A cura di don Ezio Del Favero (5ª domenica di Pasqua - anno B)

È sufficiente che l’amico esista

«Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamato amici»

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L’amicizia tra Damone e Finzia

Il filosofo greco Aristosseno (IV secolo a.C.) ci regala un racconto di vera amicizia. «Vi erano due giovani soldati, Finzia e Damone, seguaci del filosofo Pitagora. Giunti a Siracusa, non poterono non notare e biasimare il governo spietato di Dioniso. Finzia, quindi, decise di organizzare un colpo di stato attraverso il quale destituire il tiranno e instaurare una democrazia (pitagorica). Durante la notte s’introdusse nel palazzo di Dioniso con un pugnale. Poco prima di compiere il suo piano, però, il giovane fu fermato, catturato dalle guardie e, al cospetto di Dioniso, gli venne decretata la pena di morte. Finzia accettò a testa alta la sentenza, ma supplicò il tiranno perché gli concedesse il tempo necessario per congedarsi dall’amata madre. Commosso da tanto amore filiale, Dioniso acconsentì, ma ordinò che il suo amico restasse come garante del patto.

Il tempo a disposizione per il viaggio di Finzia era di tre giorni, conclusi i quali, se lui non fosse tornato, Damone sarebbe stato giustiziato. Il tiranno già pregustava il momento in cui il capo di Damone sarebbe penzolato dalle mura della città. I giorni trascorsero senza che fosse avvistata la nave di Finzia, ma, nonostante ciò, Damone, non dubitò della promessa fatta dall’amico e attese fiducioso il suo ritorno.

Al terzo giorno, quando il boia era ormai pronto a eseguire la sentenza, Finzia apparve, pronto a espiare la sua punizione, mantenendo così la promessa. Raccontò di aver dovuto affrontare tempeste e pirati, pur di riuscire a tornare in tempo. Quella prova di amore disintegrò la corazza da dittatore inflessibile di Dioniso. Esterrefatto e impietosito da tanta generosità, fiducia e amicizia sincera, il dittatore decretò che entrambi fossero liberati e chiese ai due l’onore di poter diventare loro amico».

È sufficiente che l’amico esista

Pam Brown (poetessa australiana): «Nella solitudine, nella malattia, nella confusione, la semplice conoscenza dell’amicizia rende possibile resistere, anche se l’amico non ha il potere di aiutarci. È sufficiente che esista. L’amicizia non è diminuita dalla distanza o dal tempo, dalla prigionia o dalla guerra, dalla sofferenza o dal silenzio. È in queste cose che essa mette più profonde radici. È da queste cose che essa fiorisce».

Le fa eco padre David Maria Turoldo: «Penso che nessun’altra cosa ci conforti tanto, quanto il ricordo di un amico, la gioia della sua confidenza o l’immenso sollievo di esserti tu confidato a lui con assoluta tranquillità: appunto perché amico. Conforta il desiderio di rivederlo se lontano, di evocarlo per sentirlo vicino, quasi per udire la sua voce e continuare colloqui mai finiti».

Gesù: «Non vi chiamo più servi, ma amici».

L’amicizia è impegnativa

L’amicizia è più impegnativa e gravosa dell’essere servi. Un servo in fondo non deve far altro che ubbidire a dei comandi. A lui non interessa il suo padrone, ma solo se stesso e quanto può ricavare dal fare il buon servo. Gesù non vuole un rapporto di servilismo con i suoi. Non vuole che si sentano servi e nemmeno lui vuole esser considerato un servo che fa miracoli e prodigi. Gesù ha in mente l’amicizia che impegna in un rapporto reciproco profondo e impegnativo. L’amico è colui che amiamo perché in quel legame trova pace il cuore. L’amico è colui che conosce le nostre fatiche, i nostri errori, ma non ci giudica. L’amico ci sostiene e con affetto gratuito e incondizionato ci aiuta a cambiare e a migliorare.

Forse sarebbe più utile un Dio “al nostro servizio”, pagato da preghiere, digiuni e penitenze, che fa quello che gli chiediamo… Ma Gesù ci propone amicizia, non servizio! E invita anche noi a trattarci non da servi ma da amici.

 

Per riflettere
  • «L’amicizia è come il sole, come luce che illumina la vita». Con Dio e con gli altri.
  • «Il vero donare è quando chi dona è felice come chi riceve, e quando il confine tra donare e ricevere svanisce». Amicizia è dono reciproco.