Assemblea diocesana: il segno della vite

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«C’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano» (Matteo 21,33). Un solo versetto del vangelo della domenica è risuonato nella chiesa di Longarone, nel pomeriggio di domenica 8 ottobre. L’immagine della vigna è stata il leitmotiv dell’Assemblea diocesana, particolarmente evidente quando due piantine di vite sono state consegnate a don Graziano Dalla Caneva, nuovo vicario generale, e a don Augusto Antoniol, che rientra in diocesi dopo vent’anni in Africa come prete fidei donum. E tra i presenti si distinguevano immediatamente i volti e gli abiti colorati di un gruppo di africani – si sono detti “cherubini bellunesi” – che da tempo ormai sono inseriti nella vita della diocesi grazie all’animazione di don Jean Roland: con una danza della loro tradizione hanno sottolineato il momento della lettura del Vangelo.

Il saluto iniziale è stato affidato a Francesco Canal, moderatore del Consiglio pastorale diocesano, per illustrare il senso di questo convegno. Ha ricordato alcuni forti passaggi dell’anno passato – i “Giorni dello Spirito e di comunità” all’inizio della quaresima; le settimane residenziali per i preti diocesani, aperte anche ai laici; l’incontro unitario degli organismi diocesani – da cui sono emerse le indicazioni che nel pomeriggio longaronese venivano consegnate a tutte le comunità della diocesi.

Quindi Roberto Padrin – quasi facendo gli onori di casa, come sindaco del paese e neoeletto presidente della Provincia – ha ringraziato il Vescovo per aver fissato l’appuntamento a Longarone, proprio alla vigilia dell’anniversario del disastro del Vajont.

Primo momento: la missione

Don Augusto Antoniol ha commentato il breve passo evangelico, condensando in alcuni simboli la sua esperienza africana: la zucca svuotata, segno dello svuotamento a cui l’esperienza missionaria l’ha costretto; la sabbia del Niger, che entra in ogni pertugio della vita, simbolo degli ostacoli della vita in missione, ma utile per costruire; particolarmente significativo il pezzo di legno che, all’inizio dell’esperienza in Niger, venne scagliato contro i nuovi arrivati, simbolo di lacrime versate, ma anche condivise; e infine la “Croce di Agadez”, condensato di simbologia indigena ma soprattutto cristiana. Don Augusto ha lasciato ai presenti come augurio un detto tuareg: «Viaggiatore saggio non è colui che perde tempo a contare le stelle del firmamento, ma conosce quelle certe per condurre la carovana nel deserto».

Secondo momento: i consigli pastorali parrocchiali

La seconda parte dell’assemblea si è aperta con la testimonianza di Caterina Gamba che, «dopo tre notti insonni per la soggezione di parlare in un convegno diocesano», ha raccontato in breve la sua esperienza in senso al Consiglio pastorale unitario delle otto parrocchie zoldane. Pur senza nascondere le difficoltà, ha evidenziato diversi aspetti positivi dell’esperienza vissuta: l’aver conosciuto la realtà delle altre parrocchie; il sorgere di collaborazioni, amicizie e solidarietà; l’avviarsi di iniziative di convergenza, come il coro interparrocchiale, la celebrazione unitaria della Veglia pasquale, i momenti comuni per la catechesi.

Il vescovo Renato, provocato da cinque domande postegli dai presenti, ha spiegato il senso e la necessità dei Consigli pastorali, invitando tutte le parrocchie a costituirli, o a rinnovarli, o a rilanciarli. Ha insistito che non si tratta di “burocrazia pastorale”, ma di un atto di fiducia nel Maestro, che ha assicurato di sostenere i due o tre che «sono riuniti nel suo nome». Ha particolarmente insistito sulla distinzione tra il Consiglio pastorale e il servizio di chi “fa qualcosa” in seno alla parrocchia. Molto decisa l’affermazione per cui il “consigliare” non deve essere screditato nelle formule della consultività: «Consigliare è un’esperienza spirituale… è il modo con cui lo Spirito agisce nella Chiesa e nella vita delle persone».

Terzo momento: il sinodo dei giovani del 2018

Infine la Commissione diocesana per la pastorale dei giovani ha illustrato il lavoro di indagine e di lettura della realtà, messo in campo in vista Sinodo dei vescovi che si terrà a ottobre 2018. L’indagine statistica ha evidenziato il preoccupante e costante calo numerico dei giovani sul territorio diocesano negli ultimi 15 anni. Due giovani – Matteo e Monica – hanno manifestato le attese loro e dei loro coetanei di fronte alla comunità cristiana: chiedono soprattutto un «ascolto non giudicante»; manifestano voglia di mettersi in gioco e per questo chiedono fiducia. Con voce forte e decisa hanno detto:

Noi giovani desideriamo una Chiesa accessibile e aperta, fatta di semplicità nel linguaggio, di contatto con le persone.
Una Chiesa che toglie un po’ di burocrazia e terminologia arcaica.
Una Chiesa che sa stare vicino con gesti più che con parole.
Una Chiesa è accessibile nel momento in cui non giudica, ma sa accoglierci a qualsiasi punto del cammino di fede, di interiorità e di spiritualità in cui ci troviamo. Questo fa sì che la Chiesa diventi comprensiva.
Desideriamo una Chiesa coerente con i suoi valori.
Desideriamo una Chiesa nel presente e inserita nella nostra realtà, che non rimanga spettatrice, ma che partecipi insieme a noi al nostro cammino.
Desideriamo un interesse maggiore a noi, che siamo il futuro e quindi alle problematiche attuali.
Desideriamo innovazione con attività divertenti, formative e che mettono al centro il nuovo vero significato dell’essere cristiani.
Una Chiesa innovativa che sa stare al passo con i tempi, che nella liturgia accolga anche i nostri linguaggi nuovi, che nella comunicazione sappia viaggiare con i nostri sistemi di nuova generazione, dando eventi e opportunità aggiornate presenti nella comunità.
I giovani ci sono e ci stanno!

Infine…
Prima di concludere, il diacono Diego Puricelli ha annunciato la data della sua ordinazione presbiterale (21 aprile). Infine il diacono Francesco D’Alfonso, direttore della Caritas, ha presentato il materiale predisposto in preparazione della Giornata mondiale dei poveri del 19 novembre e dell’Avvento di fraternità: un lavoro in equipe tra quattro uffici diocesani: le proposte della Caritas, che possono essere attuate in ogni parrocchia; una traccia per i catechisti, perché l’ascolto dei poveri fa parte dell’iniziazione cristiana; le “povertà nascoste” del mondo giovanile; i suggerimenti e testi per l’animazione della liturgia nella Giornata mondiale dei poveri (19 novembre) e nella III domenica di Avvento (17 dicembre).

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