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I 500 anni dalla Riforma e le Riforme evangeliche del Novecento con Davide Ravasio della Chiesa evangelica di Salce

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Parola e Spirito devono “lavorare” insieme. Una convinzione espressa con passione dal pastore Davide Ravasio che ha offerto una interessante relazione mettendo a confronto la Riforma protestante (vera Riforma della Parola consegnata al popolo in lingua volgare) e la Riforma pentecostale, invitando a riscoprire l’importanza del cambiamento dei paradigmi all’interno del cristianesimo. Questo ci permette di comprenderne lo sviluppo e la trasformazione della missione.

In tutta la storia del cristianesimo si può individuare il riaccendersi dello Spirito, l’irruzione di Dio nella storia del Suo popolo, a cominciare dall’evento narrato nel libro degli Atti (At 2, 1-21).

Ravasio ha evidenziato i punti comuni tra le due riforme, quali “l’impegno missionario nella evangelizzazione di strati rurali o di poveri delle periferie urbane dei paesi del terzo mondo, nonché di gruppi etnici socialmente o culturalmente emarginati e l’attività di volontariato caritativo, sanitario ed assistenziale”.

«La storia del cristianesimo – ha concluso il Pastore davanti ad un bel numero di partecipanti – è stata segnata da questi due eventi che hanno cercato di veicolare un cambiamento in momenti storici nei quali vi era bisogno di un ritorno alla Parola di Gesù e all’azione dello Spirito». Non tutto quello che inizia però continua e finisce bene: c’è una sfida continua da accogliere nell’espressione «Ecclesia semper reformanda».

Nel dialogo con i partecipanti sono stati diversi i temi toccati: dall’organizzazione delle comunità locali pentecostali con statuti propri (tre nella zona bellunese) alle forme di preghiera ed esperienze comunitarie nel segno della glossolalia (facoltà di pregare e lodare Dio in una lingua misteriosa), dai cenni sulle questioni etiche e teologiche che dividono i cristiani al dialogo ecumenico, definito anche dal recente documento sinodale della Chiesa cattolica (per la tappa continentale) ancora debole. C’è tuttavia il desiderio di dare nuova linfa al cammino ecumenico, a partire dalla collaborazione concreta e quotidiana su preoccupazioni comuni per la giustizia sociale e ambientale.

A livello di Chiese locali, il dialogo e l’amicizia dipendono molto dalle relazioni che si vanno creando. Don Giuseppe Bratti incaricato per l’ecumenismo e Davide Ravasio vantano una bella amicizia e sintonia d’intenti che si nota nel dispiegarsi dell’incontro. Bratti prende spunto da alcuni riferimenti dell’intervento per offrire paralleli interessanti sulla “Chiesa in uscita” di Papa Francesco, sulla conversione di sant’Agostino e sulla musica, che tanta parte ha nell’espressione liturgica.

Roberto Barbaresco, insegnante di religione cattolica, scrive al termine dell’evento, riprendendo un quesito posto e le personali sottolineature del relatore.

«Perché vi è stata una vera e propria migrazione dalla Chiesa cattolica verso le chiese pentecostali in America latina negli anni scorsi? Perdura tutt’ora? E perché qui in Europa non è avvenuta la stessa cosa? Anche in Europa stiamo assistendo al medesimo fenomeno. Basti pensare alle nuove chiese pentecostali presenti sul territorio bellunese! Quindi è praticamente naturale essere nati e cresciuti nella chiesa cattolica e poi maturare una scelta di un cristianesimo più radicale e aderire ad una confessione protestante».

Jadwiga Plonka, anche lei insegnante di religione, commenta la serata: «Mi ha colpito il leitmotiv di due parole: risveglio e riforma, in quanto richiama il ritorno alle origini. Quelli che il pastore ha sottolineato anche alla fine. Per noi cristiani cattolici risvegliarsi nello Spirito Santo sarebbe più che opportuno in quanto se ne parla veramente poco (solo per la cresima) e spesso si hanno le idee molto confuse. Oggi però viviamo nell’era dello Spirito Santo e penso che questo sia… una pecca di noi cattolici: questo incontro lo ha confermato. Sono rimasta poi affascinata dal fenomeno all’Asbury University di Wilmore».

Si tratta di un fenomeno spirituale recente, chiamato il risveglio di Asbury, di cui la stampa italiana non ha parlato; riguarda numerosi studenti universitari e poi cittadini di Wilmore coinvolti in una grande preghiera di lode, confessione pubblica, lettura delle Scritture. Molti riferiscono con stupore di aver sperimentato una pace profonda e un potente senso di trascendenza.

PB