Venerdì 31 gennaio, presso il Museo diocesano di Feltre, ha avuto inizio il ciclo di conferenze dedicate al Giubileo, un’iniziativa promossa dal Comitato scientifico del Museo. La prima conferenza ha visto come relatore il Vescovo di Belluno-Feltre, monsignor Renato Marangoni, che ha offerto una profonda riflessione sul significato autentico dell’Anno Santo. L’incontro si è aperto con un ricordo di don Lino Mottes, recentemente scomparso. Monsignor Giacomo Mazzorana, direttore del Museo, ha voluto omaggiare la sua figura definendolo il “genius loci” del Museo, un luogo che ha custodito con passione, entusiasmo e dedizione per tanti anni fino alla sua ultima conferenza, tenuta pochi mesi fa all’età di 94 anni.
Il Vescovo ha sviluppato il suo intervento a partire dalla bolla di indizione del Giubileo scritta da Papa Francesco, Spes non confundit, offrendone una lettura teologica e pastorale. Ha messo in guardia dal rischio di ridurre il Giubileo a una semplice pratica rituale o a un’esperienza turistica, sottolineando invece la sua centralità nella vita cristiana. Il suo discorso si è articolato in sei punti fondamentali.
Il Giubileo: un evento di fede, non solo un’occasione straordinaria. Il Vescovo ha evidenziato che il Giubileo non è un avvenimento separato dalla vita quotidiana della fede, ma ne è un segno distintivo e originale. Esso rappresenta un’occasione di rinnovamento e conversione, da vivere con autenticità e senza travisamenti.
Un evento radicato nel Vangelo. Ogni aspetto del Giubileo – dai riti al pellegrinaggio – possiede una valenza sacramentale che rimanda al cuore del Cristianesimo. È Cristo stesso a celebrare e a dare compimento all’Anno Santo, poiché è Lui «l’anno di grazia del Signore», annunciato e inaugurato nel Vangelo. Il Giubileo è quindi un tempo speciale di ascolto della Parola, di preghiera e di riconciliazione.
Gesù Cristo è il Giubileo. Al centro del Giubileo vi è l’incontro personale con Gesù, «porta di salvezza» e «nuova speranza» per il mondo. Come scrive Papa Francesco, questo tempo di grazia deve essere vissuto come un’opportunità per riscoprire la propria vocazione di discepoli: non si tratta di “praticare” il Giubileo, ma di vivere in comunione con Cristo. Il Giubileo diventa così un momento di profonda conversione, un cammino di crescita spirituale che conduce a un rinnovato impegno nella vita di fede.
Una Chiesa sinodale e missionaria. Il Vescovo ha poi sottolineato che il Giubileo manifesta il volto missionario della Chiesa: essa è chiamata a uscire da sé per annunciare sempre, ovunque e a tutti la speranza che è Cristo. Papa Francesco invita a un Giubileo che sia vissuto in forma comunitaria e sinodale, superando individualismi e autoreferenzialità. La dimensione sinodale richiama l’importanza del cammino comune, della condivisione e del discernimento nella vita ecclesiale.
A questo proposito, il vescovo Renato ha richiamato il passo della bolla in cui si fa riferimento ai 1700 anni dal Concilio di Nicea, sottolineando come la professione di fede non sia un atto individuale, ma comunitario: non “io credo”, ma «noi crediamo». Per vivere al meglio il Giubileo, è fondamentale riprendere questa espressione e far sì che l’Anno Santo diventi un evento vissuto nella comunione della Chiesa, in cui ogni fedele si senta parte di un corpo più grande, chiamato a testimoniare la fede e la speranza cristiana.
Pellegrini di speranza. Il Giubileo – ha affermato il Vescovo – è un’esperienza di speranza. È un’occasione per riscoprire la bellezza della fede come cammino comune, un banco di prova della credibilità della Chiesa, chiamata ad essere segno di speranza per il mondo. La speranza giubilare è un dono che si nutre della fiducia nella promessa di Dio, che guida la Chiesa e l’umanità verso la pienezza della vita in Cristo.
Gesù Cristo è la nostra indulgenza. Infine, il Vescovo ha ricordato che l’indulgenza giubilare non è una concessione meccanica, ma il segno della misericordia senza limiti di Dio. Tutta la dinamica del Giubileo si esprime nella gratuità della fede, della speranza e della carità. L’indulgenza giubilare è una chiamata a lasciarsi trasformare dall’amore di Dio, accogliendo con cuore aperto la grazia della riconciliazione e della pace.
La conferenza si è conclusa con un invito a vivere il cammino giubilare come un tempo di grazia, di conversione e di rinnovamento spirituale, in comunione con la Chiesa e con l’umanità intera. Il ciclo di conferenze continuerà nei prossimi mesi (prossimo appuntamento il 28 febbraio con don Claudio Centa e la storia del primo Giubileo), offrendo ulteriori occasioni di approfondimento e meditazione sul significato dell’Anno Santo.
Giorgio Reolon