunque la parabola narra l’amore, quello autentico, tenero, romantico, commovente, purtroppo impossibile… ma comunque immortale.