Concittadino onorario di Papa Luciani

Il card. Stella alla solenne celebrazione nel 43° anniversario dell'elezione di Papa Luciani

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Con il passare degli anni si è decisamente consolidato il legame tra il cardinal Beniamino Stella e la comunità di Canale d’Agordo, sia per l’affettuoso e sempre confermato ricordo del vescovo Luciani, vescovo della giovinezza del futuro porporato, sia per il generoso apporto da Lui offerto come Postulatore alla Causa di canonizzazione, che ora pare finalmente in dirittura di arrivo. Il vescovo Renato lo ha accennato nel suo saluto iniziale: «Eminenza, Lei è di casa a Canale d’Agordo. Tante le ragioni di questa familiarità, ma la prima tra tutte è quella più “cara”: il legame con Albino Luciani… Ci piace sentirlo vivo, palpitante e commosso questo legame. Le siamo grati».

Poi il sindaco Flavio Colcergnan è andato ben oltre, proponendo all’ospite – prima privatamente e poi in pubblico con sincera emozione – di poterlo insignire della cittadinanza onoraria di Canale d’Agordo. Nella sua breve risposta, il Cardinale ha lasciato intuire di aver gradito il gesto, anche se all’offerta deve rispondere ufficialmente con la ponderazione del suo status di diplomatico. L’applauso dei presenti ha confermato l’iniziativa del Sindaco, che ha consegnato al Porporato un’opera di Franco Murer, in cui i tratti dell’arte riassumono il rapporto tra il paese e il Porporato.

La celebrazione eucaristica sull’antica piazza “della Pieve”, ormai dedicata da decenni al più illustre cittadino del paese, è stata solenne come nella tradizione, con numerosa presenza di pellegrini e paesani, tanto più significativa tra le restrizioni del periodo che stiamo vivendo.

Nell’omelia il Cardinale ha ricordato Luciani «non solo come un grande vescovo del passato, ma piuttosto come un riferimento spirituale per il presente, per il nostro tempo segnato dalla tragedia della pandemia e dal conseguente crollo di tante certezze, piccole e grandi, anche per noi cristiani. L’ultimo anno e mezzo è stato infatti per tutti una prova severa. Progetti, ambizioni, realtà consolidate sono andati spesso in frantumi.

Quindi il Cardinale ha rilanciato il magistero di Luciani sulle tre virtù teologali – fede, speranza e carità – proposte nelle tre catechesi del mercoledì, dopo quella introduttiva sull’umiltà, la sua virtù “specifica”. Avere fede per Papa Luciani è abbandonarsi fiduciosamente in Dio: «Ecco che cosa è la fede – disse il 13 settembre 1978 –: arrendersi a Dio, ma trasformando la propria vita». Per la virtù della speranza, ci ha ricordato che «ci si attacca a tre verità: Dio è onnipotente, Dio mi ama immensamente, Dio è fedele alle promesse». Ma da ultimo «il cammino delle virtù teologali verso Dio non può che culminare nella carità, perché “Dio è amore”… Oggi più che mai occorre riscoprire la carità come modo specifico di noi cristiani per stare al mondo, per portare luce e misericordia in una realtà spesso oscura, intristita e anche spietata, che facilmente emargina e mette da parte ogni categoria di “deboli” e di “poveri”, coloro che, secondo la logica del mondo, non sono “competitivi” e non sono quindi meritevoli di attenzione».

«Mentre chiediamo al Signore che presto il “nostro” Giovanni Paolo I possa essere elevato alla gloria degli altari» – ha detto il Cardinale nella chiusa del suo intervento– «invochiamo su di noi la misericordia e la tenerezza di Dio». Lo ha fatto ricordando una preghiera cara ad Albino Luciani: «Stammi ancor vicino, Signore. Tieni la tua mano sul mio capo, ma fa’ che anch’io tenga il capo sotto la tua mano». [DF]