a cura di don Ezio Del Favero

73 – La festa delle creature della montagna

Il vecchio chiese il silenzio e cominciò a dirigere il concerto.

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Attratti dai canti del coro, dal profumo del bosco e dall’andirivieni dei visitatori, gli animali – volpi, conigli, donnole, toporagni, scoiattoli, lupi, gufi, cardinali, cinciallegre e molti altri – uscirono dai loro nidi e dalle loro tane. Innumerevoli piccoli occhi brillavano in alto tra gli alberi e sotto i rami osservando con stupore la festa in riva al lago. Prudenti, le creature si tenevano assai lontano. Ma le cinciallegre, coraggiose messaggere, si avvicinarono per osservare i molti visitatori raccolti intorno ai fuochi e al coro. Impressionate da quella scena, si misero a pensare…

Gli animali della montagna avevano già la loro festa, una volta all’anno, durante il plenilunio di giugno, in una radura nascosta nel bosco. Ideatore ne era stato il vecchio montanaro che viveva lì in una baita ed era amico delle creature. Grazie a lui, almeno durante quella festa gli animali cercavano di fare la pace, al chiaro di luna, sforzandosi di non spaventarsi o di mangiarsi l’un l’altro. In quel raduno si divertivano come matti, raccontandosi tutto ciò che osservavano sugli umani che passeggiavano in montagna. Ma la festa, purtroppo, finiva quasi sempre con urla di orrore e col dramma, in quanto i più grossi non riuscivano a controllare i loro istinti selvaggi. Del resto, è legge della foresta che i grandi si nutrano dei piccoli! Volpi, lupi e donnole facevano tremare scoiattoli, roditori striati e conigli. Lo stesso per i volatili: i gufi, per esempio, spaventavano e cacciavano senza pietà uccellini e topi. E allora le creature si mettevano all’erta, nascondendosi e tirando fuori il musetto o il becco con la massima cautela; un attimo di distrazione significava una morte rapida e terribile.

Insomma, mentre le creature della montagna osservavano i visitatori intorno ai fuochi, le cinciallegre si dicevano sognando: «È curioso! Questi visitatori sembrano aver trovato il segreto per riunirsi in pace e divertirsi. Forse perché riscaldati dai fuochi e spinti dalle canzoni? Sarebbe bello se tutti gli animali della montagna potessero fare lo stesso, almeno una notte all’anno, imitando gli umani! Dovremmo provare a organizzare una festa della pace per tutti gli animali della montagna! Perché non approfittare dell’incontro notturno magico degli esseri umani e dei loro bellissimi fuochi che brillano nella notte?».

A primavera, le cinciallegre fecero il giro della montagna. Parlarono con conigli, scoiattoli, roditori striati, toporagni e vari tipi di piccoli uccelli. Tutti erano contenti dell’idea della festa, anche se un po’ scettici. La volpe, da parte sua, rise con disprezzo: «La buona intesa è solo un bene per i timorosi e i deboli. Io ho bisogno di cacciare per mangiare! Non posso mangiare germogli e mele come i caprioli!». Altri carnivori, non certo più amichevoli, non osavano rifiutare apertamente.

Al plenilunio di giugno, le cinciallegre proposero la festa invernale al vecchio montanaro. E lui, sorridendo, spiegò che l’incontro invernale con i fuochi era Natale, la grande festa della pace che gli umani celebravano per perdonarsi a vicenda e proporsi una tregua per alcuni giorni. Il vecchio accettò di organizzare una festa di pace per gli animali della montagna appena dopo la serata degli umani.

Al plenilunio di novembre, il vecchio invitò gli animali che non erano in letargo: «Prepareremo insieme il Natale sulla montagna, ma dovete essere tutti calmi e rispettosi degli altri quel giorno, altrimenti rinunciamo al progetto». Più o meno convinti, tutti accettarono l’invito. Il giorno stabilito, gli animali si raccolsero in riva al lago sotto un magico cielo stellato. I piccoli erano nervosi, i forti facevano gli spacconi. Gli uccelli erano appollaiati sui rami, gli animali a terra, i grandi a semicerchio dietro, i piccoli davanti. Le cinciallegre si sistemarono in alto per verificare che tutti rispettassero le consegne di pace in vista della festa. Falchi, picchi e altri uccelli migratori non partecipavano essendo al sud; rane, salamandre e marmotte stavano dormendo. Gli scoiattoli avevano deciso di partecipare, ma sbadigliavano sbattendo le ciglia.

Il vecchio chiese il silenzio e cominciò a dirigere il concerto. Gli animali gonfiarono i polmoni e cominciarono a gorgheggiare, stornellare, canticchiare e fischiettare.  Timidamente all’inizio, poi con sempre più entusiasmo, diedero vita a una cacofonia gioiosa, anche se molto diversa dai canti del coro di Natale. Tutti si guardavano con orgoglio. Che bella festa! Chissà che bello a dicembre con la neve e con i fuochi…  (continua)

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La parabola – raccolta in Canada – vorrebbe che la magia del Natale, specialmente la pace che reca con sé, riuscisse a trasfigurare l’intera creazione…