A cura di don Vito De Vido (Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria)

Santi e immacolati nell’amore

Nel tempo dell’Avvento splende la luce di Maria

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Impossibile celebrare il Natale del Salvatore senza volgere il nostro sguardo a Colei che ha detto il suo “sì” pieno e generoso a Dio, affinché il Verbo si facesse carne, e venisse a porre la sua dimora tra di noi. Il Vangelo dell’annunciazione ci viene proposto più volte all’anno: l’incontro del messaggero divino con la Vergine Maria, già promessa sposa di Giuseppe, non ci stanca mai, perché ogni volta ci sorprende la risposta pronta e intelligente di questa ragazza. Maria ascolta, riflette, chiede.

«Com’è possibile che questo possa avvenire?». In queste parole vediamo la prontezza di Maria, di non cadere in un’illusione, di prendere sul serio questo annuncio. Ci fa riflettere che Maria non resta turbata dal messaggero; l’evangelista Luca ci dice che il turbamento di Maria viene dalle sue parole: «a queste parole ella rimase turbata». Non pensiamo che Maria fosse abituata a vedere gli angeli, e quindi possiamo immaginare che non avesse nulla che incutesse timore, o come ci racconta altre volte la Bibbia, avesse un aspetto che richiamasse immediatamente ad un essere soprannaturale.

Ci piace pensare che la Parola che l’angelo rivolge a Maria arrivi nel profondo del suo cuore, della sua anima, come anche a noi scende fin nell’intimo, anche al buio, la voce di una persona amata che non vediamo da tempo. Il nostro cuore batte più forte, perché siamo emozionati al suono di quella voce. E poi, ci concentriamo sulle parole che ci vengono rivolte.

Maria si chiede che senso abbia un saluto come quello che ha appena udito. «Piena di grazia». Quello di cui sta parlando l’angelo non è la grazia di una bella persona – una persona aggraziata –  dalle belle maniere, o dal bell’aspetto. La grazia a cui fa riferimento l’angelo è l’amore di Dio, con lo stesso significato con cui noi adoperiamo “essere in grazia di Dio”, cioè non aver nulla che ci separi dal suo amore, essere privi di peccato.

La festa di oggi, quindi, ci ricorda come Maria è la “tutta santa”, la «piena di grazia», colei che non ha posto nel suo cuore, nella sua mente, nei suoi desideri di alcunché possa separarla da Dio. Questo è un privilegio di cui Dio ha fatto dono soltanto a Maria.

Ma anche per noi c’è l’invito a «essere santi e immacolati nell’amore, nella carità di Cristo». San Paolo – nella seconda lettura che abbiamo ascoltato – ci fa intendere che se non possiamo imitare Maria nell’essere senza colpa di quel peccato originale che cade su ogni uomo e donna che viene al mondo, possiamo senz’altro esserlo nel nostro sforzo di amare Dio e il prossimo, come Cristo ci ha insegnato.

La santità di Maria, non viene dall’essere nata senza peccato originale, ma nell’essersi fatta discepola della Parola. L’umiltà di Maria non sta nel dire: «Non sono degna di ciò che tu mi hai detto», ma nel rimettersi totalmente nelle mani di Dio e dire ad alta voce, quasi cantando: «Si compia in me la tua Parola». È la Parola di Dio che in lei si fa carne, si rende visibile. È accogliendo anche noi la Parola, che rendiamo visibile la carne di Cristo, il suo corpo che è la Chiesa. Noi formiamo il corpo di Cristo, ogni volta che accogliamo in noi la Parola e la viviamo generiamo al mondo in modo visibile il Signore, il Salvatore, che non è venuto per condannare, ma per salvare ciò che era perduto.

Nessuno di noi è perduto alla speranza della santità fino a quando porge orecchio alla Parola che gli viene annunciata. Nessuno di noi è perduto finché, oltre a ripetere «Signore, non son degno», è capace poi di ripetere con Maria: «Signore, si compia in me la tua Parola», lasciando che Cristo prenda carne in noi.