A cura di don Ezio Del Favero

10 – La baita dei miracoli

Ebbene, ditemi, qual è il miglior lavoro del mondo?

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Ladislao era la luce dei suoi occhi. Lei era rimasta vedova con quel figlio ancora piccolo e i due vivevano sulla montagna, in una chatka (baita) di legno isolata, con quello che le mucche e il bosco regalavano loro.

Un giorno la donna andò col suo bambino a raccogliere lamponi e riempì un cestino pieno. Mentre tornava nella sua chatka, incontrò una vecchietta che le disse: «Per favore, buona donna, offrimi quei lamponi. Ti ricompenserò indicando a tuo figlio la via della felicità». La donna le diede i lamponi senza esitare. La vecchietta li assaggiò, poi disse: «Quando tuo figlio troverà il mestiere che gli piacerà, ti riempirà di gioia, sarà utile agli altri e si sentirà felice». Ciò detto, l’anziana se ne andò. La donna, tornando a casa, pensava: «Che mestiere potrebbe piacere al mio figliolo?» Qualche giorno dopo, la vedova scese in paese e incontrò un sarto: «Dimmi, mastro sarto, qual è il miglior lavoro del mondo?» «Quello del sarto, naturalmente!» rispose l’uomo. Perciò la donna mandò Ladislao a imparare l’arte della sartoria. Il ragazzo si trasferì in paese e lavorò col sarto per un mese, poi tornò nella sua chatka in montagna confessando alla madre: «Non mi piace quel mestiere, perché un sarto deve confezionare vestiti preziosi per i ricchi, mentre la povera gente come noi si veste di stracci». La donna capì e lo tenne a casa. Quando ridiscese in paese, la vedova incontrò un ciabattino e gli chiese: «Dimmi, mastro ciabattino, qual è il miglior lavoro del mondo?» «Confezionare le scarpe, naturalmente!» rispose l’uomo. E così la donna mandò Ladislao a imparare l’arte del ciabattino. Il ragazzo rimase per un mese in quella bottega, poi tornò a casa, dicendo: «Madre, non mi piace quel mestiere, perché il ciabattino fa stivali di pelli pregiate per i ricchi, mentre i poveri come noi camminano quasi scalzi». «Va bene, rimani qui».

Un giorno, in mezzo al bosco la donna incontrò un cavaliere e gli chiese: «Ditemi, nobile signore, qual è il miglior lavoro del mondo?» «Quello dell’armaiolo, naturalmente!» esclamò il cavaliere, che necessitava di armi. Il ragazzo andò in paese presso un fabbro armaiolo. Vi rimase per un mese poi tornò nella sua chaka: «Madre, non mi piace fabbricare armi, perché feriscono e uccidono». Stavolta la Madre si spazientì: «Allora, torna a pascolare le mucche!» Il ragazzo tornò a sorvegliare le mucche come un tempo, intagliando zufoli di canna. Ed era tutto contento. Un giorno, il giovinetto vide delle fiamme che circondavano una pietra, sulla cui superficie una lucertola correva disperata. Il ragazzo le tese un bastone ed essa si arrampicò. Poi, improvvisamente, la lucertola si trasformò in una fata, che gli disse: «Voglio premiarti indicandoti la strada della felicità». La fata lo condusse in una caverna, dove si trovavano due ceste colme di pietre preziose. Nella prima vi erano dei rubini, nella seconda degli zaffiri. Poco più in là vi era alberello con delle mele dorate. «Prendi ciò che vuoi! Se prenderai i rubini, sarai l’uomo più bello del mondo. Se prenderai gli zaffiri, sarai l’uomo più ricco del mondo. Se prenderai il melo, resterai povero, ma sarai felice, darai soddisfazione a tua madre e ti renderai utile agli altri». Senza esitare, Ladislao scelse il melo. «Hai fatto bene! Le mele possono curare qualsiasi malattia, ma tu non devi mai curare per denaro, solo per amore!» Il ragazzo tornò a casa con l’alberello, lo piantò davanti alla chatka e ben presto si accorse che le mele avevano il potere di guarire i malati. Così molti sofferenti cominciarono a salire su quel monte per raggiungere la baita “dei miracoli”.

Un giorno, il signorotto del paese udì la storia del ragazzo e mandò i suoi a impadronirsi dell’alberello miracoloso. Ma il melo, una volta piantato nel giardino del signore, cominciò a seccarsi e a non produrre più frutti. Inoltre la sfortuna cominciò a perseguitare il signorotto e i suoi cari, al punto da obbligarlo a restituire il maltolto per ritrovare la pace.

Ripiantato presso la chatka del ragazzo, il melo ritrovò i suoi verdi germogli, si coprì di fiori e fu presto carico di mele dorate. Ladislao fu di nuovo in grado di curare i malati. E, dato che li curava per amore, rimase povero come sempre. Ma era felice, sua madre era soddisfatta e si sentiva utile agli altri…

 

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La parabola – raccolta in Pologna – insegna che il segreto della felicità consiste nel rendere felici gli altri.

Anna Frank: «Non sono ricca di soldi o cose terrene, non sono bella, né intelligente e furba, ma sono e sarò felice! Lo sono di natura, mi piace la gente, non sono sospettosa e voglio vedere tutti felici e insieme!»