a cura di don Ezio Del Favero

67 – Il canarino di montagna

Un cacciatore, in un pianoro di montagna dove i boschi si facevano più radi, prese in trappola un uccellino giallo...

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Un cacciatore, in un pianoro di montagna dove i boschi si facevano più radi, prese in trappola un uccellino giallo; si trattava di un canarino di montagna. In quei tempi remoti, gli uomini e gli animali erano soliti capirsi e parlare insieme quando la necessità diventava legge.

L’uomo stava per uccidere il piccolo volatile al fine di mangiarlo – nonostante la sua corporatura mingherlina – afflitto dai morsi della fame, quando il canarino si rivolse a lui implorandolo: «Guardami! Come vedi, sono piccolo e magro, farai con me un solo un boccone e certamente non ti sazierai. Lasciami salva la vita e ti rivelerò tre verità che ti saranno utili da subito e per tutta la tua esistenza».

Rispose il cacciatore: «Come posso crederti? È solo uno stratagemma, una menzogna spudorata da parte tua, al fine di salvarti la vita!». «No, no – giurò l’uccellino – te lo assicuro! Ti dirò la prima verità quando sarò ancora nelle tue mani; la seconda una volta appollaiato sulla tua spalla e sarai sempre in grado di prendermi facilmente; la terza non appena sarò lassù sul ramo dell’albero sempre alla tua portata».

Il cacciatore, giudicando la proposta ragionevole, decise di fidarsi: «Va bene! Dimmi pure la prima verità». Il canarino: «Se perdi qualcosa, non devi mai pentirtene, perché la vita deve andare avanti e non caricarsi del passato. Che il domani non sia ostaggio di ieri, perché vivere nel passato, essere nostalgici, rischia di far dimenticare il presente e di chiudere le porte al futuro… Vivere significa vivere il momento presente!».

L’uomo ci pensò e si rese conto che quello che aveva detto l’uccellino era ragionevole e che quella era una verità molto interessante. Tante persone continuano a rimaneggiare il passato ripetendo: «Prima, era meglio!» e lui era proprio uno di quelli. Così mantenne la parola e lasciò che il canarino volasse sulla sua spalla. La creaturina cinguettò: «Ti rivelo la seconda verità. Se qualcuno ti dice qualcosa di assurdo o di inverosimile, rifiutati di crederci, sempre, a meno che egli non ti dia una nitida prova di ciò. Fidati pure, ma controlla tu stesso e moltiplica le tue fonti!».

Il cacciatore annuì con forza dicendosi: «È vero! Tanti sono i miei simili che non si prendono più il tempo di confutare, di verificare, di discutere e di smettere di vivere  “limitati dalla realtà”…».

Mentre l’uomo diceva ciò, l’uccellino volò posandosi su di un ramo fuori dalla portata del cacciatore e cominciò a sogghignare, a ridacchiare e a deriderlo: «Che stupido che sei! E come ti ho preso in giro! Sappi che ci sono due diamanti nel mio cuore, ognuno dei quali pesa più di cinquanta grammi. Se mi avessi ucciso, sarebbero tuoi, ora saresti ricco e saresti soddisfatto nel deliziarti della mia carne tenera e profumata… Ma tu mi hai lascito andare!».

Folle di rabbia, il cacciatore rimpiangendo di non aver ucciso l’uccellino urlò: «Lo sapevo! Vedi, la vita è solo una menzogna. Ma almeno tu hai la vita salva! Rivelami comunque la terza verità!».

«Perché – rispose il canarino – dal momento che sei solo uno stupido che non mette in pratica quello che ti viene detto? Ti avevo raccomandato di non rimpiangere mai niente e tu ti stai già pentendo del tuo gesto di liberarmi. Ti avevo suggerito di non credere a cose non plausibili e tu hai creduto che un uccellino come me, che pesa non più di quindici grammi, potesse contenere due diamanti da cinquanta grammi? Povero sciocco!». «Tuttavia – continuò l’uccellino – ecco la terza verità che ti riguarda più di ogni altra e riguarda tutti i tuoi simili: il desiderio, l’avidità, la gelosia accecano i cuori degli uomini ed è causa di essi se tutti vivono da ingannati».

Su queste sagge parole, il piccolo canarino volò via, per sempre…

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La parabola – raccolta sulle catene montuose della Spagna – aiuta a riflettere sulla verità e la menzogna, il desiderio accecante e l’ingenuità pericolosa. Il canarino rappresenta la furbizia e la scaltrezza, virtù che aiutano a superare le trappole e le difficoltà del vivere.   

Un proverbio spagnolo avverte: «Per la strada del poi si va alla casa del mai!». Proprio come successo nella parabola del canarino di montagna.