Echi dal Congresso eucaristico nazionale di Matera

Le parole del Papa, le sensazioni della delegazione della nostra diocesi

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La solenne concelebrazione eucaristica, presieduta da papa Francesco, ha concluso i giorni del 27° Congresso eucaristico nazionale. I giorni da giovedì 22 settembre a domenica 25 settembre 2022 sono stati vissuti dai partecipanti alla solenne assise religiosa nazionale. 175 le diocesi rappresentate con mille delegati; 80 i vescovi presenti e più di 12mila i fedeli che hanno partecipato alla Messa conclusiva presieduta dal Papa.

Il messaggio del Papa alla Chiesa italiana

La presenza di papa Francesco è stata già in sé un richiamo importante al Mistero eucaristico, centro dell’evento ecclesiale. Le parole da lui pronunciate sono state un messaggio non solo per i presenti fisicamente al rito e per le persone in collegamento televisivo, ma ha valore di richiamo e di indicazione precisa per tutti i fedeli cristiani, singoli e comunità. Per questo motivo ne riporto alcuni passaggi, un’eco che arrivi a più persone possibile e nel profondo della loro vita, del loro cuore.

L’omelia ha tenuto conto del Vangelo della domenica, quello proclamato in tutte le Messe della domenica 26ª del tempo ordinario. Era il brano con la parabola del ricco (epulone) e del povero (Lazzaro).

Il Papa ha iniziato ricordando alcune parole dell’inno ufficiale del Congresso: «Ci raduna alla mensa il Signore, facendosi pane per noi: “È il pane della festa sulla tavola dei figli… crea condivisione, rafforza i legami, ha gusto di comunione”». Ma questa realtà di comunione-condivisione non sempre è presente nel mondo. Vengono presentate poi dal Papa due inviti dal sacramento dell’Eucaristia, fonte e culmine della vita del cristiano. Il primo invito: «L’eucaristia ci ricorda il primato di Dio… mettere lui al centro e non la vanità del proprio io. Ricordarci che solo il Signore è Dio e tutto il resto è dono del suo amore». Il Papa invita poi alla riscoperta della preghiera di adorazione. Una preghiera che ci libera e ci restituisce alla nostra dignità di figli.

Secondo invito: «L’Eucaristia ci chiama all’amore dei fratelli. Questo Pane è per eccellenza il Sacramento dell’Amore. È Cristo che si offre e spezza per noi e ci chiede di fare altrettanto, perché la nostra vita sia frumento macinato e diventi pane che sfama i fratelli». «L’Eucaristia è profezia di un mondo nuovo, è la presenza di Gesù che ci chiede di impegnarci perché accada un’effettiva conversione: dall’indifferenza alla compassione, dallo spreco alla condivisione, dall’egoismo all’amore, dall’individualismo alla fraternità». Il Papa ha esortato:

«Sogniamo una Chiesa eucaristica. Fatta di donne e uomini che si spezzano come pane per tutti coloro che masticano la solitudine e la povertà, per coloro che sono affamati di tenerezza e di compassione, per coloro la cui vita si sta sbriciolando perché è venuto a mancare il lievito buono della speranza. Una Chiesa che si inginocchia davanti all’Eucaristia e adora con stupore il Signore presente nel pane; ma che sa anche piegarsi con compassione dinanzi alle ferite di chi soffre, sollevando i poveri, asciugando le lacrime di chi soffre, facendosi pane di speranza e di gioia per tutti. Perché non c’è un vero culto eucaristico senza compassione per i tanti “Lazzaro” che anche oggi ci camminano accanto».

Impressioni dei delegati della nostra diocesi

La nostra Chiesa di Belluno-Feltre era rappresentata da don Alex Vascellari, direttore dell’Ufficio diocesano per la liturgia, e da due giovani. Ho raccolto alcune loro sensazioni al momento del rientro in diocesi. Una sensazione comune a tutti e tre: «Matera città del pane, che ha un legame particolare con il suo tradizionale pane, frutto di lavoro e fatica, ma che crea legami e condivisione. La città (tutti i materani, in ogni occasione) ci ha accolto e fatto sentire a casa e legati da un percorso comune».

Alcuni spunti da ognuno di loro. Angela Zanetti, 33 anni, di Lozzo di Cadore: «È stato molto emozionante partecipare a un evento così importante: abbiamo avuto modo di conoscere persone provenienti da tante realtà diverse ma ci siamo sentiti uniti nell’Eucaristia e nell’ascolto della Parola di Dio. Credo sia stata un’esperienza molto positiva, uno spunto per portare anche nelle nostre comunità la riflessione sulla centralità dell’Eucaristia nel nostro cammino di cristiani». E Nicolò Tuttolomondo, 25 anni, di Belluno:

«Questo congresso ci ha portato a riscoprire il vero senso dell’Eucaristia, che talvolta assopiamo nella vita di tutti i giorni; siamo inoltre anche chiamati a testimoniare questa centralità del Corpo di Cristo nella nostra vita, ricordandoci di spendere noi stessi nelle nostre comunità come lo stesso Gesù ha fatto e fa. La convivialità creatasi in questi giorni ci ricorda che la vita cristiana è una gioia che ha senso se vissuta insieme, nella collettività per la collettività. Lo spezzare il pane si traduce nella vita quotidiana nell’aiutare il prossimo tutti insieme».

Infine don Alex: «L’esperienza di condividere insieme il pane della terra, nei tanti incontri, esperienze, conoscenze con altri uomini e donne di tutta Italia, si è fusa insieme con il condividere il pane del cielo, nella preghiera e nella comune partecipazione all’Eucaristia. Mi ha colpito l’insistenza, che sento vera, sul coinvolgimento reciproco tra la vita quotidiana e la vita liturgica: quello stesso pane che dalla tavola del creato e della casa arriva alla tavola della celebrazione ritorna poi a darci forza per vivere il vangelo nella vita di tutti i giorni. Non può esserci eucaristia senza il grano e il lavoro dell’uomo, non può esserci vera vita evangelica senza la forza del pane eucaristico».

Giuliano Follin