Il 24 gennaio verso le ore 8.40, presso la Casa “Padre Kolbe” di Pedavena, si è spento mons. Ausilio Da Rif: aveva 92 anni. Il suo servizio come prete nella nostra Chiesa è durato quasi settant’anni. La sua ricca personalità ha profondamente segnato la vita della nostra comunità, come apparirà nei virgolettati di queste righe: si ringraziano don Pietro Bez, don Renato De Vido e don Luigi Del Favero, che hanno collaborato a questo ricordo.
Figlio di Antonio e Maria Busin, era nato il 3 ottobre 1929 a Fedèr, in comune di Canale d’Agordo (oggi parrocchia di Caviola). Cresciuto tra la chiesa e la canonica, mai nascose «l’affetto per il parroco monsignor Bramezza, che lo teneva spesso in canonica per evitargli di percorrere a piedi i sentieri da Feder a Canale; poi però lo faceva alzare di notte per fare in chiesa ore di adorazione». In quel contesto sbocciò la sua vocazione, che lo portò nei seminari di Feltre e di Belluno, dove percorse il cammino di formazione fino all’ordinazione presbiterale, avvenuta il 5 aprile 1952 nella pieve di San Giovanni Battista.
Per pochi mesi fu vicario cooperatore a Cadola. Poi fino al 1955 fu segretario del vescovo Muccin, che sempre lo ammirò e apprezzò, «perché compensava e completava le asperità del suo temperamento». Di seguito passò nel Seminario Gregoriano di Belluno, come vicerettore (1955-1961) e poi come rettore (1961-1968); dal 1955 al 1973 fu anche insegnante di teologia morale e di liturgia. Durante le vacanze estive con i seminaristi è ricordato come «un accanito camminatore, che imponeva anche ai seminaristi passeggiate epiche». Don Renato De Vido aggiunge: «A lui debbo la prima salita sul Pelmo». Dal 15 dicembre 1958 al 18 gennaio 1959, don Ausilio accompagnò a Roma mons. Albino Luciani, facendogli da assistente durante l’ordinazione episcopale nella Basilica Vaticana.
Il nome di mons. Da Rif resterà legato soprattutto ai 67 anni di servizio in Cattedrale, della quale fu mansionario dal 1955 al 1962 e poi canonico dal 1962 fino ad oggi; dal 1975 al 2014 fu decano del Capitolo. Egli ha veramente amato la Cattedrale come la sua casa, ma anche ai confratelli «ha fatto stimare e amare la Cattedrale». Ancora, «accogliendo convintamente e con vero entusiasmo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, egli seppe armonizzarla agli elementi della tradizione, di cui si sentiva custode»: basti pensare a come, «da decano, ha sostenuto il decoro necessario al luogo, le ricorrenze, i turni di servizio…».
Dal 1973 al 1986 fu vicario generale della diocesi di Belluno, primo collaboratore dei vescovi Muccin e Ducoli, che servì con onestà e lealtà: «era sempre affidabile quando riceveva un compito o un’ambasceria o una mansione». Tuttavia le stesse attenzioni erano confermate con i confratelli. Nel 1978 venne nominato dal Papa prelato d’onore. Dopo il 1986, a seguito della riforma del Concordato, si adoperò con la sua tipica tenacia e acribia per la nascita e per i primi passi dell’Istituto diocesano per il Sostentamento del Clero, di cui fu presidente fino al 2004. Inoltre per 47 anni, dal 1970 al 2017, ha prestato servizio come cappellano dei Vigili del Fuoco nella caserma di Belluno.
Dotato di una prodigiosa memoria, si immerse per anni nell’immane opera di riordino dell’Archivio diocesano nella sede di Belluno. Don Pietro, che gli successe come vicario generale, ricorda: «Se gli chiedevo un documento, nel giro di pochi minuti lo trovava, come se nella sua testa fosse già evidente il faldone in cui doveva cercare». Frutto della passione archivistica, sono alcune pubblicazioni storiche, tra le quali va ricordato il minuzioso elenco dei Sacerdoti della Valle del Biois, antica pieve di Canale d’Agordo, in cui censì tutti i preti della Valle del Biois dal 1300 al 1994, volume pubblicato in occasione della prima Messa di don Bruno Soppelsa; più recente il saggio su Le tombe dei vescovi di Belluno (2014).
Un altro aneddoto lega don Ausilio a Papa Luciani. Nell’autunno del 1944, il giovane Da Rif entrava nel seminario di Belluno e nell’occasione i superiori pensarono di procedere anzitempo alla vestizione dei chierici, di modo che i nuovi seminaristi fossero meno esposti alle rappresaglie dei tedeschi. Ma la famiglia del giovane Ausilio si trovava in gravi ristrettezze economiche, dal momento che nell’agosto precedente una divisione della SS-Gebirgs-Kampfschule aveva incendiato per rappresaglia alcuni villaggi della valle, tra cui Fedèr. Allora il vicerettore Luciani contattò una sarta e fece adattare una delle sue vesti e un soprabito.
Per questo ora immaginiamo don Ausilio e don Albino, finalmente rivestiti di Cristo, riabbracciarsi festosamente sotto lo sguardo del buon Pastore. E di lassù don Ausilio si godrà il tanto desiderato riconoscimento dell’onore degli altari per il suo confratello e compaesano.
Il vescovo Renato – unitamente al vescovo emerito Giuseppe, all’intero presbiterio e ai diaconi della diocesi – fa giungere alle sorelle e ai parenti una sincera espressione di cordoglio, mentre affida al Signore l’anima di questo suo servo fedele, che qui ci permettiamo di salutare, chiosando uno dei suoi intercalari: «Bon viàz, don Ausilio».
Le esequie saranno celebrate giovedì 27 gennaio alle ore 15.00 nella Basilica Cattedrale di Belluno; qui la salma arriverà alle ore 12.00 e alle 14.30 sarà recitato il santo Rosario. Subito dopo la celebrazione esequiale, avverrà la tumulazione nel cimitero di Canale d’Agordo.