Inizia sotto la pioggia e i colori autunnali il pomeriggio dedicato all’Avvento degli insegnanti di Religione delle diocesi di Belluno-Feltre e Vittorio Veneto. Pioggia arruffata dal vento che crea un clima particolare nel contesto dei luoghi della memoria del Vajont.
Ogni occasione di incontro è festosa e motivo di condivisione e preghiera, in particolar modo nei momenti vissuti insieme tra “Chiese sorelle”, con visita a luoghi significativi ed esperienze di fraternità nate dalla collaborazione tra Uffici Scuola per l’Irc diretti da Alessandra Catania e Annalina Sartori.
La prima sosta si realizza nella chiesa parrocchiale di Longarone progettata dall’architetto Michelucci, davanti alla statua di Maria Immacolata deturpata dalla furia dell’aria e dell’acqua del 9 ottobre 1963; in silenzio il gruppo visita poi i ruderi della vecchia chiesa accompagnati da foto d’epoca e note storiche. I nomi delle vittime della catastrofe del Vajont accompagnano i partecipanti che nel tardo pomeriggio raggiungono il cimitero monumentale delle vittime a Fortogna con i 1.910 cippi bianchi, testimoni muti del dramma e di speranza, della memoria e di interrogativi aperti.
All’entrata del cimitero monumentale, nel sito dedicato ad alcuni reperti storici e ad opere ispirate alla tragedia, tocca a Marco Bristot raccontare le fasi salienti della vicenda tragica legata alla diga, gli antefatti e le decisioni prese dalle autorità degli anni Sessanta. Con competenza e precisione la nostra guida ci aiuta a ricordare e a riflettere, rispondendo a numerose domande dell’attento uditorio.
Nella cappella del cimitero, sullo sfondo del grande mosaico raffigurante il Cristo risorto, i docenti si raccolgono per la santa Messa del nuovo anno liturgico, concelebrata da don Sandro Gabrieli di Sedico e don Andrea Dal Cin di Vittorio Veneto. Un invito dall’omelia di don Sandro: farsi piccole luci di speranza nella missione di insegnanti, vigilare sul cammino di tanti studenti che incontriamo. Questo può fare la differenza in tempi complessi e anche bui.
Il vescovo Renato che stava per incontrare i cresimandi di Longarone ha voluto salutare il gruppo di docenti intenti ad ascoltare fra Luca Santato, missionario in Mozambico. Li ha incoraggiati a camminare con fiducia, consapevoli della decisiva importanza della relazione educativa oggi.
L’umanità degli altri è mia madre!
L’altro, il diverso, ci aiuta a conoscerci
La testimonianza di Fra Luca missionario in Mozambico.
Al centro dell’appuntamento degli IdR l’atteso incontro con il Frate minore cappuccino Luca Santato della Provincia francescana di Venezia (originario di Badia Polesine), che si è svolto nella sala della parrocchia di Longarone. Prendendo le mosse dai ricordi d’infanzia e dalle prospettive segnate su un foglietto da alcuni insegnanti, fra Luca delinea con franchezza tratti di vita dei “suoi” bambini africani che dal 2016 incontra a Boane in Mozambico.
Le immagini proiettate parlano da sole: nugoli di bambini e ragazzi orfani o di famiglie problematiche cercano cibo e cose riutilizzabili tra montagne di rifiuti nella discarica. Un contesto faticoso e disperato che non permette loro di “scegliere”, né “sognare” un futuro. Eppure trasmettono gioia, ricercano il contatto umano, contenti di qualche spazio per stare insieme e condividere un pasto.
«Facciamo conoscere queste esperienze ai nostri ragazzi e ai giovani delle nostre scuole» – ha detto con forza fra Luca – «è giusto intendere la ricchezza della loro gioia, della loro speranza; nell’ambito educativo importante far riflettere sulla povertà delle nostre relazioni in Occidente».
Daniel, un bimbo di circa due anni, lasciato alla porta del convento dentro uno scatolone, accolto e curato dalla comunità dei frati, sorride felice: una foto che scuote e rende ancor più vivo l’interesse per i progetti che vengono presentati. Il progetto “Casa San Francesco e Santa Chiara” rientra nell’obiettivo generale di riduzione della povertà in Mozambico, sviluppo giovanile, acquisizione di competenze finalizzate ad un lavoro per ragazzi e giovani. Gli obiettivi del centro nutrizionale, di formazione scolastica e assistenza medica pian piano prenderanno “carne” nella struttura del refettorio e cucina, aule di studio e consultorio medico.
La responsabile della cooperativa sociale “G. Olivotti” di Mira, Monica Lazzaretto, che segue con passione i passi del progetto di solidarietà, sintetizza il suo intervento invitando a riflettere sul fatto che ognuno di noi scopre i propri doni grazie agli altri. L’apertura agli altri e la capacità di ricevere ci dà la possibilità di conoscerci e di condividere, rispettando i tempi e le culture diverse.
La cooperativa si interessa dispersione scolastica, di accoglienza diffusa di migranti, di formazione degli insegnanti, in particolare riguardo la prevenzione delle dipendenze. Un’attività intensa che coinvolge anche volontari in missione; interessante il cenno alle Pediatre settantenni italiane, entusiaste di poter offrire aiuto alle giovani donne incinte mozambicane (dove metà della popolazione ha meno di 18 anni).
«L’umanità degli altri è mia madre, mi mette in contatto con la parte di me che non conoscevo», ha affermato Monica con convinzione. Gli insegnanti diano la possibilità agli allievi di ri-pensarsi come cittadini del mondo, aperti alle relazioni nuove, capaci di mettersi in gioco con i loro talenti.
La pastorale scolastica, accogliendo queste testimonianze, si impegna a far conoscere il progetto tramite Insegnanti di Religione nelle nostre scuole.
Nell’Avvento 2023 una provocazione ad attendere e riconoscere il Signore che irrompe nel nostro quotidiano, nei sentimenti, nelle azioni, anche nei volti degli “scartati” di Boane, facendo fiorire il loro sorriso.