Abbiamo un nuovo dottore. La notizia non riguarda l’annosa carenza di personale sanitario, ma un prete della nostra diocesi, don Luca Sartori, che dal 2019 è in formazione presso l’Accademia Pontificia per prepararsi a prestare servizio nelle sedi diplomatiche della Santa Sede nel mondo. Nel percorso si studi è richiesto anche il dottorato in diritto canonico, che don Luca ha conseguito il 27 maggio scorso presso la facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università Lateranense, discutendo una tesi dal titolo “Questioni aperte riguardanti lo status giuridico dei Luoghi Santi di Gerusalemme”. La tesi – che ha avuto come moderatore il professor Vincenzo Buonomo – è stata approvata con il massimo dei voti: «summa cum laude» e sarà pubblicata integralmente a cura della Custodia di Terra Santa. Un grande onore, con grande soddisfazione del candidato, dei genitori e anche del nostro Vescovo, presente in aula e accompagnato da alcuni preti della diocesi.
Nella sua dissertazione, don Luca ha analizzato un problema di scottante attualità, che chiede “cura” da parte della comunità internazionale – e qui la parola “dottore” potrebbe quasi valere nella comune semantica. È la situazione dei luoghi santi di Terra Santa, dove da decenni non trova soluzione il conflitto tra Israele e i Palestinesi. Tornano alla mente le parole del Salmo 121, che sembrano scritte per oggi: «Domandate pace per Gerusalemme… Su di te sia pace!».
Gerusalemme è “città santa” «per ebrei, cristiani e musulmani, che in essa venerano la maggior parte dei propri Luoghi Santi, spesso vicinissimi uno dall’altro», ha detto don Luca nel presentare il suo lavoro. «Inoltre la città è oggetto di contrapposti interessi politici, in quanto è rivendicata come capitale sia dagli Israeliani che dai Palestinesi». È un intreccio di controversie nazionalistiche e religiose, che hanno obbligato lo studioso a considerare gli sviluppi del processo storico, nell’arco di tempo dalla fine dell’Ottocento fino ai giorni nostri, quando l’attualità ci ripropone quotidianamente la drammatica contabilità dell’orrore.
Nel 1852, sotto l’impero Ottomano, venne sottoscritto lo Status quo, che congelava alle consuetudini vigenti la coabitazione tra le comunità cristiane che condividevano la gestione dei Santuari. Don Luca ha ricordato il diritto sancito per i cattolici di collocare una scala, dal Mercoledì delle Ceneri fino alla festa del Corpus Domini, di fronte a un muro ornato da mosaici greci. È il principio dello Status quo, non molto distante dall’antifona locale: “si è sempre fatto così”.
Il neodottore ha ricordato che «la Risoluzione 181 delle Nazioni Unite, il 29 novembre 1947, aveva proposto la divisione della Palestina storica in due Stati, uno ebraico e l’altro di etnia arabo-palestinese, prevedendo l’internazionalizzazione di Gerusalemme come corpus separatum». Tuttavia la nascita dello Stato di Israele nel 1948 e l’occupazione israeliana di Gerusalemme Est dopo la “Guerra dei sei giorni” nel 1967, hanno dato origine a due questioni dibattute a livello internazionale: quella dei profughi palestinesi e quella di Gerusalemme e i Luoghi Santi. Da allora la Santa Sede non ha mai smesso di invocare uno «statuto speciale internazionalmente garantito» per Gerusalemme e i suoi Luoghi Santi, chiedendo per essi la libertà di culto, il rispetto, la conservazione e l’accesso. «Lo “statuto speciale” implicherebbe, infatti, la rinuncia ad una sovranità assoluta per beneficiare della cooperazione internazionale, utilizzando una terza parte esterna capace di incorporare, oltre agli interessi politici, quelli di tutti i gruppi religiosi».
La parte centrale della ricerca «affronta il pensiero della Santa Sede in rapporto ai Luoghi Santi, attraverso la lettura dei documenti del Magistero e dei pronunciamenti dei Pontefici nel contesto internazionale». Di particolare interesse è l’inedita elaborazione di materiale rinvenuto nell’Archivio Storico della Segreteria di Stato della Sezione Rapporti con gli Stati, dove decine di faldoni raccolgono materiale sul tema dei “Luoghi Santi”. «L’indagine più rilevante riguarda il carteggio intercorso tra la Segreteria di Stato e la Delegazione Apostolica di Palestina a partire dal 1948 e precedentemente con le Delegazioni della Turchia e dell’Egitto. Dai Rapporti è stato possibile cogliere la tensione e spesso l’urgenza riguardo molte questioni, quali la definizione e l’enumerazione dei Luoghi Santi, come pure la raccolta dei numerosi progetti di divisione del territorio di Gerusalemme e le proposte di sovranità funzionale da affidare ai siti religiosi». Don Luca ha studiato anche il carteggio tra il cardinale Pietro Gasparri e il Segretario Generale del Consiglio della Società delle Nazioni, Eric Drummond: «In questo caso la consultazione dell’archivio, non concessa agli studiosi precedentemente, ha dato la possibilità di accedere ad una documentazione diversa rispetto a quella pubblicata nel celebre testo di Sua Eccellenza Edmund Farath, Gerusalemme nei documenti Pontifici del 1987, con la valutazione delle minute originali e le correzioni che fece fare lo stesso Segretario di Stato». Di peso sono state perfino le postille vergate a matita sui documenti, che «testimoniano lo studio di quest’ultimi da parte di membri interni della Curia romana in anni successivi».
La terza parte dello studio presenta come la Santa Sede sia andata ottenendo delle garanzie giuridiche attraverso azioni bilaterali con lo Stato di Israele (nel 1993) e le Autorità palestinesi (nel 2000), occupandosi sia dei “Luoghi Santi di Status quo” che dei “luoghi sacri”. Secondo don Luca, «la Santa Sede ha dimostrato la sua competenza a titolo speciale, indicando nel dialogo “l’arma più potente per edificare la pace” (cardinale Pietro Parolin). In questa prospettiva, Gerusalemme, patrimonio comune dell’umanità – come affermato solennemente anche nella Dichiarazione congiunta su Gerusalemme di Papa Francesco e Re Mohammed VI, sottoscritta in Marocco il 30 marzo 2019 – dovrebbe essere riconosciuta come capitale religiosa e città dell’incontro nella comune tradizione della conservazione e venerazione dei Luoghi Santi».
Dall’Accordo quadro con Israele sono venute altre circostanze di dialogo tra le Parti, «quali l’Accordo sulla personalità giuridica (1997) e i negoziati in corso e non ancora definiti “in materia di proprietà, economia e questioni fiscali” che potranno dare una certa qual stabilità nei rapporti circa Gerusalemme e i Luoghi Santi». Anche con l’Autorità Nazionale Palestinese «questo processo è già avvenuto mediante il Comprehensive Agreement del 2015». Con queste convenzioni la Santa Sede stimola il dialogo con le altre religioni soprattutto in Paesi in cui la Chiesa cattolica si trova a essere una minoranza, come nella città di Gerusalemme.
Purtroppo oggi, «a più di 30 anni dagli Accordi di Oslo, che avrebbero dovuto siglare la pace, e a seguito delle ultime vicende», non si intravede alcuna luce: il conflitto israelo-palestinese ha generato un “blocco diplomatico”.
Fregiato di adeguato titolo accademico (ma era già laureato in Storia dell’Arte e Archeologia), a breve don Luca partirà per la sua prima destinazione “missionaria”, Colombia, dove svolgerà il servizio presso la diocesi di Florencia nell’Amazonia colombiana, ultima tappa formativa prima di entrare in servizio nelle Rappresentanze diplomatiche della Santa Sede. La nostra diocesi è orgogliosa di donarlo, anche se i numeri del nostro presbiterio ci vedono in sofferenza. Ma il Signore sa riconoscere anche qui la generosità di una Chiesa locale, che dona un prete alla Chiesa universale: la Chiesa è locale, ma è anche cattolica, cioè grande come il mondo. [DF]