Domenica 23 gennaio 2022, terza del tempo liturgico ordinario, nelle comunità cristiane è stata celebrata la terza “Domenica della Parola” voluta da papa Francesco. È stata sottolineato il valore esistenziale del dono che si riceve nell’ascolto di quei testi che rivelano, come è stato nei secoli, l’intervento di Dio, in Cristo Gesù, nei confronti del suo popolo.
La Parola di Dio nella riforma liturgica
Nei decenni della riforma liturgica promossa del Concilio Vaticano II, sicuramente l’attenzione alla Parola di Dio nel contesto della celebrazione della Messa è stata uno degli elementi fondamentali e più significativi della riforma stessa. I più anziani frequentatori delle celebrazioni ricordano alcuni elementi che caratterizzavano un annuncio che pur effettuato non era incisivo. Basti ricordare la proclamazione dei testi in latino, i vangeli riproclamati in italiano, ma poi – secondo una prassi consolidata – non accompagnati da una omelia, ma da un piano predicazione con temi catechistici sulla fede cristiana e sulla morale. Il rinnovamento della struttura della Liturgia della Parola ha aperto ai fedeli il libro sacro, la Bibbia. La lingua italiana ha permesso una comprensione immediata del testo. La “predica” è diventata “omelia”, cioè commento dei brani biblici proclamati. Molti fedeli all’interno delle comunità, guidati dai sacerdoti si sono accostati al Libro sacro, per conoscerlo e comprenderlo meglio. Nei diversi riti della celebrazione dei sacramenti è stata inserita la proclamazione della Parola di Dio.
Una rinnovata attenzione al dono
Con l’indicazione a celebrare la “Domenica della Parola”, indetta la prima volta tre anni fa, papa Francesco ha voluto richiamare fedeli e comunità al significato e al valore del dono che a ogni celebrazione viene fatto ai presenti. L’abitudine può abbassare il livello del coinvolgimento. Le tante parole che ogni giorno si leggono o si ascoltano possono indebolire il valore della Parola di Dio che ci viene donata: ogni domenica, ogni giorno, sempre. Chi partecipa alla Liturgia della Parola non sempre si sente coinvolto in prima persona. Chi si mette in ascolto sentendosi coinvolto trova, nei diversi brani, messaggi per la sua fede e, di conseguenza, per la sua vita. Non raramente chi partecipa alle celebrazioni trova nella Parola un messaggio personale e attuale: “Questo testo sembra preparato per me… oggi”. E sono brani progettati, come data di proclamazione, da decenni. Ma Dio nella sua Parola parla ai singoli, alle comunità, nell’oggi della loro esistenza quotidiana e concreta. Dio in Cristo Gesù, nello Spirito Santo ci aiuta a capire il passato, a vivere il presente, a orientare il futuro. L’immagine dei discepoli di Emmaus, ai quali Gesù si affianca la sera di Pasqua per aiutarli a capire e vivere le loro esperienza è significativa e attuale. È stata scelta quest’anno come immagine guida.
Come avvicinare e “vivere” la Liturgia della Parola
Possono essere utili alcune indicazioni per cogliere la ricchezza del dono della Parola nel modo in cui viene offerto alla comunità riunita e ai singoli fedeli che la avvicinano individualmente. Qui il riferimento è alla celebrazione festiva attuale con le tre letture.
La prima lettura è un anticipo dell’annuncio, specie nel tempo ordinario, che verrà esplicitato nel brano del Vangelo. La scelta di questo brano è fatta con questo criterio di correlazione. Il salmo responsoriale, specie nel suo ritornello è una risposta (affermazione o richiesta) al brano proclamato. La seconda lettura nel tempo ordinario ha un messaggio dagli scritti dell’Apostolo però autonomo. Nei tempi “forti” (Avvento, Natale, Quaresima Pasqua) questa lettura è in sintonia teologica e spirituale con le altre due. Il Vangelo, pur proclamato per ultimo, è il centro della Parola. In questo brano proclamato c’è l’oggi della presenza di Cristo. L’aspetto che il testo richiama in modo più forte è anticipato dalle parole del canto al Vangelo. Questa frase è talora sostituita con testi generici, sia pure significativi, ma il suo compito è quello di preparare all’ascolto di un brano specifico. È evidente che l’omelia ha il suo punto di riferimento nel messaggio evangelico. I tempi suggeriti non permettono sempre di collegare con il Vangelo la prima lettura e, quando è stata predisposta con questo intento, la seconda. Ogni partecipante sentirà l’esigenza di una rilettura personale per un ulteriore approfondimento.
Le collette inserite recentemente nel Messale contengono degli spunti teologici e di spiritualità che anticipano i messaggi delle letture. L’antifona alla comunione inserita nei testi del Messale riassume, quasi sempre, quello che è il messaggio-proposta di vita che Cristo Gesù, nel suo Vangelo, dona ai suoi discepoli.
Il servizio del lettore e del celebrante che proclamano i testi sacri è ruolo importante. Ascolto attento, partecipazione con la voce (ritornelli, acclamazioni, canti), silenzio di meditazione, sono modalità per una presenza che si lascia coinvolgere dalla Parola e fa sentire i presenti protagonisti di un evento e non solo spettatori. La stessa omelia nel suo significato non è criterio di valutazione della celebrazione, ma è solo un servizio alla Parola in riferimento ai presenti e partecipanti. La mensa della Parola è riferimento essenziale e vitale di ogni celebrazione liturgica. Ai diversi protagonisti il compito di mantenerla momento forte e insostituibile dell’esperienza cristiana.
Giuliano Follin