L’affluenza di pellegrini a Roma in occasione del giubileo del 1300 fu notevole, e non sfuggì a nessun cronista dell’epoca. In base a documenti conservati nell’Archivio di Stato di Torino, è stato studiato il passaggio dei pellegrini alla stretta di Bard in Valle d’Aosta: nel periodo di tempo che va dal 1278 al 1295 transitarono 10.552 cavalcature, quindi una media annuale di 800 cavalli, mentre durante l’anno giubilare (da aprile 1300 a marzo 1301) transitarono 8.673 cavalcature, quindi in quel solo anno la media consueta era aumentata di dieci volte.
Il grande afflusso di pellegrini è registrato anche dai cronisti di città poste lungo la strada che portava a Roma o da pellegrini recatisi nella città santa. Un anonimo cronista di Parma afferma:
«tutte le case della via Clodia nella città e fuori, tanto i soliti alberghi e le solite taverne, come le altre case per la maggior parte ospitavano e davano cibo e bevanda per denaro, e quotidianamente erano piene di uomini e di persone».
L’anonimo autore della Cronaca Senese registra per quell’anno:
«era tanta la moltitudine della giente che passava per Siena che non era possibile crederlo… e andavano el marito e la moglie e figliuoli e lassavano le case serrate, e tutti di brigata con perfetta divozione andavano al detto perdono».
Giovanni Villani di Firenze, che al ritorno dal pellegrinaggio scrisse una cronaca, afferma che la maggioranza dei cristiani allora viventi si recarono in pellegrinaggio a Roma, partendo anche da paesi lontani, tanto che si calcolava che a Roma, oltre agli abitanti, vi fossero presenti ogni giorno un numero di circa 200mila pellegrini. L’astigiano Guglielmo Ventura, che raggiunse Roma sul finire del giubileo dice:
«uscendo da Roma alla vigilia di Natale, vidi una folla così grande che nessuno riusciva a contarla, e correva fama tra i Romani che vi fossero andati più di due milioni di pellegrini tra uomini e donne. Spesso mi capitò di vedere uomini e donne schiacciati sotto i piedi degli altri; ed io stesso più di una volta mi sottrassi a quel pericolo».
Questa ultima cifra ci dicono gli specialisti che non dobbiamo considerarla esagerata. Un interessante riscontro del flusso di gente che andava a Roma lo si ha in una delibera del Consiglio del Popolo di Bologna del 19 ottobre 1300, in cui si decide di fare lavori di restauro e miglioria della strada per Firenze «a motivo dei pellegrini che vanno e ritornano da Roma per ricevere l’indulgenza dei loro peccati» (per peregrinos qui ire et redire habent Romam propter indulgentias peccatorum ipsorum recipiendas).
Nel giubileo seguente del 1350, nonostante fosse passata appena da due anni la peste nera che aveva decimato intere regioni d’Europa, il flusso fu altrettanto massiccio, anzi si registrò un maggior numero di pellegrini provenienti dai paesi d’oltralpe. Si è calcolato una media di 5.000 arrivi al giorno, cosicché anche per questo anno santo il numero complessivo dei pellegrini si aggirò attorno ai due milioni. La gran presenza di stranieri viene notata dalla Cronaca Senese che ricorda che «la strada era piena di tutte le lingue», in particolare massiccia era la presenza di tedeschi e ungheresi.
Accennando brevemente ad alcuni pellegrini illustri si deve dire che al primo giubileo non presero parte personalità di spicco e nessun sovrano europeo si recò a Roma. Nel 1350 tra i pellegrini ci fu il poeta Franceso Petrarca, che nell’andata ebbe un serio inconveniente in quanto il calcio di un cavallo gli fratturò una tibia. Altra pellegrina celebre fu Santa Brigida di Svezia. Nel 1475, si videro importanti sovrani come Ferdinando re d’Aragona, Mattia Corvino re d’Ungheria e Dorotea regina di Danimarca.
Nel 1500, tra i molti pellegrini che venivano dall’est Europa anche l’astronomo polacco Nicolò Copernico. Nel 1575 San Carlo Borromeo, il quale partì da Milano a piedi impiegando 13 giorni per giungere a Roma e lasciò un esempio assai edificante nel compire opere di pietà: quasi tutti i giorni la scala santa in ginocchio, la visita frequente alle sette chiese, le 15 visite alle basiliche giubilari a piedi scalzi.
don Claudio Centa
Nell’immagine: Lucca, Archivio di Stato, ms. 107 (Giovanni Sercambi, Croniche) c. 29r, Arrivo di pellegrini a Roma per il Giubileo del 1300, miniatura inizio XV sec. (Foto tratta da www.engramma.it)