Nuovo volume di don Ezio Del Favero

Le “Parabole della Montagna” a quota 4

«Quello che doni alla fine del viaggio, pesa meno dello zaino e vale più della meta»

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Nel cuore delle Dolomiti, ad Auronzo di Cadore, don Ezio Del Favero raccoglie e rilancia la voce della montagna in “Parabole della montagna 4”, un piccolo scrigno di saggezza pubblicato da Elledici nella collana Alfabeti dell’anima (Torino, 12 maggio 2025, 168 pagine, € 9,00).

È l’ultimo tassello di una tetralogia che dialoga idealmente con i “Quattro libri di lettura” di Lev Tolstoj, condividendone lo spirito educativo e l’accessibilità narrativa. Le storie si innestano profondamente nel paesaggio alpino, trasformandolo in scenario morale e simbolico. Ogni parabola è un racconto breve, nitido e incisivo, e contiene in sé una verità cristallina, simile a un frammento di ghiaccio al sole. Se la parabola del re e del falco, ripresa da Tolstoj, affronta il tema dell’ira e del rimorso, altre storie del volume propongono ulteriori variazioni sul tema della crescita interiore.

Una delle più toccanti racconta di un vecchio camminatore che, giunto al rifugio dopo una lunga salita, divide l’ultima fetta di pane con un cane randagio che lo segue da giorni. Il gesto, semplice e commovente, è accompagnato dalla frase: «Quello che doni alla fine del viaggio, pesa meno dello zaino e vale più della meta». La montagna qui diventa allegoria della vita e dell’accoglienza, insegnando che la condivisione è il vero punto d’arrivo.

Un altro racconto, dal sapore quasi zen, vede protagonista un giovane scalatore smarrito in una tempesta, che si ferma a pregare davanti a una croce di legno dicendo «Nella nebbia ho visto chiaro: non ero solo». Questa parabola suggerisce che la fede non è evasione ma orientamento, una bussola silenziosa nei momenti di smarrimento. Il linguaggio scarno, quasi monastico, accoglie il lettore in un clima di raccoglimento in contrasto con il frastuono del mondo. Significativa anche la storia dei due fratelli, uno rimasto in valle e uno salito in vetta, che si scrivono lettere per colmare la distanza. Alla fine capiscono che la vera salita non è altimetrica ma spirituale, e che «Le lettere sono ponti, ti portano oltre ciò che manca».

In un’epoca dominata da comunicazioni istantanee ma effimere, Del Favero ci ricorda il valore del dialogo lento, pensato e duraturo.

Tra le parabole più potenti spicca quella del re che, assetato, si lascia sopraffare dall’ira e uccide il falco che gli impediva di bere acqua avvelenata, rievocata da Lev Tolstoj. La frase chiave – «Il re guardò il falco che gli giaceva ai piedi e chinò la testa. Umilmente chiese perdono al fedele amico che si era sacrificato per lui» – condensa la lezione morale del volume, sottolineando la necessità di fidarsi del silenzioso linguaggio dell’amore e dell’istinto, prima di cedere all’impulsività distruttiva.

Lo stile dell’autore è sobrio, levigato come le pietre di un sentiero battuto da anni di passi. Le illustrazioni di Elena Rizza, delicate e mai invadenti, accompagnano con grazia le parole e contribuiscono a creare un’atmosfera intima e contemplativa. In un panorama editoriale spesso saturo di rumore e sensazionalismi, Parabole della montagna 4 si distingue per il coraggio della semplicità e la profondità della sua visione etica. È un libro che si legge in silenzio e si rilegge nella memoria, capace di parlare a lettori di ogni età, come le vere storie destinate a durare. Con questo volume Ezio Del Favero ci invita a “salire” non solo geograficamente ma interiormente, riconoscendo nella montagna non un luogo da conquistare ma una maestra da ascoltare. Un invito prezioso, oggi più che mai.

Francesco Distilo