Con queste parole si è conclusa l’omelia che il vescovo Renato ha tenuto nella mattinata sabato 16 gennaio, a Danta di Cadore, durante il funerale di don Maurizio Doriguzzi Bozzo, morto mercoledì scorso all’età di 79 anni. All’inizio del suo intervento il Vescovo ha ricordato l’unzione degli infermi ricevuta da don Maurizio poco prima di morire, un’unzione – ha sottolineato il Vescovo – che gli ha fatto percepire in profondità la vicinanza di Gesù, il suo prendere per mano che dà concretezza alla sua alleanza con noi, schiudendoci alla sua Pasqua e in particolare alla sua resurrezione.
Nel corso del suo ministero – ha continuato don Renato Marangoni – con discrezione di parole e di gesti, don Maurizio ha saputo donare questa vicinanza, una vicinanza di amore e di vita, che cura, che consola, che rialza.
In questi ultimi tempi, da quando è tornato nella sua Danta don Maurizio è sembrato esprimere la leggerezza che ha connotato tutto il suo ministero. Egli si è sempre rivestito di silenzio che si combinava con il suo sorriso contenuto, carico di uno sguardo di conoscenza interiore e profondo. Era il suo modo di essere e anche di rapportarsi con il mondo. La fedeltà e l’attaccamento quotidiano con cui ha svolto il suo ministero sono scritti ora nel cuore delle comunità cui è stato inviato.
Don Maurizio – ha fatto ancora presente mons. Marangoni – ha portato sulla sua pelle, nello stile semplice e fedele che ha caratterizzato il suo ministero, ciò che si dice di Gesù nella lettera agli Ebrei: rendersi in tutto simile ai fratelli per diventare un sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio.
Quando si è trattato di sollevarlo dal suo servizio di parroco a motivo del suo precario stato di salute – ha aggiunto il Vescovo – mi ha colpito il suo attaccamento affettivo e spirituale alla comunità di Campolongo che portava nel cuore. Possiamo dire: in tutto simile ai fratelli, come è di Cristo. Quella piazza, tra la chiesa di Campolongo e la canonica, era spazio di attaccamento alla gente, di cura pastorale, di visione, di preghiera, di sguardo d’amore.
Le parole mai eccessive che don Maurizio pronunciava – ha sottolineato mons. Marangoni – avevano il sapore evangelico. Dette con precisione e misurate e veicolavano incoraggiamento e fiducia. E lui si sentiva corrisposto, sostenuto dalla popolazione. Quando ci si preoccupava per il suo stato di salute, trapelava in lui questo sentirsi accudito e aiutato: «Un grazie allora alla comunità di Campolongo», ha detto il Vescovo.
Don Maurizio aveva parole di fiducia nei confronti della sua gente e si sentiva in pace con essa. Si faceva carico di tante situazioni di vita che lui ha portato nel cuore, nei suoi pensieri, nella concretezza della sua carità.
È bello per noi rivisitare la sua ultima stagione di vita nella comunità di Danta, accompagnato dai familiari e da persone che gli sono state a fianco – ha concluso il Vescovo. In questa ultima fase don Maurizio ha continuato nella preghiera il suo ministero, proseguendo a vivere nella preghiera nel cuore delle comunità a cui è rimasto legato.
Al termine della celebrazione ha preso la parola il vicario generale, don Graziano Dalla Caneva, che ha proposto alcune note biografiche di don Maurizio, sottolineando che la conclusione del suo servizio pastorale a Campolongo nell’inverno tra il 2018 e il 2019 fu motivo di grande sofferenza per lui e per la sua comunità, che sempre l’ha amato per il suo stile semplice e discreto, per la generosa dedizione con cui accompagnava la sua gente nei vari momenti della vita interessandosi dei problemi familiari e anche sociali, come un buon pastore che condivide tutto con il suo gregge.
Con la sua mitezza e bonomia – ha fatto presente il Vicario generale – sapeva essere accogliente e propositivo, favorendo la collaborazione dei suoi parrocchiani, la vivacità della comunità nei diversi ambiti pastorali, la familiarità delle relazioni con giovani e adulti e le diverse realtà associative del paese. Era appassionato di cultura e curava la sua formazione religiosa e culturale impegnandosi tra l’altro con molto scrupolo nella preparazione delle omelie per stimolare e accompagnare la crescita spirituale dei suoi fedeli.
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