Una riflessione per accompagnarci verso i due tempi dell'assemblea sinodale del 18 e 25 settembre 2021

“Compagni e compagne di viaggio”

La Chiesa è viva e si arricchisce con l'apporto di ciascuno e di tutti

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

La scelta di Gesù di mandare «a due a due» gli apostoli è paragonabile all’intonazione iniziale di un canto. Essa va tenuta negli sviluppi successivi della canzone che risulta intonata se ritorna, riprende, elabora il “la” iniziale. All’alba del II secolo Ignazio, vescovo di Antiochia, testimonia che dopo gli inizi di Gesù e il proseguo degli apostoli, le comunità ecclesiali – sorte ovunque a partire da quella sorgiva di Gerusalemme – coltivano la consapevolezza che sono l’unica Chiesa. Esse sono “in comunione” per esprimere un dono che le precede e che le fa essere «una sola cosa» (Gv 17,11) in Cristo. Ignazio conia un’espressione davvero interessante e profetica. Scrivendo una lettera alla comunità di Efeso, egli afferma che tutti i suoi membri sono “sinodoi”, ossia “coloro che camminano insieme”. Insomma sono “compagni di viaggio”.

Circa due millenni dopo, negli anni ’60 del XX secolo, i vescovi, radunati nel Concilio Vaticano II, spiegano che i credenti sono “sinodoi”, compagni di cammino, e tutti sono soggetti attivi nella Chiesa. Tutti, in quanto battezzati, sono partecipi della missione di Gesù. È molto bella questa visione di Chiesa, poiché essa risulta formata da soggetti liberi e diversi che sono uniti in comunione, proprio perché tutti si riferiscono a Cristo, ma ognuno con una particolarità dovuta alla propria storia personale e ai contesti socio-culturali da cui proviene. Anche le singole comunità, dislocate ovunque, entrano in questa dinamica, per cui ciascuna di esse con la propria fisionomia esprime e manifesta tutta la Chiesa. Nel loro insieme sono “compagne di viaggio”.

L’immagine del viaggiare e del camminare, con cui si pensa e si rappresenta la realtà viva della Chiesa, è molto significativa in quanto esprime la sua vitalità, la sua dinamicità e l’appartenenza ad essa di tutti. Ne risulta che la Chiesa è viva e si arricchisce dell’apporto originale di ciascun membro come anche di ciascuna delle tante comunità disperse ovunque nel mondo. Noi non pensiamo abbastanza a questa meravigliosa realtà. Quando diciamo che occorre diventare di più e meglio una “Chiesa sinodale”, intendiamo evidenziare proprio questo. Le nostre più o meno piccole comunità sono anch’esse la Chiesa nella sua totalità, la portano dentro, la manifestano, la rendono presente e viva.

Oggi viviamo un tempo opportuno per scoprire e sperimentare la “sinodalità”. Non possiamo sottacere questa dimensione che papa Francesco segnala come “dimensione costitutiva” della Chiesa. Essa ci riporta alle origini di Gesù che ha pensato di non stare solo, ma ha chiamato a sé i Dodici, poi li ha mandati «a due a due», immettendoli in un cammino in cui anche noi, nel nostro tempo, siamo coinvolti: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15). Quando parliamo di sinodalità noi intendiamo la strada della storia nella quale Cristo ci ha raggiunto e chiamato. La nostra stessa esistenza si snoda così: appare come una via da percorrere, un cammino in cui procedere, un’attesa da alimentare… In questa parola è decisiva quella particella che la precede e la connota: “sin”, che significa “con”, “assieme”…

Seppure noi oggi percepiamo il punto fragile e titubante del nostro essere Chiesa e cogliamo la sua incertezza istituzionale, è necessario scoprire che i discepoli di Gesù e coloro che egli manda, sono “compagni viaggio” e questo per l’unico motivo per cui si cammina: il fascino di Gesù, la sua attrazione, la sua parola d’invito, il dono gratuito della sua chiamata… Sì, è davvero necessario aiutarci a diventare ancor più “Chiesa sinodale”: una Chiesa in cammino che si fa “compagnia di viaggio”…

+ Renato, vescovo