A cura di don Ezio Del Favero

165 – I vulcani degli innamorati

Il loro amore sembrava forte come la lava che sgorga da un vulcano

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Popocatépetl (“montagna fumante” in lingua azteca), era un coraggioso guerriero della popolazione Mexica. Il giovane s’innamorò di Iztaccíhuatl (“donna bianca”), la bellissima principessa del suo popolo. L’attrazione tra i due era intensa e il loro amore sembrava forte come la lava che sgorga da un vulcano. Tuttavia, la loro storia fu piena di ostacoli che dimostrarono tutto il loro amore e il loro coraggio.

Il padre di Iztaccíhuatl mandò il giovane guerriero in guerra, promettendogli sua figlia in sposa al suo ritorno, pensando che ciò non sarebbe avvenuto.

Iztaccíhuatl desideroso di dimostrare il suo amore e il suo valore alla principessa e al padre, s’imbarcò in una serie di pericolose imprese di guerra. Affrontò i nemici in epiche battaglie, guadagnandosi rispetto e tanti riconoscimenti. Tuttavia, la vita del guerriero fu piena di incertezze e avversità, ma la fedeltà di Iztaccíhuatl diventò la risorsa essenziale che gli diede la forza. L’amore della principessa diventò il suo faro, guidandolo attraverso le nebbie delle guerre e di varie difficoltà.

Tuttavia, le disavventure di Popocatépetl non finirono sul campo di battaglia. Un rivale geloso, anch’egli innamorato di Iztaccíhuatl, decise di porre fine a quel grande amore. Approfittando dell’assenza del guerriero, il malefico rivale riuscì a ingannare la bella principessa, trasmettendo la falsa notizia che Popocatépetl fosse deceduto in battaglia. Il dolore e la disperazione provocarono nella principessa una profonda desolazione; nella sua afflizione, essa si sentì sola e abbandonata e così decise di arrendersi alla morte, scegliendo l’oltre-vita invece di vivere senza il suo amato.

Quando Popocatépetl ritornò vittorioso, pieno di onori, fu devastato nello scoprire la morte della sua amata. La tristezza lo consumò e, in un atto di disperazione e di amore sconfinato, promise di conservare la sua memoria per l’eternità. Con le lacrime agli occhi, il guerriero portò sulle spalle il corpo della sua amata, si diresse verso le montagne e lì depose il suo Tesoro in un posto bellissimo pieno di pace e di serenità.

Gli dèi, commossi del profondo amore tra i due, decisero di trasformare gli amanti in due vulcani. Popocatépetl venne elevato in alto, dove avrebbe espresso il suo costante lamento per la perdita della sua amata, simboleggiando così il fuoco eterno e la passione. Iztaccíhuatl, invece, assunse la forma di una montagna innevata, rimanendo in uno stato di pace eterna, come se dormisse in attesa che il suo amato la raggiungesse nell’eternità.


La parabola – raccolta nel Messico Centrale tra i discendenti degli Aztechi – non solo rende omaggio ai protagonisti, ma esprime anche il contesto culturale e sociale delle popolazioni indigene. La storia tenera e drammatica di Popocatépetl e di Iztaccíhuatl è la rappresentazione di valori profondamente radicati come la lealtà, il sacrificio e la forza del vero amore. La narrazione racchiude una comprensione mistica del mondo, dove le forze della natura non sono solo elementi fisici, ma anche riflessi delle relazioni umane e delle loro emozioni.

I due vulcani, Popocatepetl e Iztaccíhuatl, perciò, sono più che semplici formazioni geologiche; sono testimoni simbolici della passione che trascende il tempo e lo spazio. Le eruzioni del Popocatepetl sono interpretate come i sospiri desolati di un guerriero che ancora desidera la sua amata. La neve perenne di Iztaccíhuatl è vista come il suo corpo addormentato; la montagna è infatti chiamata “la donna addormentata” perché ha le sembianze di una donna sdraiata sulla schiena. I due vulcani sono considerati un bellissimo ed eterno addio che non smette mai di essere presente. Attraverso l’arte e la tradizione, la storia di Popocatepetl e Iztaccíhuatl è ancora viva nella memoria collettiva dei messicani.

Nelle cosmogonie indigene (come tra gli Aztechi), i vulcani erano luoghi di potere, collegamenti tra cielo e terra e spesso sede di spiriti o divinità. Le eruzioni vulcaniche venivano interpretate come messaggi degli dèi o segnali di avvertimento.

Un proverbio azteco esprime un chiaro esempio del sentimento d’amore sperimentato dalla cultura azteca, un amore naturale e semplice, in tempi naturali e semplici: «Due cose, amo due cose nel mio cuore, i fiori e te, i fiori un giorno e tu ogni giorno». E ancora: «Il mio cuore ti sente!».